domenica 21 settembre 2014

Il matrimonio spirituale con Maria e i 15 gioielli da Lei donati

Questa Regina di entrambi i mondi, dopo lo Sposalizio, apparendogli molto spesso e lasciandolo stupefatto, accrebbe divinamente la sua forza, e lo rinvigorì, affinché desse allo stesso modo coraggio agli altri devoti, per mezzo del Salterio della Madre
di Dio. Una volta Lei gli disse: «Diletto Sposo, da ora in poi non devi mai più considerarmi divisa da te, né separarti dall’affidamento a me, e dal mio servizio: essendo così grande l’unione tra me e te, che, se per mezzo del Santo Sposalizio corporale fossimo stati sposati tante volte, quante donne esistono al mondo, tuttavia non sarei stata a te così stretta e legata come ora, per mezzo dello Sposalizio spirituale, sono unita a te, e questo senza alcuna unione carnale, che è senza valore e che non vale nulla, ma in quella spirituale e del tutto divina. In questo consiste la procreazione verginale e la celeste fecondazione delle anime, che nessuno, sia con la ragione, sia attraverso l’erudizione è abbastanza in grado di comprendere, se non colui che la riceve. 
2. Orsù dunque, coraggio, o dilettissimo Sposo, è necessario ormai che, secondo i diritti matrimoniali, siano condivise tra noi tutte le cose. 
Perciò voglio comunicarti per diritto del Matrimonio spirituale, le grazie conferite a me. 
3. Sappi poi che il Matrimonio corporale è un Sacramento Santo nella Chiesa, in quanto è figura e segno del Matrimonio spirituale tra Cristo e la Chiesa. 
4. Poiché dunque ti sposai, per mezzo del Salterio Angelico, come anche Dio Padre mi sposò a sé, per mezzo del medesimo nell’Angelica Salutazione, per la generazione di suo Figlio; così anch’io, Vergine purissima e intemerata, sono stata unita a te, per volere di Dio, in vista del rinnovamento del mondo operato dal (mio) Figlio, per mezzo dei Sacramenti e delle Virtù. 
5. Non venga in mente a nessuno, nulla di impuro in questa (unione). Infatti, la generazione spirituale è più pura del sole, più pulita delle stelle, contenendo l’abbraccio della Trinità infinita, e in essa si consuma questo Sposalizio, in quella stessa, nella quale sono tutte le cose, dalla quale vengono tutte le cose, e per mezzo della quale esistono tutte le cose. 
6. Gioisci allora e rallegrati, o Sposo, poiché mi hai fatto gioire tante volte, quante volte mi hai salutato nel mio Salterio. Eppure, mentre io ero felice, tu molto spesso eri angosciato, eri tormentato assai pesantemente, eri afflitto molto duramente, ma perché? Avevo stabilito di darti cose dolci, perciò per molti anni, portavo a te cose amare. Orsù gioisci ora. Eccoti, dall’abbondanza dei miei doni, quindici Gioielli in dono, secondo i quindici Gigli del mio Salterio Verginale».


I quindici Gioielli donati dalla Sposa, allo Sposo, il BEATO ALANO.

I. Primo Gioiello: è la remissione finale dei peccati. «Ho ottenuto per te, o Sposo, la remissione di tutti i peccati, per quanto gravi (essi siano): non morirai nella colpa del peccato, ma se commetterai uno sbaglio, in questo mondo sarai punito, poiché molto spesso mi hai salutato con “Ave”: proprio senza colpa». Gli diede questo, perché lui fu per lungo tempo un gran peccatore, ed aveva vissuto irretito in diversi e numerosi tipi di peccati. E ciò fu pure di esempio per gli altri, affinché i peccatori sperino (in Lei).
Allora Maria non ha scelto un innocente, come anche Cristo scelse per il Matrimonio Spirituale una (discepola) piena di gratitudine, la Maddalena, per porre fiducia nel pentimento. E la stessa Maddalena partecipò anche a questo Sposalizio, come auspice del matrimonio e iniziatrice di questo, insieme a sua figlia Caterina Martire, anche lei Sposa di Gesù Cristo.

