sabato 19 luglio 2014

Meditazione sulla Santa Agonia di San Pio da Pietrelcina

Spirito Divino, rischiara la mia intelligenza ed infiamma il mio cuore, mentre io medito la Passione di Gesù. Aiutami a penetrare questo mistero d'amore e di sofferenza del mio Dio che, fatto uomo, soffre, agonizza, muore per me. 
L'Eterno, l'Immortale, si abbassa per subire un martirio inaudito; la morte infame sulla croce, fra insulti, schiamazzi ed ignominie, affine di salvare la sua creatura che l'ha oltraggiato e che si avvoltola nel fango del peccato. 
L'uomo gusta il peccato e Dio, a causa del peccato, è triste fino alla morte; gli orrori di una crudele agonia gli fanno sudare sangue... 
No, non posso penetrare in questo oceano di amore e di dolore senza che la tua grazia, o mio Dio, mi assista! Aprimi l'accesso alle più intime profondità del cuore di Gesù affinché io possa partecipare all'amarezza che l'ha accompagnato, condotto al Giardino degli Ulivi, fino alle porte della morte e consolarlo nel suo estremo abbandono. Possa io unirmi a Lui, abbandonato da suo Padre e da se stesso, affin di espiare con Lui! 
Maria, Madre dei dolori, lasciami seguire Gesù e partecipare intimamente alla sua Passione ed alla tua afflizione! 
Angelo mio Custode, custodisci le mie facoltà tutte raccolte in Gesù sofferente, affinché mai esse se ne distacchino ... 
Al termine della vita terrena, dopo essersi dato interamente a noi nel Sacramento del suo Amore, il Signore va al Giardino degli Ulivi, ben noto ai suoi discepoli, ma anche a Giuda. 
Lungo la via egli li istruisce e li prepara alla sua imminente Passione e li invita a subire, per amor suo, calunnie e persecuzioni, fino alla morte, per trasfigurarli a rassomiglianza sua, loro divino modello. 
Al momento di entrare nella sua amara Passione, non è a se stesso che egli pensa, ma a te ... 
Quali abissi di amore non contiene il suo Cuore! Il santo viso è improntato di tristezza e tenerezza. Le parole sgorgano dalle più intime profondità del suo Cuore e traboccano d'amore. 
- O Gesù, il mio cuore è sconvolto, allorché pensa all'amore che ti fa correre, anticipando la tua Passione! Tu ci hai insegnato che non c'è più grande amore che dar la vita per quelli che amiamo. Ecco che tu sei sul punto di suggellare queste parole col tuo esempio. 
Al giardino, il Maestro si allontana dai suoi discepoli e non conduce con sé che tre testimoni della sua Agonia: Pietro, Giacomo e Giovanni. Avendolo visto trasfigurato sul Tabor, avranno la forza di riconoscere l'Uomo-Dio in questo essere 
oppresso dall'agonia della morte? 
Entrando nel giardino, Egli dice loro: "Restate qui! Vegliate e pregate per non cadere in tentazione". State in guardia 
perché il nemico non dorme. Armatevi anticipatamente con le armi della preghiera per non essere sorpresi e trascinati nel peccato. È l'ora delle tenebre. 
Avendoli così esortati, Egli si allontana, quanto un getto di pietra, e si prostra con la faccia a terra. L'anima sua è immersa in un mare di amarezza e di estrema afflizione. 
È tardi. La pallida notte è piena di ombre sinistre. La luna sembra iniettata di sangue. Il vento agita gli alberi e penetra fino alle ossa. Tutta la natura sembra fremere in un segreto spavento. 
O notte, come non ce ne furono mai somiglianti! Ecco il posto in cui Gesù viene a pregare. Egli spoglia la sua santa Umanità 
della forza alla quale ha diritto per la sua unione alla Persona Divina. L'immerge in un abisso di tristezza, di angoscia, di abiezione. Il suo spirito sembra sommerso ... 
Egli vede, anticipatamente, tutta la sua Passione. 
