mercoledì 19 novembre 2014

Il testamento di Gesù Cristo

Questo calice è il nuovo Testamento nel sangue mio. 
1 Corinti, XI, 25. 

La vigilia della morte del Salvatore, il Giovedì Santo, il giorno dell'istituzione dell'adorabile Sacramento dell'Eucaristia, ecco il più bel giorno della vita di Nostro Signore! E' il gran giorno del suo amore e della sua tenerezza. Gesù Cristo si perpetuerà in mezzo a 
noi. 
Immenso è il suo amore sulla croce, senza dubbio; ma i suoi dolori finiranno, il Venerdì santo non dura che un giorno! Il Giovedì Santo, invece, durerà sino alla fine del mondo: Gesù si fa il Sacramento di se stesso, per sempre. 
I. - In questo giorno dunque Nostro Signore si ricorda che è  padre, e vuol fare il suo testamento poiché la morte si avvicina. Quale atto solenne è in una famiglia il testamento! E', per dir così, l'ultimo atto della vita, atto che si prolunga al di là di della tomba. 
Un padre da ciò che ha; non può dare se stesso; non si appartiene: dispone di quanto possiede a favore di ciascuno dei suoi figli, lascia un ricordo agli amici; dà quel che ha di più caro. Ma Nostro Signore darà se stesso! 
Egli non ha ricchezze da distribuire, non possedimenti, non una casa; neppure ove riposare il capo. Quelli che attendono da lui beni temporali, nulla avranno; la sua croce, tre chiodi, la sua corona di 
spine, ecco tutta la sua eredità materiale. Ah, se Nostro Signore elargisse delle ricchezze, quanti sarebbero buoni cristiani! Tutti si farebbero suoi discepoli! Ma no, non ha nulla da distribuire quaggiù, nemmeno un po' di gloria, egli che sarà fra poco così umiliato nella sua Passione! 
Eppure Nostro Signore vuol fare un testamento. Con che? Con se stesso. Egli è Dio e uomo; come Dio è padrone della sua umanità; ce la dà, e con essa tutto ciò che Egli è. Ce la dà veramente, non in 
prestito, ma in dono. Si riduce all'immobilità, si fa come una cosa, affinché noi lo possiamo possedere in verità. Si fa pane: il suo Corpo, il suo Sangue, la sua Anima e la sua Divinità sottentrano alla 
sostanza del pane offerto: non lo vediamo; l'abbiamo! Ed ecco la nostra eredità: Nostro Signore Gesù Cristo! Egli vuol darsi a tutti; però non tutti lo vogliono. Certuni lo vorrebbero, ma rifiutano di accettare le condizioni di purezza, di vita buona, ch'egli ha poste: e la loro malizia ha il potere di annullare il legato di Dio. 

II. - Ammirate le invenzioni dell'amore di Gesù! Egli solo ha saputo creare tale opera di amore. Chi all'infuori di Lui avrebbe potuto concepirla, anche solo osato pensarvi?... Neppure un angelo! Egli, 
egli solo l'ha trovata! Voi avete bisogno di pane? Io sarò il vostro pane. 
E morì contento, lasciandoci del pane, e qual pane! Come un padre di famiglia che si affatica tutta la vita, per un solo scopo: lasciar, morendo, del pane ai suoi figli. 
Che cosa poteva Nostro Signore donarci di più? In questo testamento d'amore Egli ha tutto racchiuso; tutte le sue grazie e la stessa sua gloria. Noi possiamo dire al Padre celeste: Datemi le grazie di cui abbisogno, e vi pagherò con Gesù Sacramentato, che mi appartiene: è cosa mia, posso spenderlo a mio grado; e tutte le vostre grazie, la stessa vostra gloria, o Padre santo, sono inferiori a questo prezzo divino. Quando abbiamo peccato, noi disponiamo di una vittima da offrire per le nostre colpe; è nostra: Padre, ve l'offro; mi perdonerete, per mezzo di Gesù e per amore di Gesù, che ha 
bastantemente sofferto e riparato per me. E per quante grazie Dio ci accordi, ci è sempre debitore. Gesù Cristo, nostro tesoro, vai più che tutte le grazie, vai più che il Cielo. I Saraceni, avendo nelle mani San Luigi, re di Francia, tenevano la Francia per riscatto. 
Possedendo Gesù Cristo, già possediamo il Cielo. Serviamoci dunque di questo pensiero: facciamo fruttare Gesù Cristo. I più tengono Gesù come sepolto in se stessi, o lo lasciano nel sudario, non se né valgono per guadagnare il Cielo e conquistare dei regni a Dio; e quanti sono! Serviamoci dunque di Gesù Cristo per pregare e riparare; paghiamo con Gesù: è un prezzo sovrabbondante. 

III. - Ma attraverso diciannove secoli in quale modo viene fino a me questa eredità? Gesù Cristo l'ha confidata a tutori che l'hanno amministrata e conservata, per consegnarcela al momento della nostra maggiorità: sono gli Apostoli, e tra essi il loro capo indefettibile; gli Apostoli l'hanno trasmessa ai loro successori e per essi ai sacerdoti, e questi ce la rimettono; aprono per noi il testamento, ci danno la nostra Ostia, consacrata nel pensiero di Nostro Signore fin dalla Cena. Sì, per Gesù Cristo non vi ha né passato, né presente, né futuro; tutti ci conosceva alla Cena, questo buon Padre; in potenza e nel suo desiderio, consacrò tutte le nostre Ostie, e noi siamo stati personalmente da lui amati diciannove 
secoli prima di nascere. Sì, noi eravamo presenti alla Cena, e Gesù ci ha riservato non un'Ostia, ma cento, ma mille, ma tante quanti i giorni della nostra vita. Vi pensiamo noi? Gesù ha voluto amarci 
con sovrabbondanza. Le nostre Ostie sono preparate, non perdiamone neppure una. Nostro Signore non viene che per fruttificare, e noi lo lasceremo infecondo? No, giammai! Fatelo fruttificare per mezzo di Sé stesso: negotiamini! Non lasciate delle Ostie sterili! Come è buono il Salvatore! La Cena durò circa tre ore; era la Passione del suo amore. Ah! quanto costò caro il Pane di Gesù! Si dice: Il pane è caro. Non è nulla in paragone del Pane celeste, del Pane di vita! Mangiamolo dunque: è nostro. Gesù ce l'ha comprato, l'ha pagato egli stesso; ce lo dà, non abbiamo che a 
prenderlo! 
Quale onore! quale amore!

{da "La presenza reale" di di San Pier Giuliano Eymard}