giovedì 23 gennaio 2014

Gesù nel Getsemani

"Nel Gethsemani conobbi i peccati dì tutti gli uomini. Fui fatto quindi: ladro, assassino, adultero, bugiardo, sacrilego, bestemmiatore, calunniatore e ribelle al Padre che invece ho sempre amato.

Io, puro, ho risposto al Padre come se fossi macchiato di tutte le impurità. Ed in questo, appunto è consistito il Mio sudare sangue: nel contrasto del Mio amore per il padre e la Sua volontà che voleva addossarmi tutto il marciume dei Miei fratelli.

Ma ho obbedito, sino alla fine ho obbedito e per amore di tutti mi sono ricoperto di ogni macchia, pur di fare il volere di Mio Padre e salvarvi dalla perdizione eterna.

Nessuno crederà che molto più soffrii allora anziché sulla Croce, pur tanto e tanto dolorosa, perché chiaramente ed insistentemente Mi fu mostrato che i peccati di tutti erano fatti Miei ed Io dovevo risponderne per ciascuno.

Sicché Io, innocente, ho risposto al padre come se fossi veramente colpevole di disonestà.

Considera, perciò, quante agonie più che mor­tali ho avuto in quella notte e, credimi, nessuno poteva alleggerirmi di tali spasimi, perché, anzi, vedevo che ognuno di voi si è adoperato per render­mi crudelissima la morte che ad ogni attimo Mi veniva data per le offese di cui ho pagato interamen­te il riscatto.

Più di quanto l'uomo può capire ed oltre ogni immaginazione, provai in Me stesso abbandono, dolore e morte.

Nessuna grandezza maggiore potete attri­buirmi che questa: essere divenuto centro, bersa­glio di tutte le colpe vostre.

Immensamente conobbi il peso delle offese che al Padre Mio furono e sarebbero state fatte.

La Mia Divinità, avendo preso per suo proprio strumento la Mia Umanità, Mi partecipava la brut­tezza che nasconde la ribellione e la conseguente disubbidienza, trasformando il tutto in gemiti e mar­tini nell'Anima e nel Corpo.

Ma un solo istante sarebbe bastato, un solo Mio sospiro avrebbe potuto operare la Redenzione per la quale ero stato inviato; eppure moltiplicai questi sospiri, prolungai il Mio vivere quaggiù, perché Sapienza e Amore così volevano.

Giunto, però alla fine volli come intensificare in Me stesso ogni genere di patimenti: vidi tutto ciò che dovevo redimere e che tutto Mi era addossato come cose Mie.

Fù lì, nell'Orto, il culmine del dolore e Uomo quale Io volli essere, fui atterrato, sopraffatto, fisicamente distrutto.

Venne l'Angelo Mio e mi ristorò mostrando­mi le pene che altre Mie creature fedeli avrebbe­ro sofferto per questo Mio soffrire; non gloria Mi fu mostrata ma amore, compassione, unione.

Ecco come ripresi animo, ecco come diedi a Me stesso sollievo e forza.

Pianto e lotta, sangue e vittoria, ho portato agli uomini, ingrati ed immemori, per quella notte di grande sconforto.

Fu notte di redenzione, in cui Mi sostituii ad ogni peccatore e ne presi ogni colpa, ma, oltre a ciò volli racchiudere anche le pene tutte degli uomini e soffrirne intensamente.

Miei cari, il Gethsemani è un mare senza con­finì, un oceano in carità nel quale ogni persona, ogni colpa, ogni dolore venne sommerso ed Io sentii real­mente: non in via immaginaria, tutta la gravezza che nel mondo sarebbe discesa.

Amore per il Padre, amore per gli uomini, Mi fecero vittima volontaria.

Se uno di voi avesse potuto vederMi, sarebbe morto di spavento per il solo aspetto fisico che avevo preso.

Poiché non trattavasi di un solo tipo di pena, non si trattava di un solo anelito, ma di mille, milioni di aneliti tutti compressi in Me.

Io fui capace di abbracciare ogni vostra colpa e tutte le vostre sofferenze. Io solo sono stato capace di sentire, dico sentire, tutte le vostre pene, perché io ero voi e voi eravate Me.

Notte di tragedia, notte oscura per la Mia Anima che inoltravasì titubante fra gli ulivi del Gethsemani.

Il Padre Mi preparava l'Altare sul quale Io, Sua Vittima, dovevo essere Immolato.

Io dovevo prendere le colpe degli altri e Colui che Mi aveva mandato, attendeva quella notte per dare agli uomini la misura del Suo Amore, col sacri­ficio totale di Me, Suo figlio e Sua Prima Creatura.

Laggiù fra gli ulivi del Gethsemani, il pecca­to degli uomini ebbe sconfitta definitiva perché fu in quel luogo che Io Mi immolai e vinsi.

E' vero che sarebbe bastato un solo sospiro nel mondo per dar redenzione a tutti, ma è anche vero che un'opera è completa quando raggiunge il culmi­ne voluto, come dire che, essendo stabilito che Io pagassi per tutti sottoponendomi alle umiliazioni della Passione, soltanto con la Immolazione poteva­si raggiungere lo scopo voluto dal Padre.

Difatti, il merito fu infinito in Me, qualsiasi cosa Io facessi, tuttavia la volontà Divina voleva la Mia umiliazione sotto la Sua potente mano, a titolo di completamento della Sua e Mia opera: perciò col Gethsemani si adempì la prima parte di tale volontà e la parte principalissima.

