giovedì 2 ottobre 2014

Novena del Cuore di Gesù - Sant'Alfonso Maria de Liguori


Introduzione 
La divozione di tutte le divozioni è l'amore a Gesù Cristo, con pensare spesso all'amore che ci ha portato e ci porta quest'amabile Redentore. Piange e giustamente piange un divoto autore in vedere che molte persone attendono a praticare diverse divozioni e trascurano questa; e che molti predicatori e confessori dicono molte cose, ma poco parlano dell'amore a Gesù Cristo; quando che in verità l'amore a Gesù Cristo dev'esser la principale, anzi l'unica divozione di un cristiano; e perciò questa dovrebbe essere ancora l'unica attenzione e scopo de' predicatori e confessori verso de' loro uditori e penitenti, l'insinuare loro continuamente e l'infiammarli nell'amor di Gesù Cristo. Da questa negligenza poi nasce che le anime poco si avanzino nelle virtù e continuino a marcire negli stessi difetti e spesso ancora ricadano in colpe gravi; perché poco attendono e poco sono ammonite ad acquistare l'amore verso Gesù Cristo ch'è quel laccio d'oro che unisce e stringe le anime con Dio.

A questo solo fine è venuto il Verbo Eterno nel mondo, per farsi amare: Ignem veni mittere in terram et quid volo nisi ut accendatur? (Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Luc. XII, 49). E l'Eterno Padre a questo fine ancora l'ha mandato nel mondo, acciocch'egli ci palesasse il suo amore e così si tirasse l'amor nostro: protestandosi il Padre che in tanto ci ama in quanto noi amiamo Gesù Cristo: Ipse enim Pater amat vos, quia vos me amastis (Il Padre stesso infatti vi ama perché voi avete amato me, Iohan. XVI,). In oltre ci dona le sue grazie in quanto noi ce le domandiamo in nome del Figlio: Si quid petieritis Patrem in nomine meo dabit vobis (Se chiederete qualcosa al Padre nel mio nome, Egli ve la darà, Iohan. XVI, 23). Ed in tanto ci ammette all'eterna beatitudine in quanto ci trova conformi alla vita di Gesù Cristo: Nam quos praescivit et praedestinavit conformes fieri imaginis Filii sui (Poiché quelli che Egli da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati a essere conformi all'immagine del Figlio suo, Rom. VIII, 29). Ma questa conformità noi non mai l'acquisteremo, anzi neppur la desidereremo, se non attenderemo a considerare l'amore che ci ha portato Gesù Cristo.

A questo medesimo fine narrasi nella Vita della Ven. Suor Margherita Alacoque, religiosa della visitazione di S. Maria,1 che il nostro Salvatore rivelò a questa sua serva di volere che ultimamente a' nostri tempi s'istituisse e propagasse nella Chiesa la divozione e festa del suo SS. Cuore, acciocché l'anime divote coi loro ossequi ed affetti riparassero le ingiurie che il suo Cuore riceve spesso dagl'ingrati allorché sta esposto nel Sagramento su gli altari. Si narra per tanto nella vita della mentovata ven. religiosa, scritta dal dotto Mons. Languet vescovo di Sens, che mentre stava un giorno questa divota vergine orando avanti il SS. Sacramento, Gesù Cristo le fé vedere il suo Cuore circondato di spine con una croce di sopra e in un trono di fiamme; e poi le disse così: Ecco quel Cuore che tanto ha amato gli uomini e che nulla per essi ha risparmiato sino a consumarsi per dar loro contrassegni del suo amore; ma che per ricompensa dalla maggior parte non riceve che ingratitudini e disonori in questo Sagramento d'amore; e quel che più mi dispiace è che questi cuori sono a me consagrati. Indi le ordinò ch'ella si adoperasse acciocché nel primo venerdì dopo l'ottava del SS. Sagramento si celebrasse una festa particolare per onorare il suo divin Cuore. 
E ciò a tre fini, 
1. affinché i fedeli lo ringraziassero di questo gran dono loro lasciato della venerabile Eucaristia. 
2. Acciocché le anime sue amanti riparassero coi loro ossequi ed affetti le irriverenze e i dispregi ch'egli ha ricevuti e riceve da' peccatori in questo sagramento. 
3. Acciocché compensassero anche l'onore ch'egli non riceve in tante chiese dove si trova poco adorato e riverito. 
E promise ch'esso avrebbe fatto abbondar le ricchezze del suo Cuore sopra coloro che gli avesser renduto questo onore, così nel giorno della festa, come in tutti gli altri giorni in cui l'avessero visitato nel SS. Sagramento. Sicché questa divozione al Cuore di Gesù Cristo non è altro che un esercizio d'amore verso un sì amabile Signore.

Ma parlando dell'oggetto d'una tal divozione, l'oggetto spirituale è l'amore di cui arde il Cuore di Gesù Cristo verso degli uomini, attesoché l'amore comunemente si attribuisce al cuore, come si legge in tanti luoghi: Praebe, fili mi, cor tuum mihi (Prov. XXIII, 26). Cor meum et caro mea exultaverunt in Deum vivum (Il mio cuore e la mia carne esultano nel Dio vivente, Ps. LXIII, 5).2 Deus cordis mei et pars mea Deus in aeternum (Dio è roccia del mio cuore, mia parte per sempre, Ps. LXII, 11). Caritas Dei diffusa est in cordibus nostris per Spiritum Sanctum qui datus est nobis (L'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo delo Spirito Santo che ci è stato dato, Rom. V, 5).

L'oggetto poi materiale o sia sensibile è il SS. Cuore di Gesù, non già preso per sé nudamente, ma come unito alla santa umanità e per conseguenza alla divina persona del Verbo.
Questa divozione poi in progresso di poco tempo è stata talmente propagata, che oltre l'essersi introdotta in molti monasteri di sagre vergini, se ne sono erette coll'autorità de'prelati da 400 confraternite consagrate al Cuore di Gesù, in Francia, nella Savoia, nelle Fiandre, in Alemagna, in Italia, ed anche in più parti degl'infedeli; e queste confraternite sono state anche arricchite dalla santa Sede di molte indulgenze, con facoltà ancora di erigere cappelle e chiese col titolo del Sacro Cuore, come apparisce dal breve di Clemente X dell'anno 1674, rapportato dal P. Eudes nel suo libro, pag. 468, secondo riferisce il P. Galliffet della Compagnia di Gesù nella sua opera, Eccellenza della divozione del Cuor di Gesù, pag. 266.

