martedì 21 ottobre 2014

"I dolori della Vergine Maria" da "La Passione" di Catalina Rivas

Molti profeti hanno parlato di Me, hanno visto in anticipo come Io avrei dovuto soffrire per giungere ad essere degna Madre di Dio. Mi fecero conoscere sulla terra anticipatamente, ma, come doveva essere, in modo molto velato. In seguito, parlarono di Me gli Evangelisti, specialmente Luca, il mio amato medico, medico più di anime che di corpi. Poi sono nate alcune devozioni che ebbero come base le pene e i dolori da Me sofferti. In questo modo, si è creduto e comunemente si pensa, ai sette dolori principali da Me vissuti.

Figli miei, vostra Madre ha premiato e premierà gli sforzi e l'amore che avete avuto per Me. Ma, come ha fatto Gesù, anche Io voglio parlarvi dei miei dolori in modo più esteso. Poi, voi li riferirete ad altri fratelli perché mi possono imitare. Per tutto quanto ho sofferto, sto continuamente lodando Gesù e non cerco niente, solo che Egli sia glorificato in Me. 

Figlioli miei, è triste parlare di queste cose ai propri figli, poiché ogni madre tiene i suoi dolori solo per sé. Questo io lo feci già in modo totale durante la mia vita mortale, e pertanto il mio desiderio di madre è già stato da Dio rispettato. Ora che mi trovo qui, dove il sorriso è eterno, e avendo già nascosto come tutte le madri i dolori che ho provato, devo parlare di essi, poiché, come figli miei, conosciate qualcosa della mia vita.

Conosco i frutti che se ne ricaveranno e come saranno graditi a Gesù, il mio Figlio adorato; ve ne parlerò nella misura in cui potrete comprendermi.

Il mio Gesù disse: colui che è primo si faccia ultimo; ed Egli veramente così fece: primo nella Casa di Dio, si abbassò all'ultimo gradino. Ora Io non Gli toglierò questo ultimo e primo posto che spetta a Lui in ragione dell'Amore. Ma piuttosto mi sforzerò di farvi comprendere questa verità, e la mia gioia sarà molto più grande quando accetterete questa convinzione, non per semplice conoscenza, ma per mezzo di una profonda e radicata convinzione. Sia Lui il primo, e noi tutti i veri ultimi.

Se Lui era il primo, ci doveva essere un secondo nella scala dell'amore e della gloria, e pertanto della bassezza e dell'umiliazione. L'avete già capito: quell'Essere dovevo essere Io. Figlioli lodate Dio che pur avendo stabilito una distanza immensa tra Gesù e Me, volle immediatamente collocarmi vicino a Lui.

Figlioli miei, non è ciò che appare al mondo che più conta davanti a Dio. L'essere stata eletta Madre di Dio, implicò per Me grossi sacrifici e rinunce. La prima fu questa: conoscere attraverso Gabriele, l'elezione a cui venivo ammessa nell'intimità di Dio. Io avrei preferito rimanere nello stato di umile conoscenza e nascondimento in Dio; desideravo questo più di ogni altra cosa, poiché la mia gioia era sapermi l'ultima in tutto.

Nel conoscere l'elezione di Dio, ho risposto come ben sapete; ma quanto mi costò salire alla dignità alla quale ero stata chiamata.

Figlioli: comprenderete voi, questa mia prima pena di cui vi parlo? Rifletteteci sopra, date a vostra Madre la grande gioia di apprezzare quell'umiltà che Io ho apprezzato molto più della mia verginità. Sì, Io ero e sono la schiava alla quale si può chiedere tutto, unicamente perché la mia offerta era dello stesso grado del mio amore.

Ti piacque, o Dio, elevarmi a Te e a Me fu gradito accettare, perché Ti era gradita la mia obbedienza. Ma Tu sai quale pena fu per Me e come quella pena sta ora davanti a Te, bisognosa di luce per questi figli che ami e che amo. Io sono la schiava; così ora, lasciate, figli miei, che come si è fatta in Me, si faccia ora in voi tutto ciò che Dio vorrà!