Vede Giuda, il suo apostolo tanto amato, che lo vende per poche monete. Eccolo sulla via del Gethsemani per tradirlo e darlo nelle mani dei suoi nemici! E nondimeno poco fa l'ha nutrito della sua Carne ed abbeverato col suo Sangue! Prostrato davanti a lui, 
gli ha lavato i piedi, li ha stretti sul suo cuore, li ha baciati con le sue labbra. Che cosa non ha fatto per arrestarlo sull'orlo del sacrilegio o, almeno, condurlo a pentimento? 
Ma no, ecco che corre verso la sua perdizione...Gesù piange. 
Egli si vede trascinato nelle vie di Gerusalemme, dove, soltanto pochi giorni prima, l'acclamavano come Messia. Si vede schiaffeggiato davanti al Sommo 
Sacerdote. Sente gridare: "A morte!". Lui, autore della vita, è trascinato come uno straccio da un tribunale all'altro. 
Il popolo, il suo popolo tanto amato, tanto beneficato, schiamazza, lo beffeggia, reclama a grandi grida la sua morte e quale morte! La morte in croce. Egli sente le loro false accuse. Si vede flagellato, coronato di spine, deriso, salutato come re da 
burla. Si vede condannato alla croce, lungo l'erta via del Calvario, cadente e vacillante, sotto il peso della Croce, disteso a terra ... 
Eccolo arrivato al Calvario, spogliato delle sue vesti, disteso sulla Croce, inchiodato spietatamente, elevato fra cielo e terra. Egli pende dai chiodi, ansante, fra indicibili torture ... Mio Dio! Quella lunga agonia di tre ore lo farà soccombere, fra lo schiamazzo della plebaglia ubriacata dall'odio! 
Egli vede le sue fauci e i suoi visceri divorati da una sete ardente e, per dissetarla, quell' aceto, quel fiele ... 
Vede il Padre suo che l'abbandona e sua Madre, oppressa dal dolore. Ed infine quella morte ignominiosa, in mezzo a due ladroni. Se uno lo riconosce come Dio, e può essere salvato, l'altro bestemmia e muore reprobo. 
Vede Longino che si avvicina per trapassargli il cuore. Ecco compiuta l'estrema umiliazione del corpo e dell' anima che si separano ... 
Tutto questo, scena per scena, passa davanti ai suoi occhi, lo spaventa e l’accascia. 
Tornerà indietro? 
Fin dal primo istante egli ha abbracciato tutto, ha accettato tutto. Perché dunque questo terrore estremo? Gli è che Egli ha esposta la sua santa Umanità come uno scudo che capta i colpi della giustizia, oltraggiata dal peccato. 
Egli sente vivamente nel suo spirito abbandonato da tutti ciò che deve soffrire. 
Per tale peccato, tale pena… Ed è schiacciato poiché lui stesso si è dato in preda allo spavento, alla debolezza, all’angoscia…
Sembra arrivato al colmo del dolore. È prostrato faccia a terra, davanti alla maestà di suo Padre. La santa faccia dell'Uomo-Dio, che gioisce della visione beatifica, giace là, nella polvere, irriconoscibile. Mio Gesù! Non sei tu Dio? Padrone 
del cielo e della terra? Eguale al Padre? Perché ti abbassi fino a perdere l'aspetto umano? 
Ah! sì... comprendo! Tu vuoi insegnare a me, orgoglioso, che per aprirmi una strada verso il cielo debbo inabissarmi fino al fondo della terra. È per espiare la mia arroganza che tu cadi. È per riconciliare il cielo con la terra, che tu ti abbassi fino alla 
terra come se tu volessi darle il bacio di pace...Gesù si solleva, volge verso il cielo uno sguardo supplichevole, leva le braccia 
e prega ... Un pallore mortale gli copre il viso! Egli implora suo Padre che volge da Lui il suo sguardo. Prega con una confidenza filiale, ma sa bene il posto che tiene. 
Si sa vittima per tutto il genere umano, esposto alla collera del Dio oltraggiato. Sa che lui solo può soddisfare alla infinita giustizia e riconciliare il Creatore con la creatura. 