E si spera da molte persone divote che abbia un giorno ad ottenersene dalla S. Chiesa anche la concessione dell'Officio e della Messa propria in onore del SS. Cuore di Gesù Cristo. Ben sappiamo per altro che fin dall'anno 1726 fu fatta questa richiesta per mezzo del suddetto P. Galliffet che ne fu il postulatore, esponendo che 'l sagro Cuore di Gesù meritava questa special venerazione per esser egli il comprincipio sensibile e la sede di tutti gli affetti del Redentore e specialmente dell'amore, e per essere ancora il centro di tutt'i suoi dolori interni che soffrì nella sua vita. Ma secondo il mio corto intendimento il nominato buon religioso non conseguì l'intento, perché voll'egli per la sua supplica assumere come certo un appoggio ch'era molto dubbio. Onde giustamente gli fu opposto ch'ella era una gran questione se le affezioni dell'animo si formano nel cuore o nel cerebro; quando anzi i filosofi più moderni con Lodovico Muratori nella sua filosofia morale (Cap. II, p. 14) seguitano la seconda opinione del cerebro. E che perciò non essendovi circa una tal controversia alcun giudizio fatto sinora dalla Chiesa, che prudentemente suole astenersi da tali decisioni, non dovesse aver luogo la richiesta fatta, come appoggiata alla sentenza incerta degli antichi. All'incontro dicevasi che mancando il suddetto special motivo addotto di venerazione a rispetto del cuore, non conveniva accordare la concessione domandata dell'Officio e Messa; poiché altrimenti in avvenire avrebbero potuto promuoversi simili domande anche in onore del SS. costato, della lingua, degli occhi e delle altre membra di Gesù Cristo. Così ritrovo registrato nella celebre opera di Benedetto XIV di fel. mem. De canoniz. sanct., tom. 4, 1. 4, pag. 2, cap. 13.

Ma la speranza che noi abbiamo di vedere un giorno accordata la suddetta concessione in quanto al Cuore di nostro Signore, non l'appoggiamo già alla mentovata sentenza degli antichi, ma all'opinione comune de' filosofi, tanto antichi quanto moderni, che il cuore umano, sebbene non fosse la sede degli affetti e 'l principio della vita; non però, come scrive lo stesso dottissimo Muratori nel citato luogo, il cuore è uno de' primari fonti ed organi della vita dell'uomo. Poiché comunemente oggidì dicono i fisici che il fonte e principio della circolazione del sangue è il cuore, a cui stanno attaccate tutte le arterie e vene; e perciò non si dubita che dal cuore ricevono il moto le altre parti del corpo. Se dunque il cuore è uno de' primari fonti della vita umana, non può dubitarsi che 'l cuore ha una primaria parte negli affetti dell'uomo. Ed in fatti si vede coll'esperienza che le affezioni interne di dolore e d'amore fanno molto maggior impressione nel cuore, che in tutte le altre parti della persona. E specialmente circa l'amore, tralasciando di nominare tanti altri santi, si legge di S. Filippo Neri (Vita, al cap. VI) che ne' suoi fervori verso Dio usciva il calore del cuore a farsi sentire su del petto, e il cuore palpitavagli sì forte che respingeva la testa di chi se gli accostava; e 'l Signore con prodigio soprannaturale dilatò le coste del santo al di lui cuore, il quale agitato dall'ardore cercava più spazio da potersi muovere. S. Teresa scrive ella stessa nella sua Vita (Lib. I, cap. 4)che Dio mandò più volte un angelo a ferirle il cuore, sì che ne restava poi accesa d'amore divino e sentivasi sensibilmente bruciare e venir meno: cosa da molto ponderarsi, scorgendosi da ciò che gli affetti d'amore con modo speciale s'imprimono da Dio nel cuore de' santi; e la Chiesa non ha avuta ripugnanza di concedere a' Carmelitani scalzi la Messa propria in onore del cuore ferito di S. Teresa.

Di più si aggiunge che la Chiesa ha stimati ben degni di speciale venerazione gli strumenti della Passione di Gesù Cristo, come la lancia, i chiodi e la corona di spine, concedendo l'Officio e la Messa in loro culto speciale; siccome riferisce Benedetto XIV nell'opera e luogo citato al num. 18, dove specialmente riferisce le parole d'Innocenzo VI che concesse l'Officio della lancia e de' chiodi del Signore, e sono queste:  dignum reputamus, si de ipsius Passionis specialibus instrumentis, et praesertim in partibus in quibus instrumenta ipsa dicuntur haberi, speciale festum celebretur, nosque Christifideles in eorum devotione divinis officiis specialiter foveamus. Se dunque la Chiesa ha stimato bene di venerare con culto speciale la lancia, i chiodi, le spine, perché hanno avuto il contatto di quelle parti del corpo di Gesù Cristo che ebbero un tormento particolare nella sua Passione; quanto maggiormente può da noi sperarsi che si conceda un culto speciale in onore del SS. Cuore di Gesù Cristo, ch'ebbe una tanta gran parte ne' suoi santi affetti e negl'immensi dolori interni che patì in vedere i tormenti che gli si apparecchiavano e l'ingratitudine che dopo tanto amore gli uomini aveano a rendergli. Dal che fu cagionato il sudore di sangue che poi ebbe il Signore nell'orto, mentre un tal sudore non può spiegarsi senza ricorrere ad un forte stringimento del cuore, per lo quale il sangue, essendogli impedito il suo corso, fu costretto a diffondersi per le parti esterne: e tale stringimento del Cuore di Gesù Cristo certamente non derivò da altra causa, che dalle pene interne di timore, di tedio e di mestizia, secondo quel che scrivono i Vangelisti: Coepit pavere, [et] taedere, et maestus esse (Marc. XIV, [33] et Matth. XXVI, [37]).

Ma - checché sarà di ciò - veniamo per ora a compiacere la divozione dell'anime innamorate di Gesù Cristo, che desiderano nella novena del suo amantissimo Cuore trattenersi ad onorarlo nel SS. Sagramento con sante considerazioni ed affetti.


