venerdì 25 ottobre 2013

Diario di Santa Gemma Galgani, venerdi 17 agosto

Gesù, appena è arrivato sulla mia lingua (cagione tante volte di tanti peccati), mi si è fatto sentire. Non ero più in me, ma dentro di me Gesù, mi è sceso nel seno (dico nel seno, perché il cuore non l'ho più: lo ho dato alla Mamma di Gesù). Che istanti felici si passano con Gesù! Come ricambiare i suoi affetti? Con quali parole esprimere il suo amore, con questa povera creatura? Ma pure si è degnato venire. È proprio impossibile, sì, è impossibile non amar Gesù. Quante volte me lo dimanda se lo amo e lo amo davvero. E ne dubiti ancora, Gesù mio? Allora lui si unisce sempre più a me, mi parla, mi dice che mi vuole perfetta, che mi ama assai anche lui e che lo contraccambi.
Dio mio, come fare per rendermi degna di tante grazie? Dove non arrivo io, supplirà per me il mio caro angelo custode. Dio voglia che mai mi abbia ad ingannare per me, e non abbia neppure ad ingannare gli altri.
Ho passato il resto della giornata unita con Gesù; soffro un po', ma nessuno del mio patire se ne avvede; solo di quando in quando mi esce qualche lamento; ma, Dio mio, è proprio involontario.
Oggi poi poco, anzi nulla ci è voluto per farmi raccogliere: la mia mente già era con Gesù, e ci sono subito andata anche con lo spirito. Quanto si è mostrato affettuoso oggi con me Gesù! Ma quanto soffre! Faccio tanto per diminuirglielo, e vorrei fare, se mi fosse permesso. Mi si è avvicinato oggi, mi ha levata la corona dalla mia testa, e poi non ho veduto come sempre riporla sul suo capo; la teneva
nelle sue mani, tutte le piaghe aveva aperte, ma non buttavano sangue come sempre, erano belle. È solito benedirmi prima di lasciarmi; infatti ha alzato la sua mano destra; da quella mano allora ho veduto uscire una luce più assai più forte che del lume. Esso teneva quella mano alzata; io restavo fissa a guardarlo, non mi potevo saziare di contemplarlo. O se potessi farlo conoscere, vedere a tutti quanto è bello il mio Gesù! Mi ha benedetta con quella stessa mano, che aveva alzata, e mi ha lasciata.
Dopo questo che mi era accaduto, avrei saputo volentieri che cosa volesse dire quella luce che usciva dalle piaghe, in particolare dalla mano destra, con la quale mi ha benedetta. L'angelo custode mi ha dette queste parole: « Fígliuola, in questo giorno la benedizione di Gesù ha versato sopra di te un'abbondanza di grazie».
Ora mentre scrivo, si è avvicinato e mi ha detto: « Mi raccomando, figlia mia, obbedisci sempre, e in tutto. Palesa ogni cosa al confessore; digli che non ti trascuri, ma ti nasconda». E poi ha soggiunto: «Digli che Gesù vuole che abbia assai più premura verso di te, se ne dia più pensiero: se no tu sei troppo inesperta».
Queste cose me le ha ripetute anche ora che ho già scritto; me le ha dette più volte, sono svegliata, e mi è sembrato proprio di vederlo e di udirlo parlare. Gesù, sia sempre fatta la tua santissima volontà.
Ma quanto soffro nel dovere scrivere certe cose! La ripugnanza che provavo sul principio, anziché diminuirmi, assai più si va a crescere, ed io provo una pena da morire. Quante volte oggi ho tentato di cercarli e bruciarli tutti [i miei scritti] ! E poi? Tu forse, o Dio mio, vorresti che scrivessi anche quelle cose occulte, che mi fai conoscere per tua bontà, per sempre più tenermi bassa e umiliarmi? Se lo vuoi, o Gesù, son pronta a fare anche quello: fa' conoscere la tua volontà. Ma questi scritti a che gioveranno poi? Per tua maggior gloria, o Gesù, o per farmi sempre più cadere nei peccati? Tu che hai voluto che faccia così, io l'ho fatto. Tu pensaci; nella piaga del tuo santo costato, o Gesù, nascondo ogni mia parola.