Egli lo vuole, lo chiede. Ma la sua natura è letteralmente stritolata ed insorge contro un tal sacrificio. Nondimeno il suo spirito è pronto all'immolazione ed il duro combattimento continua. 
O Gesù! Come possiamo chiederti di essere forti, mentre ti vediamo così debole ed oppresso? 
Sì, comprendo! Tu hai preso su di te tutta la nostra debolezza. Per darci la tua forza, tu sei divenuto il nostro capro espiatorio. Tu vuoi insegnarci che dobbiamo mettere tutta la nostra confidenza soltanto in Te, anche se il cielo ci sembra di piombo. Nella sua Agonia, Gesù grida verso il Padre: "Se è possibile, allontana da me questo calice". È il grido della natura che, abbattuta, ricorre con confidenza al cielo. 
Benché sappia che non sarà esaudito, poiché Iddio vuole che sia così, nondimeno prega. Gesù mio, perché chiedi ciò che sai che non ti verrà concesso? 
Quale vertiginoso mistero! La pena che ti affligge ti fa chiedere aiuto e conforto, ma il tuo amore per noi e il tuo desiderio di dare a Dio le anime nostre ti fa esclamare: "Non la mia volontà, ma la Tua!". 
Il cuore suo desolato ha sete di conforto. Dolcemente si leva, fa qualche passo vacillante. Si avvicina ai suoi discepoli: almeno essi, suoi amici, suoi confidenti, comprenderanno, parteciperanno al suo dolore ... 
Li trova immersi nel sonno. Ahi! come allora si sente solo e desolato! "Simone, tu dormi? - dice dolcemente a Pietro.- Tu che poco fa mi hai detto che mi avresti seguito fino alla morte?". 
Si volge verso gli altri: "Non avete dunque potuto vegliare un'ora con me?". 
Ancora una volta dimentica le sue sofferenze, per non pensare che ad essi: "Vegliate e pregate per non cadere in tentazione!". 
Sembra dire: "Se così presto mi dimenticate mentre lotto e soffro, almeno nell'interesse vostro vegliate e pregate!". 
Ma essi, cadenti dal sonno, lo sentono appena. 
- O mio Gesù, quante anime generose commosse dai tuoi lamenti, ti tengono compagnia nell'Orto degli Ulivi, partecipano alla tua amarezza ed alla tua mortale angoscia! Quanti cuori nel corso dei secoli hanno risposto generosamente al tuo appello! Possano essi consolarti e, partecipando alla tua gloria, cooperare all'opera 
della salvezza! Possa esser anch'io del loro numero, e sollevarti, per quel che posso, o mio Gesù! 



Gesù ritorna al posto dove stava pregando, ed un altro quadro, ben più terribile, si presenta ai suoi occhi. Tutti i nostri peccati, nei loro minimi dettagli, sfilano davanti a lui. Egli vede l'estrema volgarità di quelli che li commettono. Sa a qual punto essi oltraggiano la divina Maestà! Vede tutte le infamie, tutte le oscenità, tutte le bestemmie di cui si rendono colpevoli i cuori e le labbra create per cantar la gloria di Dio. Vede i sacrilegi che disonorano preti e fedeli. Vede l'abuso mostruoso dei 
sacramenti che Egli ha istituiti per la nostra salvezza e che possono diventare causa della nostra dannazione. 
Egli deve addossarsi tutto questo fango fetido dell'umana corruzione, deve presentarsi così davanti alla santità del Padre suo. Deve espiare ogni peccato in particolare e rendere al Padre tutta la gloria che gli è stata negata. Per salvare il peccatore, deve discendere in questa cloaca. Neanche questo lo fa desistere. Come un'onda mostruosa questo fango 1'avvolge, lo sommerge, l'opprime. Eccolo di fronte al Padre, Dio di Giustizia, Lui, 
Santo dei Santi, cadente sotto il peso dei peccati, divenuto simile ai peccatori. Chi potrà immaginare il suo orrore e la sua estrema ripugnanza? Questo singulto di disgusto, questa nausea spaventosa? Avendo preso tutto su di sé, senza nessuna eccezione, è schiacciato dal mostruoso fardello e geme sotto il peso della Giustizia divina, davanti a suo Padre, che ha permesso a Lui, Figlio Suo, di offrirsi come vittima per i peccati del mondo e 
divenire come un "maledetto". 