1° Meditazione 
Cuore amabile di Gesù

Chi fa conoscersi in tutto amabile si fa necessariamente amare. Oh se noi ci applicassimo a conoscere tutte le belle parti che ha Gesù Cristo d'essere amato, tutti saressimo nella felice necessità di amarlo. E qual cuore fra tutti i cuori può ritrovarsi più amabile del Cuore di Gesù? Cuore tutto puro, tutto santo, tutto pieno d'amore verso di Dio e verso di noi; mentre tutti i suoi desideri non sono che della divina gloria e del nostro bene. Questo è quel Cuore in cui trova Iddio tutte le sue delizie, tutte le sue compiacenze. Regnano in questo Cuore tutte le perfezioni, tutte le virtù: un amore ardentissimo a Dio suo Padre, unito alla maggiore umiltà e rispetto che possa esservi: una somma confusione per li nostri peccati, de' quali egli si è caricato, unita ad una somma confidenza d'un tenerissimo figlio; un sommo abborrimento alle nostre colpe, unito ad una viva compassione delle nostre miserie: una somma pena unita ad una perfetta uniformità alla volontà divina. Sicché in Gesù ritrovasi tutto ciò che può esservi di amabile. Taluni son tirati ad amare gli altri per la bellezza, altri per l'innocenza, altri per la consuetudine, altri per la divozione. Ma se vi fosse una persona in cui fossero raccolte tutte queste ed altre virtù, chi potrebbe non amarla? Se anche da lontano noi sentiamo esservi un principe straniero bello, umile, cortese, divoto, pieno di carità, mansueto con tutti, che rende bene a chi gli fa male, anche senza conoscerlo e bench'egli non ci conosca né noi conosciamo lui né ci abbiamo che fare, pure c'innamora e ci vediamo costretti ad amarlo. E Gesù Cristo poi, il quale tiene con sé tutte queste virtù e tutte in grado perfetto, e ci ama così teneramente, com'è possibile che sia poco amato dagli uomini e non sia tutto l'oggetto del nostro amore? Oh Dio, che Gesù ch'è solo amabile e che ci ha dati tanti contrassegni dell'amore che ci porta, egli solo - diciam così - par che sia il mal fortunato con noi, che non può giungere a vedersi da noi amato, come se non fosse a bastanza degno del nostro amore! Questo è quel che faceva piangere le Rose di Lima, le Catterine da Genova, le Terese, le Marie Maddalene de' Pazzi, le quali considerando questa ingratitudine degli uomini, esclamavano piangendo: L'amore non è amato, l'amore non è amato.

Affetti e preghiere

Mio amabile Redentore, quale oggetto più degno d'amore poteva il vostro Eterno Padre comandarmi d'amare fuori di voi? Voi siete la bellezza del paradiso, voi l'amore di vostro Padre, nel vostro Cuore hanno la sede tutte le virtù. O Cuore amabile del mio Gesù, voi ben meritate l'amore di tutti i cuori; povero ed infelice quel cuore che non v'ama! Tale infelice, oh Dio, è stato il cuor mio, in tutto quel tempo che non vi ha amato. Ma io non voglio seguire ad essere così infelice; io v'amo, e voglio sempre amarvi, o Gesù mio.

O Signore, per lo passato io mi son dimenticato di voi; ed ora che aspetto? aspetto forse di obbligarvi colla mia ingratitudine a scordarvi affatto di me e ad abbandonarmi? No, mio caro Salvatore, non lo permettete. Voi siete l'amore d'un Dio, e non avrete da essere poi l'amor d'un misero peccatore quale son io così beneficato e amato da voi? O belle fiamme, voi che ardete nel Cuore innamorato del mio Gesù, deh accendete voi nel mio povero cuore quel santo e beato fuoco che venne Gesù dal cielo ad accendere in terra. Voi incenerite e distruggete tutti gli affetti impuri che vivono nel mio cuore e l'impediscono d'essere tutto suo. - Fate, mio Dio, ch'egli non viva che per amare solo solo voi, caro mio Salvatore. Se un tempo vi ho disprezzato, ora sappiate che voi siete l'unico mio amore. Io v'amo, io v'amo, io v'amo né voglio amare altro che voi. Amato mio Signore, deh non isdegnate di accettare ad amarvi un cuore che un tempo vi ha amareggiato. Sia gloria vostra il far vedere agli angeli ardere per voi d'amore un cuore che un tempo vi ha fuggito e vilipeso.

Vergine SS. Maria, Madre e speranza mia, aiutatemi voi; pregate Gesù che mi renda colla sua grazia quale egli mi desidera.




2° Meditazione
Cuore amante di Gesù

Oh se intendessimo l'amore che arde nel Cuore di Gesù verso di noi! Egli ci ha tanto amati, che se si unissero tutti gli uomini, tutti gli angeli, e tutti i santi con tutte le loro forze, non giungerebbero alla millesima parte dell'amore che ci porta Gesù. Egli ci ama immensamente più che noi stessi. Egli ci ha amati sino all'eccesso: Dicebant excessum eius, quem completurus erat in Ierusalem (Luc. IX, 31). E qual maggior eccesso che un Dio morire per le sue creature? Egli ci ha amati sino all'estremo: Cum dilexisset suos... in finem dilexit eos (Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine, Io. XIII, 1). Poiché, dopo averci amato questo Dio da un'eternità, sicché non vi è stato momento nell'eternità che Iddio non ha pensato a noi e non ha amato ciascuno di noi in caritate perpetua dilexi te; - egli per nostro amore si è fatto uomo ed ha eletta una vita penosa e una morte di croce per noi. Ond'è ch'egli ci ha amati più del suo onore, più del suo riposo e più della sua vita, avendo sacrificato tutto per dimostrarci l'amor che ci porta. E questo non è eccesso di carità che farà stupire gli angeli e 'l paradiso per tutta l'eternità?- Quest'amore l'ha indotto ancora a restarsene con noi nel SS. Sagramento come in trono di amore: poiché ivi se ne sta in vista di poco pane, chiuso in un ciborio, dove par che rimanga in un pieno annientamento della sua maestà, senza moto e senza uso de' sensi; sicché ivi par che non faccia altro officio che di amare gli uomini.


L'amore fa desiderare la continua presenza della persona amata: quest'amore e questo desiderio fe' restar Gesù Cristo con noi nel SS. Sagramento. Parve troppo breve a questo innamorato Signore l'essere stato per soli trentatre anni cogli uomini in questa terra; onde per dimostrare il suo desiderio di stare sempre con noi, stimò necessario di fare il più grande di tutti i miracoli, quale fu l'istituzione della santa Eucaristia. Ma l'opera della Redenzione era già compita, gli uomini già erano stati riconciliati con Dio, a che serviva il restarsi Gesù in terra in questo sagramento? Ah ch'egli vi resta, perché non sa separarsi da noi, dicendo che con noi trova le sue delizie. Quest'amore ancora l'ha indotto sino a farsi cibo delle anime nostre, affin di unirsi con noi e fare de' cuori nostri e del suo una stessa cosa. Qui manducat meam carnem... in me manet et ego in illo (Chi mangia la mia carne e il mio sangue, rimane in me e io in lui, Io. VI, 57). O stupore! o eccesso dell'amor divino! Diceva un servo di Dio: Se qualche cosa potesse smuovere la mia fede circa il mistero dell'Eucaristia non sarebbe già il dubbio come il pane diventi carne e come Gesù stia in più luoghi e tutto ristretto in sì poco spazio, perché risponderei che Dio può tutto; ma se mi si chiede com'egli ami tanto l'uomo, che sia giunto a farsi suo cibo, altro non ho che rispondere, che questa è verità di fede superiore alla mia intelligenza e che l'amore di Gesù non può comprendersi.2 Oh amore di Gesù fatevi conoscere dagli uomini e fatevi amare!


