lunedì 2 settembre 2013

Santa Teresa di Lisieux e i fiori

Ma Gesù mi ha istruita riguardo a questo mistero. Mi ha messo dinanzi agli occhi il libro della natura, e"d ho capito che tutti i fiori della creazione sono belli, le rose magnifiche e i gigli bianchissimi non rubano il profumo alla viola,  o la semplicità incantevole alla pratolina...Se tutti i fiori piccini volessero essere rose, la natura perderebbe la sua veste di primavera, i campi non sarebbero più smaltati di infiorescenze.
Così è nel mondo delle anime, che è il giardino di Gesù. Dio ha voluto creare i grandi Santi, che possono essere paragonati ai gigli ed alle rose; ma ne ha creati anche di più piccoli, e questi si debbano contentare di essere margherite o violette, destinate a rallegrar lo sguardo del Signore, quand'egli si degna di abbassarlo. La perfezione consiste nel fare la sua volontà, nell'essere come vuole lui."

"Il fiore che racconta qui la sua storia si rallegra perché farà conoscere le premure tutte gratuite di Gesù; non ha niente lui - e lo sa bene- che possa attrarre lo sguardo di Dio, ed anche sa che la sola misericordia divina ha fatto tutto il buono esistente in lui. L'ha fatto nascere in una terra santa, e quasi permeata da un profumo verginale. L'ha fatto precedere da otto gigli sfolgoranti di candore. Nel suo amore, ha voluto preservare il fiore umile dal soffio velenoso del mondo; stavano appena per aprirsi i petali, e il Salvatore l'ha trapiantato sulla montagna del Carmelo, ove già olezzavano due gigli: proprio quei due che l'avevano avvolto e cullato dolcemente al suo primo germogliare...
Sette anni sono trascorsi da quando il fiore si è radicato nel giardino dello Sposo dei vergini, ed ora vicine a lui ondulano tre corolle fragranti, non lontano un'altra si apre allo sguardo di Gesù, ed i due steli benedetti che le hanno prodotte sono riuniti per sempre nella Patria divina.
Là hanno ritrovato i quattro gigli che la terra non ha visti fiorire. Oh, che Gesù voglia non lasciare a lungo sulla riva straniera coloro che sono rimaste nell'esilio: che ben presto tutto il cespo bianco sia completo nel Cielo!"

"Le feste! Quanti ricordi in questa parola! Le feste, le amavo tanto! Lei mi sapeva spiegare così bene, Madre mia cara, tutti i misteri nascosti in ciascuna di esse, che diventavano davvero per me giorni di Cielo. Amavo soprattutto la processione del Santissimo. Che gioia spargere fiori sotto i passi del Signore! Ma prima di lasciarli cadere li lanciavo il più in alto possibile, e non ero mai tanto felice come vedendo le mie rose sfogliate che toccavano l'Ostensorio santo!"

"Tra le lacrime gli confidai che desideravo entrare nel Carmelo; allora le lacrime sue di unirono alle mie, ma non disse una parola per distogliermi dalla mia vocazione (...) Mi ricordo perfettamente l'azione simbolica che il mio re compì senza saperlo.  Si avvicinò ad un muricciolo, mi mostrò dei fiorellini bianchi che crescevano su di esso simili a gigli in miniatura, poi ne prese uno e me lo dette, spiegandomi con quanta cura il buon Dio l'aveva fatto nascere e l'aveva custodito fino a quel giorno; ascoltando, io credevo di udire la storia mia, tanta era la somiglianza tra quello che Gesù aveva fatto per il mughetto umile e per la piccola Teresa. Ricevetti quel fiore come una reliquia, e vidi che, cogliendolo, Papà aveva divelto tutte le radici esili senza spezzarle; quasi affinché vivesse ancora in un'altra terra più fertile del muschio tenero nel quale erano trascorsi i suoi primi giorni."

"Gesù si è compiaciuto di soddisfare anche altri miei desideri d'altro genere, desideri infantili, simili a quello della neve per la mia vestizione.
Lei sa, Madre cara, quanto io ami i fiori; facendomi prigioniera a quindici anni, rinunciai per sempre alla gioia di correre nelle campagne smaltate dai tesori della primavera; ebbene! mai ho avuto più fiori che quando sono entrata nel Carmelo. E' usanza che i fidanzati offrano spesso dei mazzi alle fidanzate; Gesù non lo dimenticò, mi mandò in gran numero mazzi di fiordalisi, margherite, papaveri, ecc. di tutti i fiori che mi piacciono di più. C'era perfino un fiorellino chiamato la nigella dei grani che non avevo trovato da quando stavamo a Lisieux, desideravo tanto rivederlo, questo fiore della mia infanzia che avevo colto nelle campagne di Alencon; proprio al Carmelo venne a sorridermi e mostrarmi che sia nelle cose piccole come nelle grandi il buon Dio dà il centuplo fin da questa vita alle anime che per amor suo hanno lasciato tutto."