L'accettazione portò a Dio quella risposta che darà poi agli uomini l'accesso alla Redenzione, e in questo si avverò quella mirabile frase: "Ecco la Vergine concepirà e darà alla luce un Figlio, che sarà chiamato l'Emmanuele".

L'aver accettato di farmi Madre dell'Emmanuele, implicava la mia donazione al Figlio di Dio, di modo che la Madre di Lui si donasse a Lui stesso, prima che l'umanità di Gesù si formasse in Me. Per questo, la mia donazione fu effetto della Grazia e benché si debba riconoscere la priorità della causa prima che è Dio, si deve senza dubbio affermare che la mia accettazione operò nel piano della Grazia come causa concomitante.

Mi chiamano Corredentrice per i dolori che ho sofferto; ma Io lo fui ancora prima, per la donazione fatta attraverso Gabriele. Oh, Figlio mio Divino! Quale onore hai voluto dare a tua Madre, compensandola della pena che soffrì nell'assurgere alla dignità di essere la Madre tua!

Voi, figlioli, siete nel mondo come ciechi, ma quando vedrete, delle cose stupende saranno incentivo al vostro giubilo per Me.
Vedrete quale unione di gloria e di umiltà esiste qui, dove Gesù è il Sole che mai si nasconde. Vedrete quale sapiente progetto viene portato a termine attraverso la mia rinuncia e la bassezza del nascondimento.

Ma ora, ascoltatemi: come la mia maternità avanzava, ne dovetti parlare con le persone care; lo feci nascondendo, quanto più potevo, l'onore che avevo ricevuto...Mi rammaricai di dover rinunciare al trionfo del segreto di Dio, perché lo Stesso Dio poteva essere glorificato in Me.

Allora ebbi subito la gioia di sapere che ero considerata come una donna fra tante. Si rallegrò la mia anima, poiché di fronte al mondo veniva umiliata la schiava di Dio, che anelava di essere umiliata come solo Io potevo desiderarlo. Quando Giuseppe si allontanò, Io non ho sofferto, ma ho veramente gioito; non dite che allora ho sofferto, perché non è vero.

In questo modo, Dio soddisfece il mio desiderio di umiliazione; è stata questa la contropartita richiesta dal Signore per essere giunta a diventare la Madre di Dio: essere considerata come una donna caduta. Figlia, impara la sapienza dell'amore, impara a stimare la santa umiltà e non temere, perché è questa virtù che brilla di una splendida luce.

Dopo che si concluse lo sposalizio, non ci fu alcuna contrarietà, Io sapevo come sarebbero andate le cose e non temevo nulla. Infatti, Dio dà a chi si abbandona interamente a Lui; una perfetta pace nelle situazioni più paradossali, come era la mia; dovermi sposare, forzata dal compromesso umano, con un uomo, pur sapendo che dovevo appartenere solo a Dio.

Quanti dolori ho vissuto sulla terra! Non è facile fare la Madre dell'Altissimo, ve lo assicuro. Ma nemmeno può dirsi difficile tutto quanto si fa per un fine purissimo e per compiacere a Dio. Ricordatelo!

Avete qualche volta pensato che cosa è stato a causarmi il più grande dolore, nella notte santa di Betlemme? Voi andate subito con la mente alla stalla, al presepe, alla povertà: Io invece vi dico che quella notte Io la passai nella completa estasi di mio Figlio, e, sebbene dovessi occuparmi di tutto ciò che una madre fa per il suo neonato, non mi distolsi dalla mia estasi, dal mio rapimento. L'unica cosa che mi causò dolore, in quella notte d'amore, è stato vedere la sofferenza del mio povero Giuseppe, mentre cercava per Me un luogo qualsiasi per ripararmi. Cosciente come era di quanto doveva accadere e di Chi doveva venire al mondo, il mio amato sposo, nel vedere come venivo mortificata, si angustiò, e questo mi diede molta pena. Poi, la gioia pervase entrambi e dimenticammo ogni altra angoscia.