Affetti e preghiere

O Cuore adorabile del mio Gesù, Cuore innamorato degli uomini, Cuore creato a posta per amare gli uomini, deh come potete esser dagli uomini così mal corrisposto e vilipeso? Ah me miserabile, che anch'io sono stato uno di questi ingrati che non vi ho saputo amare! Perdonatemi, Gesù mio, questo gran peccato di non aver amato voi che siete così amabile e tanto avete amato me, che non avete più che fare per obbligarmi ad amarvi. Vedo ch'io per aver un tempo rinunziato al vostro amore meriterei d'esser condannato a non potervi più amare. Ma no, mio caro Salvatore, datemi ogni castigo, ma non questo. Concedetemi la grazia d'amarvi e poi datemi qualunque pena voi volete. Ma come posso temere di tal castigo, mentre sento che voi seguite ad intimarmi il dolce, il caro precetto di amare voi mio Signore e Dio? Diliges Dominum Deum tuum ex toto corde tuo. (Amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il tuo cuore - Dt 6,5) 
Sì, mio Dio, voi volete esser amato da me ed io voglio amarvi; anzi non voglio amare altri che voi che tanto mi avete amato. O amore del mio Gesù, voi siete l'amor mio. O Cuore infiammato di Gesù, infiammate ancora il cuore mio. Non permettete ch'io per l'avvenire abbia neppure per un momento da vivere privo del vostro amore, uccidetemi prima, distruggetemi; non fate vedere al mondo quest'orrenda ingratitudine, ch'io così amato da voi, dopo tante grazie e lumi da voi ricevuti abbia di nuovo a disprezzare il vostro amore. No, Gesù mio, non lo permettete. Spero al sangue che avete sparso per me, ch'io sempre v'amerò e voi sempre mi amerete: e quest'amore fra me e voi non si scioglierà mai più in eterno.

O madre del bell'amore Maria, voi che tanto desiderate di vedere amato Gesù, legatemi, stringetemi col vostro Figlio; ma stringetemi tanto ch'io non abbia a vedermene più separato.



3° Meditazione
Cuore di Gesù anelante di essere amato

Gesù non ha bisogno di noi; egli col nostro amore e senza di quello è ugualmente felice, ugualmente ricco e potente; e pure, dice S. Tommaso, Gesù Cristo, perché ci ama, tanto desidera il nostro amore, come se l'uomo fosse suo Dio, e la sua felicità dipendesse da quella dell'uomo.1 Ciò facea stupire il Santo Giobbe che dicea: Quid est homo, quia magnificas eum? aut quid apponis erga eum cor tuum? (Che cosa è l'uomo perché tu lo consideri grande e a lui rivolgi la tua attenzione? Iob VII, 17). Come? un Dio desiderare e chiedere con tante premure l'amore d'un verme! Gran favore sarebbe stato solamente che Dio ci avesse permesso l'amarlo. Se un vassallo dicesse al suo re: Signore, io v'amo; passerebbe per un temerario. Ma che si direbbe se il re dicesse al vassallo: Io voglio che m'ami? A ciò non si abbassano i principi della terra, ma Gesù ch'è il re del cielo, è quello che con tanto impegno ci domanda il nostro amore: Diliges Dominum Deum tuum ex toto corde tuo (Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, Mt 22,37). 
Con tanta premura ci chiede il cuore: Praebe, fili mi, cor tuum mihi (Figlio mio, dammi il tuo cuore, Prov. XXIII). E se mai si vede discacciato da un'anima, egli non si parte, ma si mette fuori della porta del cuore e chiama e bussa per entrare: Sto ad ostium et pulso (Sto alla porta e busso, Apoc. III); e la prega ad aprirgli, chiamandola sorella e sposa: Aperi mihi, soror mea sponsa (Aprimi sorella mia, mia amica, Cant. V).3 Egli in somma trova le sue delizie in vedersi amato da noi, e tutto si consola quando un'anima gli dice e spesso glielo replica: Mio Dio, io v'amo. Tutto ciò è effetto del grande amore che ci porta. Chi ama, necessariamente desidera d'esser amato. Il cuore dimanda il cuore: l'amore cerca amore. Ad quid diligit Deus, nisi ut ametur? disse S. Bernardo;4 e prima lo disse Dio stesso: Quid Dominus Deus tuus petit a te, nisi ut timeas... et diligas eum? (Che cosa ti chiede il Signore tuo Dio, se non che tu tema il Signore, e che tu lo ami? Deut. X, 12). Perciò ci fa sapere ch'egli è quel pastore, che trovando la pecorella smarrita, chiama tutti a consolarsene seco: Congratulamini mihi quia inveni ovem meam quam perdideram (Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta, Luc. XV, 6).5 Ci fa sapere ch'egli è quel padre, che quando torna un figlio perduto a' suoi piedi, non solo gli perdona, ma teneramente l'abbraccia. Ci fa sapere che chi non l'ama resta condannato a morte: Qui non diligit manet in morte (Chi non ama rimane nella morte, I Io. III, [14]). Ed all'incontro che chi l'ama lo tiene con se e lo possiede: Qui manet in caritate in Deo manet et Deus in eo (Chi rimane nell'amore rimane in Dio e Dio rimane in lui, I Io. IV, 16). Or tante dimande, tante premure, tante minacce e promesse non ci moveranno ad amare un Dio che tanto desidera d'esser amato da noi?

Affetti e preghiere

Caro mio Redentore, vi dirò con S. Agostino, voi mi comandate ch'io vi ami, e se non v'amo mi minacciate l'inferno; ma qual inferno più orribile, qual disgrazia più grande può succedermi che l'esser privo del vostro amore? Se dunque volete atterrirmi, minacciatemi solamente ch'io vivrò senza amarvi, che questa sola minaccia mi spaventerà più che mille inferni. Se in mezzo alle fiamme dell'inferno potessero i dannati, o mio Dio, ardere del vostro amore, l'inferno diventerebbe un paradiso; e se all'incontro i beati nel cielo non potessero amarvi, il paradiso diventerebbe un inferno. Così S. Agostino.

