(Spiegazione avuta dall'angelo custode il 25 marzo 1901)
Babbo mio,
non so se l'avessi mai detto a Lei, babbo mio, che Gesù tempo indietro mi promise di farmi spiegare il mistero dell'incarnazione, se però fossi stata buona; buona non stetti, non di meno Gesù mandò il mio caro angelo custode a spiegarmelo, e me lo fece capire in questi termini, e accadde in questo modo.
La mattina del 25 marzo, Gesù si fece sentire all'anima mia più del solito: mi sentivo un interno raccoglimento, che per grazia di Dio non mi distraeva nessuna cosa al mondo; verso mezzogiorno sento che l'angelo mio mi batte sopra una spalla e mi dice: «Gemma, vengo per parte di Gesù ad adempire la sua promessa». Non sapevo che pensare; mi meravigliai all'udire quelle parole. «Figlia», soggiunse, «io sono il tuo custode, mandato da Dio; io vengo per farti capire un mistero, maggiore a tutti gli altri misteri». La mia meraviglia si fece più grande, ancora non capivo... L'angelo mio se ne accorse e mi disse: « Ti ricordi, dodici giorni indietro, quel che ti promisi? ». Pensai e presto mi rinvenni. «Sappi, o mia figlia, che io ti parlerò di Maria Santissima, di una giovinetta tanto umile dinanzi al mondo, ma d'infinita grandezza davanti a Dio; ti parlerò della più bella, della più santa di tutte le creature; della figlia prediletta dell'Altissimo, di colei che veniva destinata all'impareggiabile dignità di madre di Dio ».
Mi preparai ad ascoltare le sue parole, come meglio potei, ed esso soggiunse: « Sappi, dunque, che erano già trascorsi quattromila anni di lutto e questi pesavano tutti sopra il genere umano, e Maria Santissima doveva col frutto delle sue santissime viscere recare a tutti la liberazione e la salvezza.
«Appena, o figlia mia», mi ripeteva spesso l'angelo mio, « dal divin Padre fu decretata l'imbasciata grandissima da inviarsi all'umile Maria, doveva decretarsi ancora il portatore di tanto annunzio. E per questo ne fu scelto uno, che stava più vicino al trono dell'Altissimo, e questo fu l'arcangelo Gabriele (che significa
Fortezza di Dio). Maria dunque stava per divenire la donna forte, donna terribile alle potestà delle tenebre. O quanto doveva essere contento l'arcangelo di essere stato scelto ad un mistero così sublime, e di presentarsi messaggero di sì lieto annunzio a quella Vergine, che più tardi salutò poi Regina del paradiso! Era già notte inoltrata, e Maria Santissima se ne stava sola nella sua camera: pregava, era tutta rapita in Dio. All'improvviso si fa una gran luce in quella misera stanza, e l'arcangelo, prendendo umane sembianze e circondato da un numero infinito di angeli, va vicino a Maria, riverente e insieme maestoso. La inchina come Signora, le sorride come annunziatore di una lieta notizia, e con dolci parole così le dice: "Ave, o Maria, il Signore è con te. La benedetta tu sei fra tutte le donne" ».
O bello, o grande e sublime saluto, che in terra non s'era mai udito, né si udirà mai! Solo un arcangelo, che annunziava alla più eccelsa di tutte le creature la sublimità di un sì grande mistero, poteva esser degno di proferire sì magnifico encomio e sì sublimi parole. Sola era degna di essere salutata con sì sublimi e sovrumani accenti l'augusta madre del Figlio di Dio.
«Appena l'arcangelo celeste ebbe pronunziate queste parole, tacque, quasi aspettando il cenno di lei per spiegare la sua divina ambasciata. Maria però, udito il sorprendente saluto, si turbò; taceva e pensava. Ma forse credi, o figlia mia, che a Maria non fossero mai discesi gli angeli del paradiso? Essa ogni momento ne godeva la visita e i loro dolci colloqui. Poteva essa forse temer d'illusione? No non mai, perché troppo chiari erano i segni che il messaggero divino portava di Lui che lo aveva inviato. Sì, questo era vero, che i messaggeri della corte celeste mai le erano apparsi con tanto splendore e in sì nobile corteggio, ma però non era questa la ragione [per] la quale la Verginella si turba. Essa non va ad investigare nella sua mente il senso misterioso, ma si turba perché si crede indegna dell'Angelico saluto. Ah! figlia mia», mi ripeteva, «se Maria avesse saputo quanto la sua umiltà fosse piaciuta al Signore, non si sarebbe stimata indegna del-l'ossequio di un angelo. "Come mai", diceva tra sé, "un angelo di Dio mi chiama piena di grazia, mentre io mi riconosco immeritevole di ogni divino favore? Come mai", ragionava tra sé Maria, "un angelo del paradiso mi chiama benedetta fra le donne, mentre sono tra le femmine la più inutile, la più vile, la più abbietta? Qual mistero mai si nasconde sotto il velo di sì eccelso saluto?..."