Lentamente, quasi privo di forze, ero giunto ai piedi di quell'altare sul quale il Mio Sacrificio stava per iniziarsi e consumarsi.

Che notte fu quella! Quale angoscia, nel Mio cuore, al pensiero, alla visione terrificante dei pec­cati degli uomini!

Ero la Luce e non vedevo che tenebre; ero il Fuoco e non sentivo che gelo; ero l'Amore e non sen­tivo che il disamore; ero il Bene e non sentivo che il male; ero la Gioia e non avevo che tristezza, ero Dio e Mi vedevo un verme, ero il Cristo, l'unto del Padre e Mi vedevo lordo e ributtante, ero la Dolcezza e non sentivo che amarezza; ero il Giudice e subivo la condanna, la vostra condanna; ero il Santo, ma venivo trattato come il massimo peccatore; ero Gesù, ma sentivo chiamarMi soltanto con nomi di vitupero da satana; ero la vittima volontaria, però la Mia stessa natura umana Mi faceva sentire tremore e debolez­za e chiedeva l'allontanamento di tutta la sofferenza in cui trovavasi; sì, ero l'Uomo di tutti i dolori cui era sfuggita la gioia della donazione di Me stesso che avevo fatto con trasporto tutto Divino.

E tutte queste cose, perché? Ve l'ho già detto:

Io ero voi, perché voi dovete divenire Me.

La Mia Passione... Oh! che abisso di amarezze ha racchiuso!

E come è lontano chi crede di conoscerla sol­tanto perché pensa alle sofferenze del Mio Corpo!

Guardate al Gethsemani, guardatemi disfatto nell'Orto e unitevi a Me.

Torno oggi a voi per ricordarvi di guardare bene il Mio viso triste, di considerare meglio il Mio sudore di Sangue...

Non vi interessa molto questa Passione scono­sciuta? Non vi pare che merito più considerazione, migliore attenzione?

Anime Mie care! Tornate al Gethsemani, torna­te con me nel buio, nel dolore, nella compassione, nell' amore doloroso!

E tu, come ti trovi ora? Intendi, dunque, che ti faccio simile a Me?

Posa anche tu le tue ginocchia sulla terra del tuo sacrificio e dì con Me:

Padre, se è possibile, allontana da me questo calice: però non si faccia la mia, ma la Tua volontà.

E quanto avrai detto con intima convinzione "fiat", allora cesserà tutto e sarai rinnovato nel Mio Amore.

Guardate al Gethsemani, guardatemi disfatto, nell'orto e unitevi a Me!'

Quanto a Me il soffrire che fu, ora Mi sarà dolcissimo se vi metterete nella considerazione delle Mie pene. Non temete di entrare con Me nel Gethsemani:

Entrate e vedete. Se poi, vi parteciperò sensibi­li angosce e solitudini, ritenetele Miei veri doni e non vi smarrite, ma con Me dite:

Padre, non la mia volontà, ma la Tua si faccia!

Pregatemi, perché voglio sia conosciuto come ho amato tutti voi in quell'ora di abbandono e di tri­stezza senza nome".

(dal libro: Anonimo del XX secolo - Parole di cielo - in 3 volumi - 7 ediz.)



LE PROMESSE DI GESU'

Dal mio Cuore sempre partono voci di amore che invadono le anime, le scaldano e, a volte, le bru­ciano... E' la voce del Cuore mio che si propaga e raggiunge anche quelli che non vogliono sentirmi e che, perciò, non si accorgono di me. Ma a tutti parlo interiormente, a tutti mando la mia voce, perché tutti amo. Chi conosce la legge dell'amore non si mera­viglia se Io insisto a dire che non posso non pic­chiare alle porte di quelli che mi resistono e che il rifiuto che spesso ne ottengo mi costringe - per così dire - a ripetere il richiamo, l'invito, l'offerta.

Ora, queste mie voci tutte calde d'amore, che partono dal Cuore mio, che altro sono se non l'amo­rosa volontà di un Dio amante che vuole salvare? Ma so assai bene che i miei inviti disinteressati non giovano a tanti e che i pochi che li accettano devono anche essi fare notevoli sforzi per accogliermi. Ebbene voglio dimostrarmi generoso (quasi che finora non lo fossi stato) e lo fo dandovi una prezio­sa gemma dell'amore mio per testimonianza dell'af­fetto sincero che Io nutro per tutti. Così, ho deciso di aprire una diga per lasciar passare il fiume di grazia che il mio cuore non può contenere più.

Ed ecco cosa offro a tutti in cambio di un pò d'a­more: remissione di tutte le colpe e certezza di sal­vezza in punto dì morte a chi pensa, una volta al giorno, almeno, alle pene che provai nell'Orto del Gethsemani; contrizione perfetta e duratura a chi faccia celebrare una messa in onore di quelle stesse pene; riuscita nelle faccende spirituali a coloro che inculcheranno agli altri l'amore alle pene dolorosis­sime del mio Gethsemani. Infine, per dimostrarvi che voglio proprio rompere una diga del mio Cuore e darvi un fiume di grazia, Io prometto a chi si farà promotore della devozione al mio Gethsemani que­ste altre tre cose: vittoria completa e definitiva nella maggiore tentazione cui è soggetto; potere diretto di liberare anime dal Purgatorio; grande luce per com­piere la mia volontà.

Tutti questi doni miei Io farò con certezza a quelli che faranno le cose che ho dette, con amore e com­passione per la mia spaventosa agonia del Gethsemani.
(agosto 1963)

[Fonte: http://www.preghiereagesuemaria.it/]