Fuggimmo in Egitto, e di questo vi è già stato riferito quanto era possibile; alcuni hanno messo al centro più la fatica del viaggio, che il timore di una Madre che sapeva di possedere il tesoro del Cielo e della terra.

Vivemmo poi a Nazaret, dove il piccino cresceva vivace e senza causarci, in quel tempo, altro che minime preoccupazioni. Ogni madre sa che cosa significhi desiderare la salute del proprio figlio e come anche la più piccola sciocchezza viene vista come una grande nube nera. Il mio Piccino passò tutte le epidemie e tutti i disturbi infantili propri di quel periodo. Come tutte le madri, Io non potevo essere preservata da nessuna ansia, propria del mio cuore materno.

Ma giunse un giorno in cui la nube nera oscurò la luce festosa della Madre di Dio. Quella nube si chiama "Gesù smarrito"...Nessun poeta, nessun maestro di spirito potrebbe immaginare Maria quando si accorge di avere smarrito il suo adorato Bene, e per tre giorni non riesce ad avere sue notizie...Figlioli, non stupitevi delle mie parole: Io sperimentai il turbamento più grande della mia vita. Non avete sufficientemente riflettuto su quelle mie parole: "Figlio, io e tuo padre ti abbiamo cercato per tre giorni. Perché ci hai fatto questo?".

Dio mio, ora che parlo a questi amati figli, non posso fare a meno di lodare Te, che Ti eri nascosto per farci provare la delizia di incontrarti. Oh! Come si potrebbe in altro modo, conoscere la dolcezza che mette nell'anima un vaso pieno di miele, quando la stessa anima giunge ad abbracciare il suo Tutto?

Vedete io vi parlo anche delle mie gioie; ma non senza motivo unisco dolori e gioie. Traete profitto da tutti ciò che accade nel miglior modo possibile. Dio si nasconde per farsi trovare; alcuni questa verità la conoscono. Altri, pensando al terribile dolore di aver perso Gesù, fanno di tutto per trovarlo. Non dovete rimanere inerti e scoraggiati. 

Vostra Madre vorrebbe sottrarsi dal parlare di quel che resta ancora da dire. Primo, perché sono cose ancora mai dette e dunque non ancora valutate. Secondo, il conoscerle vi porterebbe a unirvi a Me nella sofferenza e in dolorose considerazioni.

Credete che la vita nella famiglia di Nazaret poté svolgersi tranquilla? E' stata tranquilla in virtù dell'uniformità al Volere di Dio, però, quanta guerra da parte delle creature!...

Veniva notato il modo singolare di cita che tenevamo, e come risultato ci furono le pubbliche critiche. Mi consideravano eccessiva per il solo fatto che tutte le volte che Gesù si allontanava da casa, Io non potevo trattenere le lacrime, e Gesù si allontanava spesso. Giuseppe era perseguitato come se fosse stato uno schiavo mio e di Gesù. Che cosa poteva comprendere il mondo? Noi mettevamo ogni attenzione a Colui che viveva con Noi, adorato in ogni sua manifestazione.

Che amore di Figlio quel ragazzetto più bello del mare, più sapiente di Salomone, più forte di Sansone! Tutte le madri Me lo avrebbero rubato, tanto era l'incanto che da Lui emanava. Ma quella povera gente emetteva salaci giudizi su di Me, e non risparmiava critiche all'instancabile padre, ritenuto sottomesso alla sua sposa fedele, ma gelosa. Tutti conoscevano la mia integrità, ma la ritenevano una volgare passione egoista.