Vedo già, amato mio Signore, ch'io per li miei peccati meriterei d'esser abbandonato dalla vostra grazia e con ciò condannato a non potervi più amare; ma intendo che voi seguite a comandarmi ch'io v'ami e sento in me un gran desiderio d'amarvi. Questo mio desiderio è dono della grazia vostra, voi me lo date; datemi dunque ancora la forza d'eseguirlo; e fate che da vero e con tutto il cuore da oggi avanti io vi dica e vi replichi sempre: Mio Dio, io v'amo, io v'amo, io v'amo. Voi desiderate il mio amore, io desidero il vostro.
Scordatevi dunque, o Gesù mio, de' disgusti che per lo passato vi ho dati; amiamoci sempre: io non vi lascerò, voi non mi lascerete. Voi sempre mi amerete, io sempre vi amerò. Caro mio Salvatore, i meriti vostri sono la speranza mia. Deh, fatevi amare sempre e fatevi amare assai da un peccatore che assai v'ha offeso.


Vergine immacolata Maria, aiutatemi voi, pregate Gesù per me.


4° Meditazione
Cuore addolorato di Gesù

Non è possibile considerare quanto fu in questa terra addolorato il Cuore di Gesù per nostro amore, e non compatirlo.

Egli stesso ci fe' intendere che giunse il suo Cuore ad essere afflitto da tanta mestizia, che quella sola sarebbe bastata a torgli la vita e farlo morire di puro dolore, se la virtù della sua divinità non avesse per miracolo impedito la morte: Tristis est anima mea usque ad mortem (La mia anima è triste fino alla morte, Marc. XIV, 34). Il maggior dolore che tanto afflisse il Cuore di Gesù non fu già la vista de' tormenti e de' vituperi che gli uomini gli preparavano, ma il vedere la loro ingratitudine all'immenso suo amore. Distintamente egli previde tutt'i peccati che noi avevamo a commettere dopo tante sue pene e dopo una morte così amara ed ignominiosa. Previde specialmente le ingiurie orrende che aveano a fare gli uomini al suo adorabile Cuore ch'egli ci lasciava per testimonio del suo affetto nel SS. Sagramento.- Oh Dio, e quali oltraggi non ha ricevuto Gesù Cristo in questo Sagramento d'amore dagli uomini! Chi l'ha calpestato, chi l'ha gittato nelle cloache, chi se n'è avvaluto per fare ossequio al demonio! E pure la vista di tutti questi dispregi non l'impedì di lasciarci questo gran pegno del suo amore. Egli odia sommamente il peccato, ma l'amore verso di noi sembra che in esso avesse superato l'odio ch'egli porta al peccato; mentre si contentò più presto di permettere tanti sacrilegi, che di privare di questo cibo divino l'anime che l'amano. Tutto ciò non ci basterà a renderci ad amare un Cuore che tanto ci ha amati? Forse Gesù Cristo non ha fatto quanto bastava per meritarsi il nostro amore? Ingrati lasceremo noi ancora abbandonato Gesù sull'altare, come fanno la maggior parte degli uomini? e non ci uniremo più presto con quelle poche anime divote che lo san riconoscere, a struggerci d'amore più che non si struggono le faci che ardono d'intorno a' sagri cibori? Il Cuore di Gesù ivi sta ardendo d'amore per noi; e noi alla sua presenza non arderemo d'amore per Gesù?

Affetti e preghiere

O adorato e caro mio Gesù, ecco a' piedi vostri chi ha tanto addolorato il vostro amabilissimo Cuore. Oh Dio, e come ho potuto io tanto amareggiare quel Cuore che mi ha tanto amato e che non ha risparmiato niente per farsi amare da me! Ma consolatevi, dirò così, mio Salvatore, sappiate che il mio cuore ferito per grazia vostra del vostro santo amore al presente prova tanto rincrescimento de' disgusti che vi ha dati, che vorrebbe morirne di dolore. Oh chi mi dasse, Gesù mio, quel dolore de' miei peccati che voi ne aveste nella vostra vita!

Eterno Padre, io v'offerisco la pena e l'abborrimento ch'ebbe il vostro Figlio delle mie colpe e per questo vi prego a darmi un dolore così grande dell'offese che vi ho fatte, che mi faccia vivere sempre afflitto e addolorato, pensando d'aver disprezzato un tempo la vostra amicizia.

E voi, Gesù mio, da ogg'innanzi donatemi un tale orrore al peccato, che mi faccia abborrire anche le colpe più leggiere, pensando che dispiacciono a voi che non meritate d'essere disgustato né poco né assai, ma meritate un infinito amore. Amato mio Signore, ora io detesto tutto ciò che a voi dispiace, e per l'avvenire non voglio amare se non voi e quello che amate voi. Aiutatemi, datemi forza; datemi la grazia d'invocarvi sempre, o Gesù mio, e di sempre replicarvi questa dimanda: Gesù mio, datemi il vostro amore, datemi il vostro amore, datemi il vostro amore.

E voi Maria santissima, impetratemi la grazia di pregarvi sempre e dirvi: Madre mia, fatemi amare Gesù Cristo.

5° Meditazione
Cuore pietoso di Gesù

E dove mai possiamo trovare un cuore più pietoso e più tenero del Cuore di Gesù, che abbia avuta maggior compassione delle nostre miserie? Questa pietà lo fe' scendere dal cielo in terra. Questa gli fe' dire ch'egli era quel buon pastore venuto a dar la vita per salvare le sue pecorelle. Egli per ottenere il perdono a noi peccatori, non perdonò a se stesso, e volle sacrificarsi sulla croce, per soddisfare colla sua pena il castigo a noi dovuto. Questa pietà e questa compassione gli fa dire anche al presente: Quare moriemini, domus Israel? Revertimini et vivite (Perché volete morire, o Israeliti, Io non godo della morte di chi muore. Convertitevi e vivrete, Ezech. II). Uomini, dice, poveri figli miei, perché vi volete dannare, fuggendo da me? non vedete che da me separandovi voi correte alla morte eterna? Io non voglio vedervi perduti; non diffidate, sempre che volete a me tornare, ritornate e ricupererete la vita. Revertimini et vivite. Questa pietà gli fa anche dire ch'egli è quel padre amoroso che benché si veda disprezzato dal figlio, se quello ritorna pentito egli non sa discacciarlo, ma teneramente l'abbraccia e si scorda di tutte le ingiurie ricevute: Omnium iniquitatum eius... non recordabor (Nessuna delle colpe commesse sarà più ricordata, Ezech. XVIII). 
Non fanno così gli uomini; questi ancorché perdonano, sempre nonperò ritengono la memoria dell'offesa ricevuta e si sentono mossi a vendicarsi; e se non si vendicano perché temono Dio, almeno provano sempre una gran ripugnanza a conversare e trattenersi con quelle persone che l'hanno vilipesi. - Ah Gesù mio, voi perdonate ai peccatori pentiti e non ricusate in questa terra di darvi loro tutto nella santa comunione in questa vita, e tutto nell'altra in cielo poi per mezzo della gloria, senza ritenere alcuna minima ripugnanza a tenervi abbracciata quell'anima che vi ha offeso, per tutta l'eternità. E dove può trovarsi un cuore più amabile e più pietoso come il vostro, o mio caro Salvatore?