La sua purezza freme davanti a questa massa infame, ma Egli vede nello stesso tempo la giustizia oltraggiata, il peccatore condannato ... Due forze, due amori si combattono nel suo cuore. È la giustizia oltraggiata che trionfa. Ma quale spettacolo infinitamente doloroso! Quest'Uomo carico di tutte le nostre sozzure, Lui, Santità essenziale, assimilato anche esteriormente a criminali ... 
Trema come una foglia. Per far fronte a questa terribile agonia, Egli s'inabissa nella preghiera. Prostrato davanti alla Maestà del Padre, dice: "Padre, allontana da me questo calice!". È come 
dicesse: "Padre, io voglio la tua gloria! lo voglio il compimento della tua Giustizia. 
Voglio la riconciliazione del genere umano. Ma non a questo prezzo! Che io, Santità per essenza, sia così inzaccherato dal peccato, oh! no ... questo no! O Padre, a cui tutto è possibile, allontana da me questo calice e trova un altro mezzo di salvezza nei tesori insondabili della tua Sapienza. Ma se tu non lo vuoi, che la tua volontà, non la mia, sia fatta!". 
Anche questa volta la preghiera del Salvatore resta senza effetto. Egli si sente nelle angosce della morte. Penosamente, si risolleva e cerca conforto. Sente che le forze gli mancano. Barcollando, si trascina verso i discepoli. Ancora una volta li trova addormentati. La sua tristezza diviene più profonda. Si limita a destarli 
semplicemente. Restarono confusi? Gesù non disse più niente. Vedo soltanto che è indicibilmente triste. Custodisce nel segreto del suo cuore tutta l'amarezza di questo abbandono. 
- Mio Gesù, quanto è grande la pena che intuisco nel tuo cuore traboccante d'angoscia. Veggo come tu ti ritiri dai tuoi discepoli, colpito in pieno cuore! Potessi darti qualche conforto, sollevarti un po' ... Ma, non sapendo fare altro, piango vicino a 
Te. Le lacrime del mio amore e della mia compunzione si uniscono alle tue lacrime. 
Così esse si elevano fino al trono del Padre per supplicarlo di aver pietà di Te e di tante anime immerse nel sonno del peccato e della morte. Gesù ritorna al luogo della sua preghiera, spossato ed in un'estrema afflizione. 
Cade piuttosto che genuflettere. Si sente come schiacciato da un' angoscia mortale e la sua preghiera si fa ancora più intensa. 
Il Padre volge lo sguardo da lui, come se Egli fosse il più spregevole degli uomini. 
Mi sembra di sentire i lamenti del Salvatore: "Se almeno l'uomo, per il quale io soffro tanto, volesse approfittare delle grazie che gli ottengo con queste mie sofferenze atroci! Se almeno riconoscesse, nel suo giusto valore, il prezzo che pago per riscattarlo e per dargli la vita di figlio di Dio! Ah! quest'amore mi strazia il cuore, 
ben più crudelmente di quel che faranno fra poco i carnefici nella mia carne ... ". 
Vede l'uomo che non sa, perché non vuole sapere; che bestemmia il Sangue divino, preparando così la sua eterna rovina, la sua dannazione! Quanto sono poco numerosi coloro che ne approfitteranno! e quanti altri che correranno invece verso la 
perdizione! 
Nell'immensa angoscia del suo cuore, egli continua a ripetere: "Quae utilitas in sanguine meo? A che cosa servirà il sangue mio?". 
Ma il pensiero di questo piccolo numero basta a fargli affrontare la Passione e la morte. 
Non c'è più nulla, né alcuna persona, presso cui possa andare ad attingere una goccia di conforto. Il cielo gli è chiuso. L'uomo, benché schiacciato dal peso dei peccati, è ingrato ed ignora il suo amore. Si sente sommerso nel dolore e grida negli spasimi dell' agonia: "L'anima mia è triste fino alla morte!". 
