venerdì 17 aprile 2015

Santa Teresa di Lisieux - Pensieri



Per me la preghiera è uno slancio del cuore, è un semplice sguardo gettato verso il Cielo, è un grido di gratitudine e di amore nella prova come nella gioia, insomma è qualcosa di grande, di soprannaturale, che mi dilata l'anima e mi unisce a Gesù.

Il fuoco dell'amore è più santificante di quello del purgatorio.

O mio amato Gesù, come mi apparite mite ed umile di cuore sotto il velo dell'ostia candida. Non potete abbassarvi maggior­mente per insegnarmi l'umiltà.

E Gesù che vuole il nostro amore, che lo va mendicando. Si abbandona, per così dire, alla nostra mercé. Non vuole prendere nulla senza che glielo diamo e la più piccola cosa è preziosa ai suoi occhi divini.


Ah, se tu sapessi come il buon Dio è offe­so! La tua anima è fatta apposta per conso­larlo. Amalo fino alla follia per tutti quelli che non l'amano.


Quant'è grande la nostra anima! Eleviamoci al di sopra di ciò che passa, teniamoci a distanza dalla terra. Più in alto l'aria è pura. Gesù si nasconde, ma si sa che non è lontano.

Dio ti trova degna di soffrire per suo amore ed è questa la più grande prova di tenerezza che ti possa dare, poiché è la soffe­renza che ci rende simili a lui.

Se fosse necessario fare delle grandi cose, come saremmo da compiangere! Invece, siamo immensamente fortunate, perché Gesù si lascia conquistare dalle più piccole.

Facciamo della nostra vita un continuo sacrificio, un martirio d'amore, per consola­re Gesù. Egli non vuole che uno sguardo, un sospiro, ma uno sguardo e un sospiro che siano per lui solo! Che tutte le creature ci sfiorino appena.

E' grande la mia gioia di essere senza gioia, per far piacere a Gesù.

Il Signore mi ha sempre fatto desiderare ciò che voleva darmi.

Il mio cuore è calmo come un lago tran­quillo o come un cielo sereno; non ho rim­pianti per la vita di questo mondo; il mio cuore ha sete delle acque della vita eterna. Ancora un poco e l'anima mia lascerà la terra, finirà il suo esilio, terminerà il suo combattimento. Salgo al cielo, raggiungo la patria, colgo la palma della vittoria! Fra poco entrerò nel soggiorno degli eletti, con­templerò bellezze che l'occhio dell'uomo non ha veduto mai, udrò armonie che l'orecchio mai udì, godrò gioie che il cuore non ha gustato mai... Eccomi giunta a quell'ora... Sono un fiore primaverile che il Giardiniere coglie a suo piacere. Tutti siamo fiori pianta­ti su questa terra e che Dio coglie a suo tempo: un po' prima, un po' dopo. Un giorno ci ritroveremo in paradiso e godremo della vera felicità.



Non vorrei mai chiedere al Signore sofferenze più grandi. Se le accresce lui, le sop­porterò con gioia, perché mi verranno da lui. Ma se le chiedessi io, sarebbero sofferen­ze mie, le dovrei sopportare da sola; ed io da sola non ho saputo mai far nulla.

Non vi affliggete se io soffrirò molto e se non vedrete in me nessun segno di felicità nel momento della morte. Nostro Signore è ben vittima d'amore, eppure sapete quale è stata la sua agonia!


Offriamo tutte le nostre sofferenze a Gesù per salvare le anime. Povere anime! Esse hanno meno grazie di noi e tuttavia il sangue di un Dio è stato versato per salvarle. Gesù è disposto a far dipendere la loro sal­vezza da un sospiro del nostro cuore. Che mistero! Se un sospiro può salvare un'anima, che cosa non possono fare delle sofferenze come le nostre? Non rifiutiamo niente a Gesù!