«Al saluto dell'angelo, Maria nessuna risposta aveva data; allora Gabriele per cessarle il timore così ripete: "Non temere, o Maria, tu sei l'unica che hai trovato grazia dinanzi all'Altissimo. Da questo istante concepirai nel tuo seno un figlio, gli porrai nome Gesù, e da tutti sarà chiamato Figlio dell'Altissimo: ad esso sarà dato il trono di David, regnerà in eterno, e il suo regno mai avrà fine". Con queste sublimi parole l'arcangelo spiegava tutta intera la sua ambasciata a Maria. Evviva!, gridiamo: Maria ormai è dichiarata Madre del promesso liberatore, del Redentore del mondo, del Figlio di Dio. Sì, Maria fu la gran Vergine aspettata da tanto tempo. Quel figlio doveva essere grande, e però doveva essere eccelsa anche la madre. Quel figlio doveva esser Figlio dell'Altissimo, e però Maria doveva essere sollevata alla più intima relazione con la santissima Trinità...
«L'angelo ormai aveva manifestato alla Vergine l'arcano della grande missione, cioè che essa era per divenir madre del Figliuol dell'Altissimo. Ma essa, rivoltasi all'angelo, così gli parlò: "E in che modo potrà questo avvenire, serbando io illibato il mio candore verginale?" (Già era stato predetto nel vaticinio d'Isaia, che diceva che il Cristo doveva nascer da madre vergine). Maria Santissima questo già lo sapeva, e sapeva ancora che Gesù era giglio, e il giglio trova il suo pascolo solo tra i gigli; e ben capiva che il Figlio di Dio, prendendo da lei umana natura, e da lei nascendo, non ne avrebbe nella più piccola parte lesa l'integrità verginale. Solo in cosa di sì grave momento Maria Santissima interroga l'angelo santo, e lo prega che le riveli il modo misterioso, per cui a lei sarebbe toccato, con la gloria di vergine, il vanto di madre. Già tu avrai capito », mi ripeteva, « si trattava di un mistero e di un privilegio singolare, inaudito, e Maria non si abbatte; giustamente chiede all'angelo che glielo spieghi. Si trattava di un gran prodigio, e Maria chiede all'angelo che glielo dichiari. Sappi », qui mi disse l'angelo mio, « che Maria Santissima, con un esempio non mai udito, fino da' suoi teneri anni aveva consacrato al celeste sposo delle anime caste il verginale suo fiore e, sebbene non fosse soggetta al senso della concupiscenza ribelle, non aveva però mancato di custodire i suoi gigli tra le spine della mortificazione.
«Rifletti », mi diceva, «come Maria Santissima tacque a tutte le cose che riguardavano il grande mistero, solo parlò e si fece sollecita, quando udi trattare del suo puro e intemerato candore, e si fece intorno a quell'angelo di Dio con premurosa richiesta... Hai ancor capito, o figlia, quanto Maria amasse questa bella, angelica, celeste virtù? Ma chi credi tu che l'amasse maggiormente? Gesù o Maria? Certamente Gesù che mai si sarebbe scelta una madre, se non vergine pura, immacolata.
«La purità di Maria trasse dal cielo quell'esemplare, che in terra avrebbe imitato; quella virtù fu quella che trapassò le nubi, tutte le regioni dell'aria, trapassò fino gli angeli e le stelle del firmamento; ma infine trovò nel seno stesso del Padre il Verbo di Dio, e in un baleno lo fece tutto suo... «Alla sola, alla unica domanda di Maria riguardo al mistero dell'incarnazione del Verbo divino, l'angelo Gabriele rispose: "Maria, lo Spirito santo scenderà sopra di te, la virtù sublime dell'Altissimo ti adombrerà; e però quello che nascerà di te santo sarà il vero Figliuol di Dio. A questo punto pure ti avverto che Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiezza ha concepito un figlio, ed è già nel sesto mese colei che si diceva sterile; perché ricordati che a Dio nulla è impossibile". L'angelo Gabriele continuò a Maria Santissima con queste parole: "Rassicurati e consolati, o vergine bene-detta: il divino spirito sarà quello che scenderà a fecondare le tue viscere immacolate. L'onnipotente virtù dell'Altissimo opererà in te un nuovo prodigio che, serbandoti al tempo stesso l'onore di vergine, ti darà il gaudio di madre. Il santo, che concepirai nel tuo seno, non sarà che il Figlio di Dio". Con queste parole l'arcangelo Gabriele svelava l'arcano, spiegava il mistero, rassicurava Maria.