Affetti e preghiere

Cuore pietoso del mio Gesù, abbiate pietà di me: Iesu dulcissime, miserere mei. Ve lo dico ora, e voi datemi la grazia di dirvelo sempre: Iesu dulcissime, miserere mei. Prima ch'io vi offendessi, o mio Redentore, io certamente non meritava alcuna di tante grazie che mi avete fatte. Voi mi avete creato, voi mi avete donati tanti lumi: tutto senza merito mio. Ma dopo ch'io v'ho offeso, non solo io non meritava favori, ma ho meritato il vostro abbandono e l'inferno. La vostra pietà ha fatto che voi mi aspettaste e mi conservaste in vita quando io già stava in disgrazia vostra. La vostra pietà mi ha illuminato ed invitato al perdono, ella mi ha dato dolore de' miei peccati, ella il desiderio d'amarvi; ed ora spero già per la vostra pietà di stare in grazia vostra. Deh non lasciate, o Gesù mio, di seguire ad usarmi pietà. La misericordia che vi domando è che mi diate luce e forza di non esservi più ingrato. No, amor mio, non pretendo che mi abbiate a perdonare s'io ritorno a voltarvi le spalle: questa sarebbe presunzione che v'impedirebbe d'usarmi più misericordia. E qual pietà io dovrei più aspettare da voi, se ingrato di nuovo disprezzassi la vostra amicizia e mi separassi da voi? No, Gesù mio, io v'amo e vi voglio sempre amare. E questa è la misericordia che spero e cerco da voi: Ne permittas me separari a te; ne permittas me separari a te (Non permettere che io mi separi da te).

Ne prego anche voi, o madre mia Maria, non permettete ch'io m'abbia da separare più dal mio Dio.


6° Meditazione
Cuore liberale di Gesù Cristo

È proprio delle persone di buon cuore il desiderare di far contenti tutti, e specialmente i più bisognosi ed afflitti. Ma dove potrà mai trovarsi una persona di più buon cuore di Gesù Cristo? Egli perch'è bontà infinita ha un sommo desiderio di comunicare a noi le sue ricchezze: Mecum sunt divitiae..., ut ditem diligentes me (Ricchezza e onore sono con me, per dotare di beni quanti mi amano, Prov. VIII, 18,20). Egli a questo fine si è fatto povero, dice l'Apostolo, per fare noi ricchi: Propter vos egenus factus est... ut illius inopia [vos] divites essetis (Da ricco che era si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà, II Cor. VIII, 9). A questo fine ancora ha voluto restarsene con noi nel SS. Sagramento, dove in ogni tempo sta colle mani piene di grazie, come fu veduto dal padre Baldassarre Alvarez, per dispensarle a chi viene a visitarlo.1 A questo fine inoltre egli si dona tutto a noi nella santa comunione, facendo con ciò intendere che non saprà negarci i suoi beni, mentre giunge a darci tutto se stesso: Quomodo non etiam cum illo omnia nobis donavit? (Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui?, Rom. VIII, 32). 
Sicché nel Cuore di Gesù noi troviamo ogni bene, ogni grazia che desideriamo: In omnibus divites facti estis in Christo... ita ut nihil vobis desit in ulla gratia (In Lui siete stati arricchiti di tutti i doni...così che non vi manca più nessun dono di grazia, I Cor. I).2 Ed intendiamo che al Cuore di Gesù noi siam debitori di tutte le grazie ricevute della Redenzione, della vocazione, de' lumi, del perdono, dell'aiuto a resistere nelle tentazioni, della sofferenza nelle cose contrarie: sì, perché senza il suo soccorso non potevamo far niente di bene: Sine me nihil potestis facere (Senza di me non potete fare nulla, Io. XV, 5). E se per lo passato, dice il Signore, voi non avete ricevute più grazie, non vi lagnate di me, lagnatevi di voi che avete trascurato di cercarmele. Usque modo non petistis quidquam;... petite et accipietis (Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena, Io. XVI, 24). Oh com'è ricco e liberale il Cuore di Gesù per ognuno che a lui ricorre. Dives in omnes qui invocant illum (Ricco verso tutti quelli che lo invocano, Rom. X, 12). Oh le gran misericordie che ricevono l'anime che sono attente a chiedere aiuto a Gesù Cristo! Dicea Davide: Quoniam tu, Domine, suavis et mitis, et multae misericordiae omnibus invocantibus te (Tu sei buono, Signore, e perdoni, sei pieno di misericordia con chi ti invoca, Ps. LXXXV, 5). Andiamo dunque sempre a questo Cuore, domandiamo con confidenza, ed otterremo tutto.

Affetti e preghiere

Ah Gesù mio, voi non avete ripugnato di darmi il vostro sangue e la vita, ed io ripugnerò di darvi il miserabile mio cuore? No, mio caro Redentore, io ve l'offerisco tutto, tutta vi dono la mia volontà; accettatela voi e disponetene a vostro piacere. Io non ho né posso niente, ma ho questo cuore donatomi da voi, del quale niuno può privarmi: posso esser privato delle robe, del sangue, della vita, ma non già del cuore. Con questo cuore io posso amarvi, con questo io voglio amarvi.

Deh insegnatemi voi, o mio Dio, la perfetta dimenticanza di me stesso; insegnatemi ciò che debbo fare per giungere al vostro puro amore, del quale voi per vostra bontà me ne avete ispirato il desiderio. Io sento in me una volontà risoluta di piacervi; ma per eseguirla da voi aspetto e domando l'aiuto. A voi tocca, o amante Cuore di Gesù, di render tutto vostro il mio povero cuore, che per lo passato è stato a voi così ingrato, e per sua colpa privo del vostro amore. Deh fate che questo mio cuore sia tutto acceso per voi, come il vostro è acceso per me. Fate che la mia volontà sia tutta unita alla vostra, sicché io non voglia se non quello che volete voi; e da ogg'innanzi la vostra santa volontà sia la regola di tutte le mie azioni, di tutti i pensieri, e di tutti i desideri miei. Io spero, Signore, che non mi negherete la grazia vostra per eseguire questa mia risoluzione ch'io fo oggi a' vostri piedi, di abbracciare con pace quanto di me e delle mie cose voi disponerete, così nella mia vita, come nella mia morte.