II. Secondo Gioiello. La Presenza di Maria: “Ecco, perché molto spesso offristi a me “Maria”: che è l’Illuminata (dalla Grazia): “perciò do a te questo chiarore celeste, affinché tu abbia sempre in me una luce presente, e sempre mi avrai e mi vedrai, come tua Assistente e Soccorritrice. E ciò in modo assai più manifesto e più vero, che se mi vedessi con gli occhi e mi toccassi con i sensi del corpo”.
III. Terzo Gioiello. La grazia di ottenere le cose richieste: “Poiché hai offerto molto spesso a me il “Grazia”, per la quale io piacqui a Dio ed ho meritato a vantaggio del mondo, perciò do a te la grazia di ottenere ogni cosa, qualunque cosa, pregando, chiederai nel modo dovuto, e in seguito anche cose più grandi, di quelle che puoi desiderare”. Ed egli sperimentò spesso quella cosa nella vera realtà.
IV. Quarto Gioiello. L’aiuto del Cielo. “Poiché molto spesso hai offerto a me questo giglio del “Piena”, io, in quanto sono ripiena in tutte le mie potenze, le mie opere e le grazie, ecco allora concedo a te che dalla testa fino ai piedi, dentro e fuori, non vi sia in te parte o potenza, che possa non sentire il divino aiuto sia nel momento della gioia, che in quello della tristezza, come in ogni azione”. Ed avvenne proprio così. Sentì profondamente, infatti, spessissimo, in tutte le membra, una certa luce che si insinuava, ed in modo inspiegabile, lo conduceva alla conformità della volontà della Beatissima Trinità.
V. Quinto Gioiello. La Presenza di Dio. “Poiché molto spesso hai offerto a me il giglio, del “Signore”, che è la stessa Beata Trinità, ecco per te ho ottenuto che il Signore Dio sia con te sempre presente”. Da allora vedeva in sé sempre la Beatissima Trinità, che lo assimilava, cosicché non vedeva più se stesso, ma essa. E lì vi sono tre Persone distinte, e l’una è tutta quanta nell’altra, e tutta è all'interno di essa, e qualsiasi cosa si veda in una, tutto si vede anche nell’altra. Ma questa visione non è legata all’immaginazione, e non è materiale, ma è propria della fede, la cui luce è più alta, di quanto lo sia la luce di ogni scienza creata.
Così tuttavia sentiva e vedeva, secondo la propria maggiore o minore disposizione e devozione. Se talvolta, infatti, non era devoto, o era occupato in cose mondane, o era ozioso, la visione spariva per un po’ di tempo, poi pian piano ritornava come prima, non senza prima (aver compiuto opere di) devozione e di penitenza.
VI. Sesto Gioiello. La Presenza dei Santi. “Poiché tu hai offerto a me molto spesso il “Con Te”, per il fatto che fui il Tabernacolo della Santissima Trinità, ecco, io concedo a te, che tu veda dentro di te, e senta tutta la Corte Celeste, anzi anche tutto il mondo, in maniera distinta e chiara”. Ed avviene così. Vede dentro di sé i Santi, le Sante e gli Angeli, secondo il loro nome, verso i quali si volge con singolare devozione. E cosa singolare, sente con l’udito e (vede) una luce che lo illuminava, non senza una gran gioia, tuttavia anche con una gran contrizione.
VII. Settimo Gioiello. Il modo d'esprimersi dei Santi. “Poiché hai offerto a me il “Benedetto”, per il fatto che fu benedetto il mio modo d'esprimermi, ecco, concedo a te anche il modo di parlare mio e dei Santi, in modo che tu oda la nostra lingua”.
E avviene così. Sente in sé quasi sempre qualche parola, o del Padre, o del Figlio, o dello Spirito Santo, oppure di Maria, o dei Santi: né quella voce è legata all’immaginazione, o è materiale, ma di un’altra specie, chiara e distinta, che influisce sulla mente ed istruisce: in natura non conosco una cosa simile a questa.
VIII. Settimo Gioiello. Una certa Onniscienza. “Poiché a me hai offerto spesso il “Tu”, che è la parola di chi espone, riferisce e sostiene, cose queste, che appartengono ai Dottori: esporre, riferire, sostenere le infermità del popolo; perciò, ecco, dono a te la scienza non acquisita con l’ingegno umano, ma concessa dalla mia grazia”. Da allora fu esperto e preparato in ogni scienza divina, morale e umana: né ebbe bisogno di libri per ricercare. Pregando, può trovare di più con la Beata Maria in breve tempo, che trattenendosi per