«Ormai tutto era precisato, non mancava che l'ultima parola di Maria, perché la vergine fosse madre di Dio. Il Verbo divino, generato dal Padre nello splendore dei santi, non doveva aver padre in terra, siccome madre non ebbe in cielo. E Maria, essendo eletta genitrice dell'Unigenito del divin Padre, diveniva del Padre stesso l'unigenita figlia. Essendo colei, che della verginale sua sostanza doveva somministrare le umane membra al Verbo divino, era sollevata all'ineffabile dignità di madre del Figlio di Dio. Essendo Maria quella, sulla quale sarebbe disceso lo Spirito santo, che adombratala con la sua virtù onnipotente l'avrebbe fatta madre vergine di un figlio Dio, era perciò innalzata all'eccelso onore di sposa allo Spirito santo.
« Spiegato l'arcano, rassicurata pienamente la vergine, il messaggero divino taceva, ansioso aspettando la risposta di lei, cioè il consenso di Maria all'incarnazione del Verbo eterno. Angeli del paradiso, uomini della terra, creature tutte, ascoltate! Maria proferisce finalmente il grande assenso al nunzio divino e risponde: "Ecco l'ancella del Signore, si faccia di me secondo la tua parola". Il grande accento è proferito, Maria è la madre del Figlio dell'Altissimo. A queste parole esulta il cielo, si consola il mondo intero. L'angelo riverente si prostra innanzi alla sua signora, e poi spiega il volo e se ne ritorna in paradiso.
«Maria proferì quelle parole, e Dio pure aggiunse: "Si faccia"; ed ecco che, [come a questa parola] dal seno del nulla uscirono ad esistere tutte le opere della creazione, [così, non appena] disse Maria "si faccia", ebbe principio l'ammirabile opera della redenzione del mondo. Maria, nell'atto di accettare l'altissima dignità di madre di Dio, si dichiarava umilmente serva del Signore. Quell'umiltà profondissima, in che la trovò raccolta e quasi annientata l'angelo del Signore, non le venne meno al glorioso saluto e alla più gloriosa proposta di divenire la genitrice del Verbo divino.
« Maria aveva allora allora proferito il prodigioso fiat, e in un istante, formato dal divino Spirito nel seno di lei, della purissima verginal sua sostanza, un tenero e perfetto corpicciuolo, ed unitavi un'anima umana, a questa e a quello si congiunse, con istrettissima e ipostatica unione, la divina Persona del Verbo. O miracolo! Quel Dio, che non può essere contenuto nell'ampiezza dei cieli, sta racchiuso nel grembo di Maria. Quel Dio, che sostiene con un dito la gran macchina dell'universo, è sostenuto dal puro seno di una vergine. Chi può ridire pertanto qual pienezza di gaudio inondò e incendiò l'anima di Maria in quel felice momento, in cui divenne madre del Figliuol di Dio? Il Re dei Regi, il gran Signore dei dominanti ha posto il suo trono nell'intemerato seno di Maria. Un infinito gaudio inondò Maria, quando si fissò nella infinita luce e poté mirare gli arcani splendori della divinità. Come la sua mente non dové vedere quel Dio, che fino a lei discendeva a farsi suo figlio? Come il suo cuore non doveva inebriarsi delle più pure gioie del divino amore? Ma se tanto gaudio riempie Maria, mentre accoglie nelle viscere immacolate il Verbo di Dio, che sarà allora, quando lo vedrà bambino sorridere soavemente tra le sue braccia, potrà dargli tenerissimi baci e nutrire al suo seno il Figliuol dell'Altissimo?
«Accettando Maria l'incomparabile dignità di madre di Dio, accettava intanto il generoso ufficio di madre dell'umano genere. Rallegriamoci: Maria, prestando all'angelo il verecondo suo assenso, vi ha adottati per figli, divenuta la madre di tutti ».