venerdì 25 ottobre 2013

Diario di Santa Gemma Galgani, sabato 1 settembre

Chi mai si sarebbe immaginato che la mia cara Mamma venisse a vedermi? Neppure ci pensavo, perché la mia cattiva condotta credevo che non glielo permettesse; pure di me ebbe compassione, e in breve tempo mi sentii un raccogli-mento interno; all'interno successe come spesse volte, il capo se ne partì. Mi trovai (mi parve) con la Mamma Addolorata. Che felicità in quei momenti! Quanto è caro poter proferire il nome di mamma! Che dolcezza sentii nel cuore in
quegli istanti! Lo spieghi chi può. Mi parve, dopo qualche momento di commozione, che mi prendesse in grembo e mi facesse posare il capo sulla sua spalla, che mi fece tenere per un po' di tempo. Il mio cuore in quel momento era appieno felice e contento: altro [non] aveva da desiderare.
«Non ami che me?», mi dimandava di quando in quando. «O no! », gli rispondevo. «Prima di te amo un'altra persona ». « E chi è? », fingendo di non saperlo mi dimandava. È una persona a me tanto cara, più di ogni altra cosa; l'amo tanto, che darei la vita anche in quest'istante; per lui non curo più neppure il corpo ». « Ma dimmi chi è », impaziente mi dimandava. «Se tu fossi venuta ieri l'altro sera, l'avresti veduto starsene con me. Vedi, però lui viene così di rado da me, io invece da lui vado ogni giorno, e più volte ancora andrei, se potessi. Ma sai, Mamma mia», ripigliavo, «perché fa così? Perché vuole stare a vedere se così lontano io fossi capace di non amarlo più; ma invece quanto più è lontano, tanto più mi sento trasporto maggiore con lui ». Mi ripeteva: « Dimmi chi è ». « No, non te lo dico », soggiungevo. « Tu vedessi, Mamma mia: ti somiglia te per bellezza, i tuoi capelli hanno il colore dei suoi». E la Mamma mia mi pareva che accarezzandomi mi dicesse: «Ma, figlia mia, di chi intendi parlare?». Esclamai forte: «Non mi capisci? Intendo parlare di Gesù. Di Gesù», ripetei ancora più forte. Mi guardò sorridendo e mi strinse fortemente a sé: «Amalo pure, amalo tanto, ma ama lui solo ». « Non temere », gli dissi, « nessuno al mondo potrà gustare gli affetti miei, solo Gesù».
Di nuovo mi strinse a sé, mi sembrò che mi baciasse nella fronte, e mi svegliai e mi trovai stesa per terra, col crocifisso vicino.
Chi legge, di nuovo lo ripeto, non creda a queste cose, perché tutta mia fantasia; mi sottometto non di meno a descrivere ogni cosa, perché legata dall'obbedienza, altrimenti vorrei fare altro. Credo che di giorno in giorno la ripugnanza che provo nello scrivere certe cose infine cessi, ma si fa sempre maggiore: è una pena tale da non poter resistere, e quasi da morirne.