giovedì 2 gennaio 2014

Rosario meditato con Santa Teresa d'Avila

MISTERI GAUDIOSI

PRIMO MISTERO

L'annuncio a Maria [dal vangelo secondo Luca 1, 26-38]

Quando Elisabetta fu al sesto mese Dio mandò l'angelo Gabriele a Nazareth, un villaggio della Galilea. L'angelo andò da una vergine che era fidanzata con un uomo chiamato Giuseppe. La ver­gine si chiamava Maria. L'angelo entrò in casa e le disse: "Ti saluto, Maria! Piena di grazia, il Signore è con te".
Maria fu molto impressionata da queste parole e si domandava che significato poteva avere quel saluto. Ma l'angelo le disse: "Non temere, Maria! Tu hai trovato grazia presso Dio. Avrai un figlio, lo darai alla luce e gli metterai nome Gesù. Il Signore lo farà re, lo porrà sul trono di Davide, suo padre, ed egli regnerà sem­pre sul popolo d'Israele. Il suo regno non finirà mai". Allora Maria disse all'angelo: "Come è possibile questo, dal momento che io sono vergine?".
L'angelo rispose: “Lo Spirito Santo verrà su di te e l'Onnipotente Dio, come una nube, ti avvolgerà. Per questo il bam­bino che avrai sarà santo, Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, alla sua età aspetta un figlio. Tutti pensavano che non potesse avere bambini, eppure è già al sesto mese. Nulla è impossibile a Dio!".
Allora Maria disse: "Eccomi, sono la serva del Signore. Dio faccia con me come tu hai detto".
Poi l'angelo la lasciò.

I segreti di Dio! Qui non vi è da far altro che di chinare la testa e persuaderci dell'incapacità dei nostri intelletti a comprendere le grandezze di Dio.
È bene ricordare ciò che fece la Vergine, nostra Regina. Nonostante tutta la saggezza di cui era stata colmata, domandò all'angelo: Come avverrà questo? E le fu risposto. Lo Spirito Santo scen­derà in te e la virtù dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Dopo questo troncò ogni doman­da, comprendendo subito nella sua grande fede e sapienza che, innanzi a queste due potenze, non v'era da chiedere più nulla, né alcun motivo per dubitare. Così non fanno quei sapienti che il Signore non conduce per questa orazione, privi della minima idea di ciò che sia vita spirituale. Essi vogliono sot­tomettere queste cose al loro giudizio e giudicarle a seconda delle loro vedute, sino quasi a far credere che vogliono con la loro scienza comprendere tutte le grandezze di Dio!... Oh, se imparassero un po' di umiltà dalla Santissima Vergine!... (Pensieri 6,7). Sforziamoci di imitare, almeno in qualche cosa, la profonda umiltà della Santissima Vergine, di cui portiamo l'abito. Mi sento tanto confusa, quando penso che ci chiamiamo sue monache. Per quanto ci paia di umiliarci; saremo sempre assai lontane da quanto esige il titolo ti tal Madre: Sorelle di Nostra Signora (Cammino di Perfezione 1,9, 8).
Solo l'umiltà può fare qualcosa, ma non l'umiltà che si acquista a forza di ragionamenti, bensì quella che deriva dalla contemplazione della stessa Verità, nella quale in un attimo si comprende assai di più che non in molto tempo di faticose riflessioni sopra la miseria del nostro nulla e la grandezza di Dio (Cammino di Perfezione 92, 13).
È lei (l'umiltà) che Lo ha fatto discendere dal Cielo nel seno della Vergine, è grazie a lei che l'at­tiriamo... Credetemi, chi avrà più umiltà lo posse­derà maggiormente, chi ne avrà di meno ne gioirà in modo minore (Cammino di Perfezione 17).
O mio Dio, come sapete bene mostrare la vostra potenza! Non è necessario cercare le ragioni di ciò che volete, perché oltrepassando tutti i lumi della ragione, mostrate che tutte le cose sono possibili, e donate la comprensione che è sufficiente amarvi sin­ceramente e rinunciare generosamente a tutto per amore vostro (vita 35, 13).
Un giorno, mi sono chiesta per quale ragione Nostro Signore amava tanto la virtù dell'umiltà... È perché Dio è la suprema Verità, e l'umiltà consi­ste nel camminare secondo la verità (6 Castello Interiore 10).
Padre nostro, 10 Ave Maria, Gloria, Gesù mio


SECONDO MISTERO

La visita di Maria ad Elisabetta [dal vangelo secondo Luca 1 39-56]