Beata voi, o Maria immacolata, che aveste il cuore sempre e tutto uniforme al Cuore di Gesù! Deh impetratemi voi, madre mia, che per l'avvenire altro io non voglia né desideri se non quel che vuole Gesù e volete voi.




7° Meditazione
Cuore grato di Gesù

È così grato il Cuore di Gesù, ch'egli non sa vedere alcuna minima nostra opera fatta per suo amore, alcuna minima parola detta per sua gloria, alcun buon pensiero deliberato di suo compiacimento, senza darne a ciascuno la sua mercede. Egli inoltre è così grato, che rende sempre il centuplo per uno, Centuplum accipietis. Gli uomini che son grati, se ricompensano alcun beneficio loro fatto lo ricompensano una volta; si tolgon, come suol dirsi, l'obbligazione e poi non vi pensano più. Gesù Cristo non fa così con noi: ogni nostro buon atto fatto per dargli gusto, non solo centuplicatamente lo ricompensa in questa vita, ma nell'altra lo ricompensa infinite volte in ogni momento per tutta l'eternità. E chi sarà così trascurato che non faccia quanto può per contentare questo Cuore così grato? Ma oh Dio, come attendono gli uomini a compiacere Gesù Cristo? Dirò meglio, come possiamo noi essere così ingrati con questo nostro Salvatore? S'egli non avesse sparsa che una sola goccia di sangue, una lagrima sola per la nostra salute, pure noi gli saressimo infinitamente obbligati; poiché questa goccia e questa lagrima anche sarebbe stata d'infinito valore appresso Dio per ottenerci ogni grazia. Ma Gesù ha voluto impiegare per noi tutti i momenti della sua vita, ha donati a noi tutti i suoi meriti, tutte le sue pene, le ignominie, tutto il sangue e la vita; sicché non una, ma infinite obbligazioni abbiamo noi d'amarlo. Ma oimè, che noi siamo grati anche colle bestie: se un cagnolino ci dimostra qualche segno d'affetto, par che ci costringa ad amarlo; e poi come possiamo esser così ingrati con Dio? I benefizi di questo Dio sembra che cogli uomini mutino natura e diventino maltrattamenti, mentre in vece di gratitudine e d'amore non riportano che offese ed ingiurie. Illuminate, o Signore, questi ingrati a conoscere l'amore che voi loro portate.

Affetti e preghiere

O amato mio Gesù, ecco a' piedi vostri l'ingrato. Io sono stato ben grato colle creature, solamente con voi sono stato un ingrato. Con voi dico, che siete morto per me e non avete avuto più che fare per mettermi in obbligo d'amarvi. Mi consola e mi dà animo l'aver che fare con un Cuore di bontà e di misericordia infinita, che si protesta di scordarsi di tutte le offese di quel peccatore che si pente e l'ama.
Caro mio Gesù, per lo passato io v'ho offeso, v'ho disprezzato: ma ora v'amo più d'ogni cosa, più di me stesso. Ditemi quel che volete da me, che tutto son pronto a farlo colla grazia vostra. Io credo che voi mi avete creato, voi avete dato il sangue e la vita per amor mio: credo ancora che per me vi siete lasciato nel SS. Sagramento; ve ne ringrazio, amor mio; deh non permettete ch'io di tanti benefici e testimoni del vostro amore ve ne sia più ingrato per l'avvenire. Legatemi, stringetemi al vostro Cuore, e non permettete ch'io nella vita che mi resta abbia da darvi più disgusto ed amarezze. Basta, Gesù mio, quanto vi ho offeso, ora vi voglio amare. Oh ritornassero gli anni miei perduti! Ma no, che quei non tornano più e poca sarà la vita che mi resta; ma o sia poca o sia molta, mio Dio, il tempo che mi rimane a vivere tutto lo voglio spendere in amar voi, sommo bene, che meritate un amore eterno ed infinito.


Maria, madre mia, non permettete ch'io abbia da essere più ingrato al vostro Figlio; pregate Gesù per me.


8° Meditazione
Cuore di Gesù disprezzato

Non v'è pena maggiore ad un cuore che ama quanto vedere disprezzato il suo amore; e tanto più quando i contrassegni dimostrati di questo amore sono stati grandi, ed all'incontro è grande l'ingratitudine. Se ogni uomo rinunziasse a tutti i suoi beni e se ne andasse a vivere in un deserto, a cibarsi d'erbe, a dormir sulla terra, a macerarsi colle penitenze, ed in fine si facesse trucidare per Gesù Cristo; qual compenso renderebbe alle pene, al sangue, alla vita che questo gran Figlio di Dio ha data per suo amore? Se noi ci sagrificassimo ogni momento alla morte, certamente neppure ricompenseressimo in minima parte l'amore che Gesù Cristo ci ha dimostrato nel darsi a noi nel SS. Sagramento. Un Dio mettersi sotto le specie di poco pane e farsi cibo d'una sua creatura! Ma, oh Dio, qual è la ricompensa e gratitudine che rendono gli uomini a Gesù Cristo? Qual è? maltrattamenti, disprezzo delle sue leggi e delle sue massime, ingiurie tali che non le farebbero a un loro nemico o loro schiavo o peggior villano della terra. E possiamo noi pensare a tutti questi maltrattamenti che ha ricevuti e riceve tutto giorno Gesù Cristo e non sentirne pena? e non cercare col nostro amore di compensare l'amore immenso del suo Cuore divino che sta nel SS. Sagramento acceso del medesimo amore verso di noi, e desideroso di comunicarci i suoi beni e di donarci tutto se stesso, pronto a riceverci nel suo Cuore sempre che andiamo a lui? Qui venit ad me, non eiiciam foras (Colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, Io. VI, 37).


-Abbiam fatto l'uso a sentir nominare Creazione, Incarnazione, Redenzione: Gesù nato in una stalla, Gesù morto in croce. Oh Dio, se sapessimo che un altro uomo ci avesse fatto alcuno di questi benefici, non potressimo far di meno di amarlo. Solo Iddio par che abbia, diciam così, questa mala sorte cogli uomini, che non avendo più che fare per farsi da loro amare, non può giungere a questo intento; e in vece d'essere amato si vede vilipeso e posposto. Tutto nasce dalla dimenticanza che hanno gli uomini dell'amor di questo Dio.