Questo, figli miei, è quello che non si sa. Questo accadeva tra il mondo che non vedeva e non poteva comprendere la sua purissima Madre. Gesù rimaneva nel silenzio, non mi incoraggiava, poiché la Madre di Dio doveva passare attraverso il crogiuolo, una donna come tante, alla quale non vengono risparmiati i giudizi.

Ammirate in tutto questo la sapienza di Dio e sappiateci trovare quel significato divino che accoppia la più grande sublimità alle prove più dolorose rapportate a tale sublimità; perché ogni abisso chiama un altro abisso e ogni profondità chiama la sua profondità...

Giunse l'ora della separazione, l'ora della missione di Gesù. Giunse il giorno temuto della partenza da Nazaret.

Gesù mi aveva ampiamente parlato della sua missione e Me l'aveva fatta amare anticipatamente; mi aveva anche parlato dei frutti che ne avrebbe tratto, per Lui e per tutti. Ma fu necessaria la separazione, anche se per brevi periodi...Ci siamo salutati, baciati, e poi Egli partì verso la sua missione di Maestro dell'umanità. Ma il fatto non passò inosservato nel piccolo villaggio, dove Gesù era tanto amato.

Ci furono dimostrazioni di affetto e di benedizioni e, per quanto non sapessero che cosa Gesù andava a fare, era comunque una perdita per quella gente di ristretta mentalità, ma dal cuore generoso.

Ed Io, fra tante manifestazioni, come mi sentivo? Irrompevano in Me mille sentimenti; ma non ritardai di un minuto la sua partenza. Il mio Gesù conosceva quello che lo attendeva dopo la predicazione. Me lo aveva detto tante volte; mi aveva parlato a profusione della perfidia dei farisei e degli altri. E così, lo vidi partire; solo, senza di Me, per compiere il suo mandato. Senza di Me, che lo avevo fatto crescere al calore del mio Cuore. Senza di Me, che lo adoravo come nessuno mai lo potrebbe adorare!

In seguito, l'ho seguito, l'ho incontrato, ma circondato talmente da tanta gente che non mi era possibile vederlo. Ed Egli, vero Figlio di Dio, diede a sua Madre una risposta sublime come la sua sapienza, ma che trapassò questo Cuore materno da parte a parte. Sì, Io lo capivo pienamente, ma non per questo ero risparmiata dalle pene. All'umana parentela, Egli contrapponeva la divina, nella quale Io ero compresa, è vero, ma i commenti degli altri non cessarono di ferirmi.

Al colpo iniziale fece seguito la gioia di vedere la sua grandezza, nel vederlo onorato, venerato ed amato dalla gente, e così, anche questa ferita subito si cicatrizzò.

Percorsi le strade con Lui, estasiata dalla sua sapienza, confortata dai suoi insegnamenti, senza mai essere sazia di ammirarlo e di amarlo.

Poi ci furono i primi attriti con il Sinedrio, accadde il miracolo che suscitò tanto scalpore nella mente di Giuda e dei superbi Sacerdoti. Fu odiato, perseguitato, spiato, istigato. E Io? Io sapevo tutto e da allora, con le mani tese, ho offerto nelle mani del Padre l'olocausto del Figlio mio, la sua consegna, la sua spaventosa e ignominiosa morte. Già sapevo di Giuda, conoscevo già l'albero dal quale si sarebbe ricavato il legno per la croce del Figlio mio. 

Non potete immaginare l'intima tragedia che ho vissuto insieme al mio Gesù, perché la Redenzione giungesse a compimento.

Prima ho detto: "Corredentrice"; perché lo fossi non bastavano le solite pene. Ci voleva un'unione intima alla grande sofferenza di Lui, perché tutti gli uomini fossero redenti; così, mentre con Lui andavo da un posto all'altro, ero ogni volta di più al corrente del pianto sconsolato che mio Figlio versava in tante notti insonni, passate in preghiera e meditazione. Si rivelava a Me e metteva alla mia presenza ogni suo stato d'animo; cominciò allora il mio calvario e la mia croce.