In quei giorni Maria si mise in viaggio e rag­giunse in fretta un villaggio che si trovava nella parte montagnosa della Giudea. Entrò nella casa di Zaccaria e salutò Elisabetta. Appena Elisabetta udì il saluto di Maria, il bambino dentro di lei ebbe un fremito, ed essa fu colma di Spirito santo e a gran voce esclamò: "Dio ti ha benedetta più di tutte le altre don­ne, e benedetto è il bambino che avrai! Che grande cosa per me! Perché mai la madre del mio Signore viene a farmi visita? Appena ho sentito il tuo salu­to, il bambino si è mosso in me per la gioia. Beata te che hai avuto fiducia nel Signore e hai creduto che egli può compiere ciò che ti ha annunziato".
Allora Maria disse: "Grande è il Signore: lo voglio lodare. Dio è mio salvatore: sono piena di gioia. Ha guardato a me, alla sua povera serva: tutti, d'ora in poi, mi diranno beata. Dio è potente: ha fatto in me grandi cose, santo è il suo nome. La sua misericordia resta per sempre con tutti quelli che lo servono. Ha dato prova della sua potenza, ha distrutto i superbi e i loro progetti. Ha rovesciato dal trono i potenti, ha rialzato da terra gli oppressi. Ha colmato i poveri di beni, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Fedele nella sua misericordia, ha risollevato il suo popolo, Israele. Così aveva promesso ai nostri padri: ad Abramo e ai suoi discendenti per sempre".
Maria rimase con Elisabetta circa tre mesi. Poi ritornò a casa sua.

Osserviamo Maria: Se serviamo il Signore con umiltà, sperimenteremo il suo aiuto in tutti i nostri bisogni; ma se l'umiltà ci fa difetto, il Signore ci abbandonerà ad ogni passo. Una delle sue grazie più grandi che dobbiamo molto stimare è di essere fermamente persuasi di non aver nulla che non ci venga da Lui (Cammino di Perfezione ,38,7).
Facevo il possibile per tenere presente dentro di me Gesù Cristo, nostro bene e Signore, e questo era il mio modo di orazione. Se meditavo una scena della sua vita, cercavo di rappresentarmela nell'ani­ma (vita, 1, 7).
Coloro che assaporano le delizie e i gusti che il Signore concede (nella preghiera) pensano di non dovere far altro che continuare a goderne... si guar­dino bene dal lasciarsi troppo assorbire (dalle delizie e dai gusti), perché la vita è così lunga e piena di travagli che per sopportarli con perfezione si ha sem­pre bisogno di considerare come li hanno sopportati Cristo nostro modello, i suoi Apostoli e i suoi santi. È troppo bella la compagnia di Gesù per dovercene separare! Altrettanto si dica della compagnia della sua Sacratissima Madre (6 Castello Interiore 7,13).
Mentre ascoltavo queste parole (quelle del Magnificat), il mio spirito era rapito. Il Signore mi fece intendere cosa sia lo spirito, come stesse allora l'anima mia e come si debbano intendere le parole del Magnificat: Exultavit spiritus meus. Ma ora non lo saprei dire. Mi pare d'aver compre­so che lo spirito sia la parte più alta della volontà (Relazioni 29).
Un giorno, mentre ero in orazione, mi sentii l'anima così immersa e inabissata in Dio da sem­brarmi che il mondo fosse sparito. Mi fu dato allo­ra d'intendere, e in modo da non potermene più scordare, il senso di quel versetto del Magnificat... et exultavit spiritus meus (Relazioni 61).
Rallegrati, anima mia, per esserci chi ama il tuo Dio come merita, rallegrati per esserci chi cono­sce la sua bontà e potenza e ringrazialo per aver Egli inviato sulla terra il suo unico figlio che così bene lo conoscere, con la protezione del quali potrai avvicinarti al tuo Dio e pregarlo. Se il Signore trova in te le sue delizie, non permettere che le cose della terra t'impediscano di trovare in Lui le tue e di rallegrati delle sue grandezze. Poiché tanto merita di essere amato e lodato, pregalo che ti dia di contribuire almeno un poco nel far celebrare il suo nome, onde tu possa dire con verità. La mia anima loda ed esalta il Signore (Esclamazioni VII, 3).
Padre nostro, 10 Ave Maria, Gloria, Gesù mio 


TERZO MISTERO

La nascita di Gesù [dal Vangelo secondo Luca 2 1-12]

In quel tempo l'imperatore Augusto con un decreto ordinò il censimento di tutti gli abitanti dell'impero romano. Questo primo censimento fu fatto quando Quirino era governatore della Siria. Tutti andavano a far scrivere il loro nome nei regi­stri e ciascuno nel proprio luogo d'origine.
Anche Giuseppe partì da Nazareth, in Galilea e salì a Betlemme, la città del re Davide, in Giudea. Andò là perché era un discendente diretto del re Davide e Maria sua sposa, che era incinta, andò con lui.
Mentre si trovavano a Betlemme, giunse per Maria il tempo di partorire ed essa diede alla luce un figlio, il suo primogenito. Lo avvolse in fasce e lo mise a dormire nella mangiatoia di una stalla, perché non avevano trovato altro posto.
In quella stessa regione c'erano anche alcuni pastori. Essi passavano la notte all'aperto per fare la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro, e la gloria del Signore li avvolse di luce, così che essi ebbero una grande paura. L'angelo disse: “Non temete! Io vi porto una bella notizia che procurerà una grande gioia a tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato il vostro Salvatore, il Cristo, il Signore. Lo riconoscerete così: troverete un bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia”.