- Sangue divino, tu sprizzi irresistibilmente dal Cuore di Gesù, tu scorri da tutti i suoi pori, per lavare questa povera terra ingrata. Permettimi di raccoglierti, sangue preziosissimo. Soprattutto queste prime goccioline. Voglio custodirti nel calice del 
mio cuore. Tu sei una prova irrefutabile di quest'amore, che, solo, ti ha fatto scorrere. Io voglio purificarmi in te, o preziosissimo Sangue! Voglio purificare tutte le anime macchiate dal peccato. Voglio offrirti al Padre. È il sangue del Figlio suo diletto che è venuto su questa terra per purificarla! È 
il sangue del Figlio suo che risale verso il suo trono, per riconciliare la sua Giustizia oltraggiata. La soddisfazione, in verità, è sovrabbondante. Ma, dunque, Gesù è alla fine delle sue sofferenze? 
Eh, no! Egli non vuole arginare i torrenti del suo amore! 
Bisogna che l'uomo sappia quanto lui, Uomo-Dio, lo ama. 
Bisogna che l'uomo sappia fino a quali abissi di abiezione può ridurre un così grande amore. Anche la Giustizia del Padre è soddisfatta dal Sangue Preziosissimo che scende dalla fronte sudata; l'uomo ha bisogno di prove palpabili di questo amore. Gesù andrà dunque fino al termine ultimo: fino alla morte ignominiosa, sulla Croce. 
Il contemplativo intenderà forse un'ombra di questo amore che provoca gli spasimi della santa agonia dell'Orto degli Ulivi. Ma colui che vive impastoiato negli affari materiali e che cerca il mondo più che il cielo, deve vederlo così esteriormente, 
inchiodato in Croce, perché almeno la vista del Sangue suo e della sua crudele Agonia lo commuova. 
No, il suo Cuore, pieno d'amore, non è soddisfatto ancora! Riprendendosi, prega di nuovo: "Padre, se questo calice non può passare senza che io lo beva, che la tua volontà sia fatta!" . 
Da quest'istante, Gesù risponde dal fondo del suo Cuore consumato d'amore, al grido dell'umanità che reclama la sua morte come prezzo di Redenzione. Alla 
sentenza di morte che suo Padre pronunzia in cielo, la terra risponde reclamandola a gran voce! Gesù china la sua testa adorabile: "Padre, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, che la tua volontà e non la mia sia fatta". 
Ed ecco che il Padre gli manda un Angelo consolatore. Quale conforto può offrire un Angelo di Dio Forte, al Dio Invincibile, al Dio Onnipotente? Ma questo 
Dio ha voluto divenire passibile. Egli ha preso su di sé la nostra debolezza. È l'Uomo dei dolori, alle prese con l'Agonia. È il suo amore che gli fa sprizzare gocce di sangue. 
Egli prega suo Padre per se stesso e per noi. Suo Padre rifiuta di esaudirlo perché egli deve morire per noi. Io penso che l'Angelo si prostri profondamente davanti alla Bellezza eterna, offuscata dalla polvere e dal sangue e con un rispetto indicibile supplica Gesù di bere il calice per la gloria del Padre e per il riscatto dei 
peccatori. Ha pregato così, per insegnarci a ricorrere solo al cielo allorché le nostre anime sono desolate come la sua. 
Lui, nostra Forza, verrà in nostro aiuto, perché Egli ha acconsentito ad assumere tutte le nostre miserie. 
Sì, o mio Dio, è necessario che tu beva il calice fino alla feccia! Ecco che sei condannato alla morte più crudele. 
O Gesù, che nulla mi separi mai da te: né la vita, né la morte! Se aderisco alle tue sofferenze, durante tutta la mia vita, con amore infinito, mi sarà dato di morire con te sul Calvario e di salire con te nella gloria. Se ti seguo nei tormenti e nella persecuzione, tu mi renderai degno di amarti un giorno svelatamente in cielo e di 
cantare eternamente le tue lodi di ringraziamento per la crudele Passione che hai sofferto per nostro amore. 
