Io sono il vero Re. Nessuno è degno d'essere detto Re se non io, perché mio è ogni onore e potere. Son io che ho giudicato il primo Angelo, caduto per superbia, cupidità e invidia. Io, che ho giudicato Adamo, Caino e tutto il mondo, mandando il diluvio per il peccato. Io stesso sono, che permisi che il popolo d'Israele fosse condotto in schiavitù e con segni prodigiosi mirabilmente lo liberai da essa. In me era ed è ogni giustizia, senza principio né fine, né mai essa s'offusca in me, ma rimane sempre vera e immutabile, sebbene essa sembri in questo tempo più attenuata, quasi Dio fosse più paziente nel giudicare.
Ma questo non è cambiamento della mia giustizia, che mai muta, ma prova maggiore della mia carità. Con la stessa giustizia e verità di giudizio giudico ora il mondo, come quando permettevo che il popolo mio fosse schiavo in Egitto e lo afflissi nel deserto. Ma prima ch'io m'incarnassi, era nascosto l'amore, ch'era unito alla giustizia come luce nascosta o schermata da una nuvola. Assunta poi l'umanità, sebbene mutasse la legge data, non per questo mutava la giustizia, ma apparve più chiaro ed evidente l'amore, per mezzo del Figlio di Dio; e questo per tre ragioni.
La prima, perché era mitigata la Legge, già dura per i ribelli e gli ostinati e difficile per le richieste superbe. La seconda, perché il Figlio di Dio patì e morì. La terza, perché il giudizio ora ispirato più di prima dalla misericordia, sembri più longanime e più mite verso i peccatori.
Difatti appare molto rigorosa ed esigente la giustizia verso i progenitori e nelle acque del diluvio. Ma la stessa giustizia è con me e lo fu sempre, anche nella morte di quelli che perirono nel deserto. Ma ora si vedono di più la bontà e la carità, che allora ragionevolmente e misericordiosamente si nascondevano nella giustizia. Sebbene in modo più segreto, mai feci giustizia senza misericordia, né la faccio, né faccio misericordia senza giustizia.
Ora mi potrai domandare: qual è mai la misericordia che uso verso i dannati, se mai uso giustizia senza misericordia? Ti rispondo con un esempio. Poni che un giudice segga in giudizio e venga a lui il suo fratello per essere giudicato; a lui dice il giudice: Tu sei mio fratello ed io sono tuo giudice. Sebbene intimamente ti ami, non posso né conviene andare contro giustizia. Tu stesso vedi nella tua coscienza, secondo i tuoi meriti, ogni giustizia e secondo questo dunque bisogna giudicarti. Se fosse possibile evaderne, ben volentieri emetterei un giudizio favorevole.
Ebbene, io sono come quel giudice. L'uomo è mio fratello per l'umanità. Venendo a me, in giudizio, la sua coscienza lo accusa della sua colpa e capisce quale sentenza l'aspetta. Io poi (lo so) perché sono giusto. Come nel paragone rispondo all'anima, che accusa se stessa. Tu vedi ogni ingiustizia nella tua coscienza, dì dunque: che cosa meriti? L'anima allora mi risponde: La mia coscienza emette il suo verdetto ed è che io merito il castigo, perché non ti ho obbedito. Ed io soggiungo: Io, tuo giudice, ho preso su di me ogni castigo e ti ho fatto conoscere il tuo rischio e la via da seguire per non arrivare al castigo. Giustizia infatti vuole che, prima di soddisfare la colpa, tu non entri in cielo; e io l'ho sopportata al tuo posto, perché tu ne eri incapace. Io ti ho mostrato attraverso i profeti tutto ciò che doveva accadermi e nulla di quanto essi predissero io omisi. Io ti ho mostrato tutto l'amore possibile, perché ti volgessi a me. Ma, poiché te ne sei allontanato, sei ora oggetto di giustizia, perché hai disprezzato la misericordia. E tuttavia sono tanto misericordioso, che morirei ancora una volta, se fosse possibile; più ancora patirei per te una pena maggiore di quella patita una sola volta sulla croce, piuttosto che giudicarti con quella giustizia. Ma per la giustizia non è possibile che io muoia di nuovo. La misericordia però dice che, se fosse possibile, volentieri lo farei per te. Ecco come io sono misericordioso e caritatevole anche coi dannati. Qualunque cosa faccio, la faccio in segno della mia carità. Fin dalle origini ho amato l'uomo, anche mentre apparivo adirato; ma nessuno bada ed è sensibile all'amor mio.