tutto il giorno in un’ottima Biblioteca. Allo stesso la Beata Vergine rivelò pure le origini e le sottigliezze delle scienze: se gli uomini le conoscessero, disprezzerebbero le scienze umane, per la grandissima imperfezione che esse hanno.
IX. Nono Gioiello. L’Innocenza dalle donne. “Poiché hai offerto a me questo giglio “Tra le donne”, sottinteso Sante: non è una lode, infatti, essere benedetta fra le cattive, perciò, ecco, concedo a te questa grazia, che le donne non ti nuocciano mai, nemmeno minimamente. E poiché hai preso me in Sposa, ti concedo inoltre la presenza, l’aiuto e l’ossequio delle mie Damigelle, cioè tutte le Sante”. Onde molto spesso ho visto Sant’Anna con la figlia Maria, Santa Maddalena, Santa Caterina Vergine e Martire, e quella da Siena, e Agnese, e moltissime altre, non senza gran devozione ed Angelico diletto.
X. Decimo Gioiello. L’Eloquenza. “Poiché molto spesso hai offerto a me il “E benedetto”, che è il Verbo della Sapienza, perciò ecco concedo a te la Benedizione, perché nel tuo parlare e nel discorso tu senta la gloria celeste, e in questa tu veda le grandi cose di Dio. Ciò che, infatti, vedi in tutto te stesso, lo vedrai anche nella parola”. E così vedeva e sentiva. Poiché la SS. Trinità era vista da lui tutta nella stessa totalità, e tutta in qualsiasi parte di essa, ugualmente potente, ugualmente perfetta. A queste cose aggiunse la Beata Vergine: “Avrai questa grazia, affinché, quando preghi o insegni, se vigilerai con la dovuta fede e devozione, tu senta in te Cristo, che dice quelle cose che devi (dire), e (senta) anche me, che rispondo a te sia che pregherai, sia che insegnerai, sia che leggerai”. E avvenne così. 
1. Nella parola, infatti, sentiva gioie spessissimo inspiegabili, non con il senso del gusto, ma in altro modo, che non si può esprimere. E questo (accadeva) specialmente dopo l’assunzione della SS. Eucaristia. 
2. Questa cosa è straordinaria: spesso sentiva molto percettibilmente proprio un uomo assimilato ed infuso in lui, che aveva la testa nella sua testa e le braccia nelle sue braccia, e così per le altre membra: secondo il detto di Sant’Agostino: Tu non
cambierai me in te, ma tu ti cambierai in me. 
3. E quest’uomo, assimilato in lui, proprio faceva ogni cosa, parlare, camminare, ecc., secondo il detto: Non siete voi a parlare, ma lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. Questo modo è difficile e faticoso, soprattutto quando mancano la devozione ed una grande Fede.
XI. Undicesimo Gioiello. La Presenza di Cristo: “Poiché mi hai offerto il giglio della Verginità, il “Frutto”, che è il Figlio mio, che è dentro ogni frutto dello Spirito Santo, e vuole per sé, tra le prime cose, il cuore e l’anima: infatti col cuore, più che con la carne, ho concepito: a Dio ho offerto (la Verginità), ed ho ricevuto nel cuore Dio, che si vestì della mia carne. Perciò ecco ti concedo nel tuo cuore questa benedizione, perché tu in esso, avverta chiaramente la vita del Figlio mio tutto intero”. E sono avvenute queste cose. 
1. Infatti, nel suo cuore sente come un globo, dentro il quale guarda con meraviglia la vita del Signore Gesù, cioè l’Incarnazione, la Passione e la Glorificazione. E in seguito a ciò, il suo cuore è spinto
sia verso la gioia, sia verso la compassione. 
2. Allo stesso modo nella profondità del proprio cuore, avverte
chiaramente una luce straordinaria, da cui è meravigliosamente confortato a fare ogni cosa buona, a sopportare le avversità e a respingere i mali dell’ira, dell’accidia e delle rimanenti passioni. 3. Se qualche volta questa luce si ritira, allora subito egli sperimenta di essere incapace in ogni cosa. Il dodicesimo, tredicesimo, quattordicesimo e quindicesimo Gioiello, lo Sposo già detto non li ha scritti. Non si conosce la causa: si crede che siano stati tanto segreti e sublimi, che giudicò che non dovessero essere manifestati ai mortali.

{Da "Il Salterio di Maria" del Beato Alano della Rupe}