giovedì 23 gennaio 2014

Lettera di Publio Lentulo

Lettera di Publio Lentulo, Governatore della Giudea (antecessore di Pilato), nella quale si descrivono  le fattezze  di  Gesù  Cristo all'Imperatore di Roma, tradotta dal latino origi­nale che si conserva dai Signori Cesarini di Roma.



Ho inteso, o Cesare, che desideri sapere quanto ora ti narro: esiste qui un uomo, chiamato Gesù Cristo, il quale vive di grandi virtù.
Dalla gente è detto profeta, ed i suoi discepoli lo tengono per divino, e dicono che egli è figlio di Dio, Creatore del cielo e della terra, e di tutte le cose che in essa si trovano e sono fatte. 
In verità, o Cesare, ogni giorno si sentono cose meravigliose di questo Cristo: risuscita i morti, e sana gli infermi con una sola parola. 
Uomo di giusta statura, è molto bello di aspetto; ed ha grande maestà nel Volto, e quelli che lo mirano sono forzati ad amarlo e temerlo. 
Ha i capelli color della nocciola ben matura; sono distesi sino alle orecchie, e dalle orecchie sino alle spalle sono color della terra, ma più risplendenti. 
Ha nel mezzo della fronte in testa il crine spartito ad usanza dei Nazareni, il volto senza ruga, o macchia, accompagnato da un colore modesto. 
Le narici e le labbra non possono da alcuno essere descritte. La barba è spessa ed ha somiglianza dei capelli, non molto lunga, ma spartita nel mezzo.
Il suo mirare è molto severo e grave: ha gli occhi come i raggi del sole, e nessuno può guardarlo fisso per lo splendore; e quando ammonisce si fa amare, ed è allegro con gravità. 
Dicono che nessuno l'ha mai veduto ridere, ma bensì piangere. 
Ha le mani e le braccia molto belle; nella conversazione contenta molti, ma si vede di rado; e quando Lo si trova, è molto modesto all'aspetto, e nella presenza è il più bell'uomo che si possa immaginare, tutto simile alla madre, la quale è la più giovane che siasi mai vista in queste parti. 
Però se la Maestà tua, o Cesare, desidera di vederlo come negli avvisi passati mi scrivesti, fammelo sapere, che non mancherò subito di mandartelo. 
Di lettere fa stupire la città di Gerusalemme. 
Egli non ha studiato giammai con alcuno, eppure sa tutte le scienze.
Cammina scalzo, senza cosa alcuna in testa; molti ne ridono in vederlo, ma in presenza sua nel parlare con lui tremano e stupiscono. 
Dicono che un tal uomo non è mai stato veduto, né inteso in queste parti. 
In verità secondo quanto mi dicono gli ebrei non si è sentito mai nessuno di tali consigli, di così grande dottrina, come insegna questo Cristo, e molti Giudei lo tengono per divino e lo credono; e molti altri me lo querelano con dire che è contro la Maestà tua, o Cesare.
Si dice che non ha mai fatto dispiacere ad alcuna persona, anzi, tutti quelli che lo conoscono e che L'hanno incontrato dicono di aver ricevuto benefizi e sanità. 
O Cesare, alla Maestà tua, alla tua obbedienza sono prontissimo: quanto mi comandi sarà eseguito. Vale. 
Da Gerusalemme ripartizione settima, luna undicesima. 
Della Maestà tua fedelissimo e obbedientissimo. 


Publio Lentulo
Governatore della Giudea