venerdì 27 settembre 2013

Il Purgatorio secondo Anna Schaffer

Vide le povere anime soffrire spaventosamente per la comprensione di tutto il male fatto e di non aver amato in pienezza il Signore.

Disse che la separazione dall'Infinito Bene per propria colpa è il massimo dei dolori di queste povere anime. Esse soffrono un lacerante fuoco di nostalgia verso l'Eterno Amore.

La Schaffer disse anche che in Purgatorio ci sono anime "dimenticate", perché si pensa che siano già in Cielo, e nessuno fa più, per loro, delle preghiere di suffragio. Purtroppo molti credono che il Purgatorio sia un semplice passaggio quasi indolore, ma la nostalgia di quel Dio intravisto nell'attimo del giudizio non può non far bruciare. Dio è santissimo e solo se l'anima è santissima può stare davanti a Lui. E poiché Dio è anche giustissimo, ogni debito deve essere pagato "fino all'ultimo centesimo" (Matteo 18,34).

Dalle 4 alle 6 del venerdì 19 aprile del 1918 Anna Schaffer sogna di trovarsi in chiesa: inginocchiata davanti all'altare maggiore, in adorazione di Gesù Eucaristia pregando a lungo. Improvvisamente s'illuminò tutto e vide il Cuore di Gesù avvolto in uno splendore indicibile, dal quale uscivano dei raggi di fuoco. Continuò a pregare per raccomandare a Gesù molte anime. Ogni volta che pregava per un'anima (sia conosciuta che sconosciuta), usciva dal Sacro Cuore un raggio che raggiungeva proprio quell'anima, che anch'ella in quel momento poteva vedere. Nel sogno pregava dicendo: "Gesù mio, misericordia!".
D'un tratto si trovò circondata da tante anime; sembravano tutte abbandonate e le dicevano: "Anche per me!" ed erano molte, talmente tante che non riusciva a vederle tutte e provò una grande angoscia e continuava a ripetere: "Gesù mio, misericordia!" Ogni volta usciva dal tabernacolo un torrente di luce che sembrava illuminare tutta la terra; poi si svegliò.

Un altro sogno è del 22 luglio 1918. Le sembrò di andare a far visita ad una donna molto ammalata. Questa le disse che dalla sua stanza doveva attraversare altre sei stanze e poi fermarsi a lungo nella settima. Lo fece. Attraversò sei stanze e, quando giunse alla settima, si trovò davanti ad una porta di vetro attraverso la quale vide che al di là c'erano molte persone. "Certamente -pensò- queste sono delle povere anime". Senza esitare, aprì la porta e gridò: "Mio Gesù, misericordia per tutte voi" e tutte la ringraziarono con molta riconoscenza. Tra queste una ragazza che cominciò a parlare. Sul suo capo e sulle sue guance c'era una luminosità viva e chiara. Le disse che da viva era appartenuta alla nobiltà e che stava ancora espiando i suoi peccati, particolarmente quelli della lingua e della vanità (era orgogliosa della sua bellezza). Poi le prese la mano destra e la tenne davanti alla sua bocca per farle sentire quale calore doveva sopportare per quei peccati: dai suoi denti ne usciva talmente che, nel sogno, la Schaffer credette si fossero bruciate anche le ossa della mano. Ebbe paura e continuò a recitare delle giaculatorie che, a detta della ragazza, apportavano alle anime un gran conforto e sollievo. Poi la ragazza la prese per mano e la condusse alla finestra e disse: "Vedi, qui fuori c'è il mondo, e il mondo cieco non pensa quanto duramente dovrà essere tutto espiato ". La ragazza si mise poi a scrivere su di un foglio, nel cui primo rigo si leggeva: "Ho bisogno di una Messa".