Più tardi ancora poi andai in chiesa per avere al solito la benedizione, ma mi pareva di essere stanca; infatti ero davvero, ma non è, come ho detto più volte, stanchezza propria, è svogliatezza e poca voglia di pregare; l'angelo custode mi disse in un orecchio che pregassi pure anche stando a sedere. Sulle prime non potevo cedere, ma insísté due volte, e allora obbedii e stetti sempre a sedere. Certo che ne ebbi piacere, perché non potevo starci in ginocchio.
Ieri sera pure mi fece capire che, quando Gesù si lamenta con me perché non faccio la meditazione, non vuol dire del giovedì e venerdì, intende parlare degli altri giorni: ed è vero infatti, perché in quei due giorni mai la dimentico. Gli promisi di essere più esatta nel farla, e mi comandò di andare a letto, dicendomi che ero stanca e badassi bene di dormire. Mi raccomandai che stasse con me, ma non me lo promise: è vero, non ci è mai stato.
«Ora poi», gli dissi, «corri da Gesù e pregalo tanto, perché dimani sera devo tornare a confessarmi e bisogna che lo veda »; e lui subito pronto: « E se venisse confratel Gabriele?». «Sarebbe lo stesso», risposi; «ma o Gesù o lui, confratel Gabriele, bisogna che in ogni modo li veda; pregalo che me la conceda questa grazia: mi è necessario». «Puoi dirlo a me?», mi disse. «Tu pure», risposi, «va' da Gesù e fatti dire ogni cosa, e poi torna a dirmele». Mi fece cenno di sì.
Mi aveva parlato pochi momenti fa di confratel Gabriele e, come sempre al sentirlo anche solo ricordare mi sento tutta rallegrare, non potei fare a meno di esclamare: «Confratel Gabriele, quanto è che l'aspetto, quanto lo desidererei! ». «E appunto per questo, perché hai questo desiderio sì forte, Gesù non vuole contentarti». Allora ridendo m'insegnò che, quando veniva Gesù, non mi facessi conoscere di aver la smania di vedere confratel Gabriele, ché allora mi contente-rebbe facilmente.
Intesi che scherzava, poiché so che a Gesù non si può nasconder nulla.
« Sii índifferente », mi ripeté, « e vedrai che Gesù te lo manda più spesso ». « E non mi riesce esserlo », gli dissi. «T'insegno io; devi dirgli così a Gesù: Se viene, bene; se no, è lo stesso», e nel dire così rideva forte forte.
Allora lo ripetei pure anch'io; ma lui capii che si divertiva. Mi comandò di andare a letto, dicendomi che per quella notte dovevo esser sola, perché, se ci fosse stato lui, non avrei mai dormito, e se ne andò.
È vero, perché quando ci è lui, non dormo: m'insegna tante cose che si fanno in paradiso, e passa presto presto la notte. Ma stanotte non è stato così: mi ha lasciata sola e ho dormito: più volte però mi sono svegliata, e allora mi diceva subito: « Dormi, se no scappo davvero ».
Ho sentito tuonare forte forte e avevo paura, e allora è venuto e si è fatto vedere; mi ha benedetta di nuovo e mi risono addormentata.