Adunque, perché sono giusto e misericordioso, avverto quelli che son detti soldati che invochino la mia misericordia, affinché non li raggiunga la mia giustizia, la quale è stabile come un monte, ardente come il fuoco, terribile come il tuono, improvvisa come un arco teso (con la freccia pronta).
Io li avverto in tre modi. Prima, come Padre ai figli, affinché tornino a me, perché sono il loro Padre e Creatore e darò loro l'eredità che è loro dovuta. Secondo, li prego come fratello, che si ricordino delle piaghe e delle opere mie e ritornino e li accoglierò come fratello. Terzo, come Signore li prego che tornino al loro Signore, cui giurarono fede, cui devono ossequio e cui si obbligarono con giuramento. Perciò, soldati, tornate a me vostro Padre, che con amore vi educai. Consideratemi vostro fratello per voi e fattosi con voi vostro simile. Tornate a me, mansueto Signore.
È una grande scorrettezza infatti dar fede ed ossequio ad un altro Signore. Voi infatti prometteste a me di difendere la mia Chiesa, e di aiutare i miseri; ed ecco prestate ossequio al mio nemico. Abbassate il mio vessillo e innalzate quello del mio nemico. Perciò tornate a me, o soldati, con vera umiltà, perché vi allontanaste per superbia; se vi par duro soffrire qualcosa per me, pensate a quel che io feci per voi. Per voi andai alla croce, con piedi sanguinanti; per voi ebbi inchiodati le mani e i piedi; per voi non ho avuto compassione di nessuna delle mie membra e tutto questo voi trascurate ritirandovi da me. Tornate dunque e vi darò tre aiuti. Primo, la forza contro i nemici corporali e spirituali. Secondo, la magnanimità, per la quale non temerete che me, per cui vi parrà dolce lavorare. Terzo, vi darò la sapienza, con la quale comprenderete la vera fede e la volontà di Dio. Tornate dunque e state virilmente.
Io che vi ammonisco sono Colui a cui servono gli Angeli; io liberai i vostri padri, li giudicai perché disobbedienti e li umiliai perché superbi. Io fui il primo in guerra e il primo nella passione; seguitemi perciò, per non dissolvervi come cera al fuoco. Perché mancaste alle vostre promesse? Perché disprezzaste il giuramento? Son forse io da meno e più indegno del vostro amico temporale, al quale mantenete fede? Con me invece, che vi ho dato la vita e l'onore e vi conservo la salute, non mantenete le promesse. Perciò, miei buoni soldati, mantenetele e se non riuscite a farlo, sforzatevi almeno con la volontà; io difatti, commiserando la schiavitù nella quale vi opprime il Diavolo, accoglierò la volontà al posto delle opere. Se a me tornate con amore, lavorate per la fede della mia Chiesa; io vi verrò incontro come Padre, assieme a tutto il mio esercito.
E vi darò in premio cinque beni. Primo, l'eterno onore mai cesserà di risuonare alle vostre orecchie. Secondo, mai cesserà la vostra visione della faccia e della gloria di Dio. Terzo, mai cesserà la lode a Dio sulla vostra bocca. Quarto, l'anima vostra avrà tutto ciò che desidera e altro non desidererà di più di quel che ha. Quinto, mai più vi separerete dal vostro Dio, e il gaudio sarà interminabile e la vostra vita sarà nella gioia eterna.
Ecco, o soldati, sarà questa la ricompensa se difenderete la vostra fede in me e lavorerete per il mio onore, più che per il vostro. Ricordatevi, se avete intelletto in voi, ch'io sono paziente verso di voi, anche se mi offendete come voi stessi tra di voi non fate. Ma, pur essendo onnipotente e la mia giustizia reclami vendetta contro di voi, tuttavia la mia misericordia, ch'è frutto di sapienza e bontà, ancora vi perdona. Perciò chiedetemi misericordia, perché per amore vi do quello di cui dovrei essere umilmente pregato.