Quanti pensieri appesantivano ogni giorno di più i miei dolori di Madre, Madre sua e Madre vostra! Tanti peccati, tutti i peccati! Tanta angoscia, tutte le angosce! Tante spine, tutte le spine! Non era solo Gesù. Egli lo sapeva, lo sentiva; vedeva che sua Madre era in unione continua con Lui. E si affliggeva per questo, e ancora di più, perché la mia sofferenza era per Lui una sofferenza più grande. 
Figlio mio, Figlio mio adorato, se questi figli sapessero quel che accadde, allora, fra Te e Me!...
E giunse l'ora dell'olocausto, giunse dopo la dolcezza della Cena di Pasqua. E da allora, ho dovuto di nuovo mescolarmi alla folla; io che l'amavo e lo adoravo in un modo unico, ho dovuto essere allontanata da Lui. Lo capite questo, figli miei?...

Sapevo che Giuda stava facendo i suoi passi da traditore e io non potevo farci niente; sapevo che Gesù aveva versato sangue nell'Orto e nulla ho potuto fare per Lui. E poi lo presero, lo maltrattarono, lo insultarono e, in un modo iniquo, lo condannarono!

Non posso dirvi tutto. Vi dirò solo che il mio Cuore era un tumulto di ansie continue, la sede di continue amarezze e incertezze, un luogo di desolazione, di abbattimento e di sconforto. E le anime che in seguito si sarebbero perse? E tutte le simonie e i tradimenti sacrileghi? 

Oh, figli dei miei dolori! Se oggi vi viene concessa la grazia di soffrire per Me, benedite con fervore Colui che vi dà questa sofferenza e sacrificatevi senza timore.

Voi pensate alla mia grandezza, miei amati figli. Vi aiuta a rifletterci; ma ascoltatemi, non pensate a Me, quanto a Lui. Io vorrei, se possibile, essere dimenticata! Tutta la vostra compassione datela a Lui, al mio Gesù, al vostro Gesù, a Gesù, amore vostro e mio. 

Così, figlioli, la pena del mio cuore fu una continua spada che trapassava la mia anima e la mia vita da parte a parte. L'ho continuata a sentire fino a quando Gesù venne a consolarmi con la sua Risurrezione, quando quella mia immensa gioia venne a cicatrizzare di colpo tutte quelle ferite che sanguinavano dentro di Me.

"Figlio mio - andavo ripetendo -, perché tanta desolazione? Tua madre è vicino a Te. Non ti basta neppure il mio amore? Quante volte Ti ho consolato in tante tue afflizioni? E ora, perché non può, nemmeno tua Madre, darti alcun sollievo?...O, Padre del mio Gesù, non voglio altro se non ciò che Tu vuoi, e Tu lo sai; ma guarda se tante sofferenze possono ricevere qualche conforto; Te lo chiede la Madre del Figlio tuo".

E sul Calvario ho gridato "Mio Dio, restituisci a quegli occhi che adoro, la luce che in essi hai impresso quel giorno in cui Me lo hai dato! Padre Divino, guarda l'orrore di quel volto santo! Non puoi, Tu almeno, asciugare tutto quel copioso sangue? Oh,Padre del Figlio mio! Oh, Sposo amore mio! Oh, Tu Stesso, Verbo, che hai voluto avere da Me l'Umanità! Siano preghiera quelle braccia aperte al Cielo e alla terra, siano la supplica della sua e mia accettazione!

Guarda, o Dio, come si è ridotto Colui che Tu ami! E' sua Madre che Ti chiede un conforto in così grande tristezza. Fra poco, io resterò senza di Lui,così si compirà interamente la mia promessa, quando con il cuore lo offrii nel tempio; sì, rimarrò sola ma sarà meno pesante il suo dolore se non ascolterò il mio...".