giovedì 23 gennaio 2014

La storicità di Gesù


"Anano [...] convocò il sinedrio a giudizio e vi condusse Giacomo, fratello di Gesù, detto il Cristo, e alcuni altri, accusandoli di trasgressione della legge e condannandoli alla lapidazione".

"Ci fu verso questo tempo Gesù, uomo saggio, se pure bisogna chiamarlo uomo: era infatti autore di opere straordinarie, maestro di uomini che accolgono con piacere la verità, ed attirò a sé molti Giudei, e anche molti dei greci. Questi era il Cristo. E quando Pilato, per denunzia degli uomini notabili fra noi, lo punì di croce, non cessarono coloro che da principio lo avevano amato. Egli infatti apparve loro al terzo giorno nuovamente vivo, avendo già annunziato i divini profeti queste e migliaia d'altre meraviglie riguardo a lui. Ancor oggi non è venuta meno la tribù di quelli che, da costui, sono chiamati Cristiani".
[Antichità giudaiche - Flavio Giuseppe]


"Ma non le risorse umane, non i contributi del principe, non le pratiche religiose di propiziazione potevano far tacere le voci sui tremendi sospetti che qualcuno avesse voluto l'incendio. Allora, per soffocare ogni diceria, Nerone spacciò per colpevoli e condannò a pene di crudeltà particolarmente ricercata quelli che il volgo, detestandoli per le loro infamie, chiamava cristiani. Derivavano il loro nome da Cristo, condannato al supplizio, sotto l'imperatore Tiberio, dal procuratore Ponzio Pilato."
[Annali - Publio Cornelio Tacito]


1. La miracolosa risurrezione del Salvatore nostro e la sua ascensione al cielo erano già note da tempo alle genti. E poiché una consuetudine antica imponeva ai governatori provinciali di segnalare all'autorità dell'imperatore ciò che di nuovo accadesse nel loro territorio così che nessun fatto gli sfuggisse, Pilato informò l'imperatore Tiberio della risurrezione dai morti del Salvatore nostro Gesù, cosa di cui parlava ormai tutta la Palestina.
2. Ed era venuto a sapere anche degli altri suoi miracoli, e che la folla lo credeva già Dio, risuscitato dai morti dopo la passione. Dicono che Tiberio riferì questo in Senato per l'approvazione, ma la proposta venne respinta, in apparenza perché non era stata sottoposta a previo esame - un'antica legge comandava in-fatti ai Romani di non riconoscere nessuno come Dio, se non per voto e decreto del Senato -, ma in realtà perché l'insegnamento salutare del messaggio divino non aveva bisogno né della conferma né dell'appoggio degli uomini.
3. Così il Senato romano respinse la relazione sottopostagli a proposito del Salvatore nostro, ma Tiberio mantenne l'opinione che aveva e non escogitò alcun male contro la dottrina di Cristo.
[Storia Ecclesiatica - Eusebio di Cesarea]