Affetti e preghiere

O Cuore del mio Gesù, abisso di misericordia e d'amore, come a vista della bontà che mi avete usata e della mia ingratitudine, io non muoio e non mi struggo di dolore? Voi, Salvator mio, dopo avermi dato l'essere, mi avete dato tutto il vostro sangue e la vita, abbandonandovi alle ignominie ed alla morte per amor mio; e di ciò non contento, avete di più inventato il modo di sagrificarvi ogni giorno per me nella santa Eucaristia, non ricusando di esporvi alle ingiurie che dovevate ricevere - e che già voi prevedevate - in questo Sagramento d'amore. O Dio, come posso vedermi poi così ingrato a voi senza morir di confusione! Ah Signore, date fine alle mie ingratitudini con ferirmi il cuore del vostro amore e farmi tutto vostro. Ricordatevi del sangue e delle lagrime che avete sparse per me e perdonatemi. Deh non siano perdute per me tante vostre pene.

Ma voi, benché m'abbiate veduto così ingrato ed indegno del vostro amore, non avete lasciato d'amarmi ancora quando io non v'amava e neppure desiderava che voi mi amaste; quanto più dunque io debbo sperare il vostro amore ora che non voglio né sospiro altro che amarvi ed esser amato da voi? Deh contentate appieno questo mio desiderio; dirò meglio questo desiderio vostro, perché voi siete che me lo date. Fate che questo giorno sia il giorno della mia total conversione, sicch'io cominci ad amarvi, per non cessare mai più d'amare voi sommo bene. Fate ch'io muoia in tutto a me stesso, per non vivere che a voi e per ardere sempre del vostro amore.


O Maria, il vostro cuore fu quell'altare beato che fu sempre acceso dal divino amore; madre mia cara, rendetemi simile a voi; pregatene il vostro Figlio, che gode di onorarvi col non negarvi niente di quanto gli domandate.

9° Meditazione
Cuore fedele di Gesù

Oh quanto è fedele il bel Cuore di Gesù Cristo con coloro che chiama al suo santo amore! Fidelis est qui vocavit vos, qui etiam faciet (Degno di fede è colui che vi chiama: egli farà tutto questo!,I Thess. V, 24). La fedeltà di Dio porge a noi la confidenza di sperar tutto, ancorché non meritiamo niente. Se abbiam discacciato Dio dal nostro cuore, apriamogli la porta ed egli subito entrerà secondo la promessa fatta: Si quis... aperuerit mihi ianuam, intrabo ad illum et caenabo cum illo (Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me, Ap. III, 20). Se vogliamo grazie, domandiamole a Dio in nome di Gesù Cristo, ed egli ci ha promesso che l'otterremo: Si quid petieritis Patrem in nomine meo, dabit vobis (Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, Egli ve la darà, Io. XV, 16). Se siamo tentati, confidiamo ne' suoi meriti, ed egli non permetterà che i nemici ci combattano oltre le nostre forze: Fidelis autem Deus est qui non patietur vos tentari supra id quod potestis (Dio, infatti, è degno di fede e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze, I Cor. X, 13). Oh quanto è meglio trattar con Dio, che cogli uomini! Quante volte gli uomini promettono e poi mancano, o perché mentiscono nel promettere, o dopo la promessa mutano volontà? Non est Deus quasi homo, dice lo Spirito Santo, ut mentiatur; nec ut filius hominis, ut mutetur (Dio non è un uomo perchè egli menta, dice lo Spirito Santo, non è un figlio d'uomo perché egli ritrattiNum. XXIII, 19). Iddio non può essere infedele nelle sue promesse, perché egli non può mentire essendo la stessa verità; né può mutar volontà, perché tutto ciò che vuole è giusto e retto. Ha promesso dunque di ricevere ognuno che a lui viene, di dare aiuto a chi glielo domanda, di amare chi l'ama, e poi non lo farà? Dixit ergo et non faciet? (Forse Egli dice e poi non fa? Parla e non adempie?, Nm 23,19) - Oh fossimo fedeli con Dio com'egli è fedele con noi! Noi per lo passato quante volte gli abbiam promesso d'esser suoi, di servirlo e d'amarlo; e poi l'abbiamo tradito, e licenziandoci dalla sua servitù ci siamo venduti per ischiavi al demonio! Deh preghiamolo che ci dia fortezza per essergli fedeli in avvenire. Oh beati noi se saremo fedeli con Gesù Cristo in quelle poche cose che ci comanda! Egli sarà ben fedele nel rimunerarci con premi troppo grandi; e ci farà sentire ciò che ha promesso a' suoi servi fedeli: Euge, serve bone et fidelis, quia super pauca fuisti fidelis, super multa te constituam; intra in gaudium Domini tui (Bene servo buono e fedele, sei stato fedele nel poco, io ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo Signore, Matth. XXV, 21).



Affetti e preghiere

Caro mio Redentore, oh foss'io stato fedele con voi come voi siete stato fedele con me! Sempre ch'io ho aperto il mio cuore, voi siete entrato a perdonarmi ed a ricevermi nella vostra grazia: sempre che vi ho chiamato voi siete accorso ad aiutarmi. Voi siete stato fedele con me, ma io sono stato troppo infedele con voi; vi ho promesso servirvi, e poi tante volte vi ho voltate le spalle; vi ho promesso il mio amore, e poi tante volte ve l'ho negato: come se voi mio Dio che mi avete creato e redento, foste men degno di esser amato, che le creature e quei miseri miei gusti per cui v'ho lasciato.

Perdonatemi, Gesù mio. Conosco la mia ingratitudine e l'abborrisco. Conosco che voi siete una bontà infinita che meritate un infinito amore specialmente da me che dopo tante offese da me ricevute voi avete tanto amato. Povero me se mi dannassi! Le grazie che m'avete fatte ed i contrassegni dell'affetto speciale che mi avete dimostrati sarebbero, oh Dio, l'inferno del mio inferno. Ah no, amor mio, abbiate pietà di me; non permettete ch'io vi torni a lasciare, e che poi dannandomi, come meriterei, io avessi da seguir nell'inferno a pagare con ingiurie e odio l'amore che voi m'avete portato.
Deh, Cuore innamorato e fedele di Gesù, infiammate il misero mio cuore acciocché arda per voi come voi ardete per me. Gesù mio, al presente mi pare che v'amo, ma v'amo poco, fate voi che v'ami assai e che vi sia fedele sino alla morte. Questa grazia vi cerco insieme colla grazia di seguire sempre a cercarvela. Fatemi morire prima ch'io v'abbia di nuovo a tradire.

O Maria, madre mia, aiutatemi ad esser fedele al vostro Figlio.