Ma vedete! Gesù si solleva dalla polvere, forte, invincibile. Non ha forse "desiderato ardentemente" questo banchetto di sangue? Egli si ricompone, asciuga il sudore sanguigno che gli inonda il Viso, va con passo fermo verso l'ingresso del Giardino. 
Dove vai, o Gesù, non eri tu, un istante fa, preda dell'angoscia e del dolore? 
Non ti ho visto tremante e come schiacciato sotto il peso crudele di queste prove che debbono abbattersi su di te? Dove vai dunque con questo passo intrepido ed ardito? A chi vuoi tu abbandonarti? 
- Ascolta, figlio mio: le armi della preghiera mi hanno aiutato a vincere, l'anima mia ha domato la debolezza della natura. La forza mi è venuta nella preghiera ed adesso posso affrontare la prova. Segui il mio esempio e rivolgiti al cielo come ho fatto io! 
Gesù si avvicina agli Apostoli. Essi dormono sempre! L'emozione, l'ora notturna, il presentimento di qualche cosa di terribile ed irreparabile, la fatica, li ha fatti cadere in un sonno di piombo. Gesù ha pietà della loro debolezza. "Lo spirito è pronto, ma la carne è debole!". 
Gesù esclama: "Dormite pure ora e riposatevi". Egli si ferma un istante. 
Sentendolo venire, con un grande sforzo essi socchiudono gli occhi ...Gesù ripiglia: "Basta. Ecco che l'ora è vicina! Il figlio dell'Uomo sta per essere dato nelle mani dei peccatori ... levatevi, andiamo! Colui che mi tradisce è vicino!". Gesù vede ogni cosa con i suoi occhi divini. E sembra dire: "Voi, miei amici e discepoli, dormite, mentre i miei nemici vegliano e s'avvicinano per arrestarmi! Tu, Pietro, che poco fa ti credevi abbastanza forte per seguirmi fino alla morte, adesso dormi! Fin dal principio mi hai dato prove di debolezza! Ma sta' tranquillo. Ho preso su di me la tua debolezza ed ho pregato per te. Allorché tu avrai confessato il tuo peccato, io sarò la tua forza e tu pascerai i miei agnelli ... E tu, Giovanni, anche tu dormi? Tu che hai sentito i battiti del mio cuore, tu non hai potuto vegliare un'ora con me? Levatevi, andiamo, non c'è 
più tempo per dormire! Il nemico è alla porta! È l'ora della potenza delle tenebre. Andiamo! di buon grado, me ne vado incontro alla morte. Giuda ha fretta per tradirmi ed io gli vado incontro! Non impedirò che le profezie si adempiano alla lettera. L'ora è venuta: l'ora della Misericordia infinita". Si sente il rumore di passi, torce accese riempiono il giardino di ombre rossigne. 
Gesù, seguito dai suoi discepoli, avanza intrepido e calmo. 
- O mio Gesù, dammi la tua forza allorché la mia povera natura si rivolta davanti ai mali che la minacciano, finché io possa accettare con amore le pene e le miserie di questa vita d'esilio. Io aderisco con tutte le mie forze ai tuoi meriti, alle tue pene, alle tue ispirazioni, alle tue lacrime, affinché io possa lavorare con te all'opera della salvezza e che io abbia la forza di fuggire il peccato, unica causa della tua agonia, del tuo sudore di sangue e della tua morte. Distruggi in me tutto ciò che ti dispiace ed imprimi nel mio cuore, col fuoco del tuo santo amore, tutte le tue sofferenze. 
Abbracciami così intimamente con una stretta dolce e forte, che giammai ti lasci solo nei tuoi crudeli tormenti. Io non domando che un solo riposo: sul tuo Cuore. Non desidero che una sola cosa: partecipare alla tua santa Agonia. Possa l'anima mia inebriarsi del tuo Sangue e nutrirsi del pane del tuo dolore! Amen.