Dovremmo sempre essere affezionati; special­mente coloro che si dedicano all'orazione, poiché non so proprio come si possa pensare alla Regina degli Angeli e al lungo periodo di tempo da lei tra­scorso con Gesù Bambino, senza ringraziare San Giuseppe per la generosità con cui l'assistette nelle difficoltà (Vita 6,8).
Imitiamo almeno in qualche cosa il nostro Re che ebbe per casa la grotta di Betlemme dove nac­que e la Croce su cui morì (Cammino di Perfezione 2, 9).
Il Padre ci ha donato il suo unico Figlio che oggi viene al mondo in una povera stalla. Oh, indici­bile gioia! Ormai l'uomo è Dio!... Viene l'Innocente per soffrire al freddo! Lascia un impero, quello splen­dilo di Dio (Poesia 14).
O mio Gesù; come è grande l'amore che porta­te ai figli degli uomini!... Ora, che bisogno c'è del mio amore? Perché lo volete, mio Dio? Che vi gua­dagnate con esso? (Esclamazioni VII, 2).
Considerate, o mio Signore, che non vi siete fermato dinanzi a nessun ostacolo, tanto è grande l'amore che ci portate e profonda la vostra umiltà sulla terra, vi siete rivestito della nostra carne, assumendo la nostra natura (cammino di Perfezione 29).
Se Egli abita vicino a noi, è solo per aiutarci, incoraggiarci e sostenerci fino a quando la volontà del Padre celeste... si compia in noi (cammino di Perfezione 36).
Voi unite ciò che non è all'Essere senza fine; voi che siete infinito, vi fate finito; senza meriti, ci amate; fate grande il nostro niente (Poesia 7).
Gesù possedendo la nostra natura, diventa una cosa sola con noi (Cammino di Perfezione 85).
Ho capito che, se egli è Dio, è anche uomo e non prova disgusto per le miserie dell'uomo (Vita 37).
Speranza mia, Padre, mio Creatore, mio vero Signore e Fratello, quando penso a quello che poi dite, cioè, che la vostra gioia sta nell'abitare con i figli dell'uomo, (Proverbi 8 31), la mia anima s'inonda di gioia. Signore del cielo e della terra dov'è il peccatore che dopo tali parole possa ancora disperare? Forse, Signore, che non avete altri con cui deliziarvi per venire da un verme così ributtante come sono io? Quando vostro Figlio fu battezzato, si udì che Voi vi compiaceste in Lui (Matteo 3,17). Gli siamo forse uguali signore? (Esclamazioni VIII, 12).
Padre nostro, 10 Ave Maria, Gloria, Gesù mio


QUARTO MISTERO

Presentazione di Gesù al tempio [dal Vangelo secondo Luca 2 25-35]

Viveva allora a Gerusalemme un uomo chia­mato Simeone. Un uomo retto e pieno di fede in Dio, che aspettava con fiducia la liberazione d'Israele. Lo Spirito Santo era con lui e gli aveva rivelato che non sarebbe morto prima di aver vedu­to il Messia mandato dal Signore.
Mosso dallo Spirito Santo, Simeone andò nel tempio dove s'incontrò con i genitori di Gesù, pro­prio mentre essi stavano portandovi il loro bambino per compiere quello che ordinava la legge del Signore.
Simeone allora prese il bambino tra le braccia e ringraziò Dio così: "Ormai, Signore, puoi lasciare che il tuo servo se ne vada in pace: la tua promessa si è compiuta. Con i miei occhi ho visto il Salvatore: Tu l'hai messo davanti a tutti i popoli: luce per illuminare le nazioni e gloria del tuo popolo, Israele".
Il padre e la madre di Gesù rimasero stupiti per le cose che Simeone aveva detto del bambino. Simeone poi li benedisse e parlò a Maria, la madre di Gesù: "Dio ha deciso che questo bambino sarà occa­sione di rovina o di risurrezione per molti in Israele. Sarà un segno di Dio, ma molti lo rifiute­ranno: così egli metterà in chiaro le intenzioni nascoste nel cuore di molti. Quanto a te, Maria, il dolore ti colpirà come colpisce una spada".

Del resto neanche il giusto Simeone, guardan­do il glorioso Bambino, vedeva più d'un povero neonato. dai panni in cui era avvolto e dalla poca gente che l'accompagnava in processione, avrebbe potuto giudicarlo più un piccolo pellegrino figlio di indigenti genitori che Figlio del Padre Celeste (Cammino di Perfezione 53, 2).
Il Signore disse a Teresa: Quando contempli mia Madre tenermi fra le braccia, non pensare che ella abbia goduto tanto bene senza grave tormento, perché quando udì la profezia di Simeone, il Padre mio le dette la più completa cognizione di quanto avrei sofferto (Relazioni 36; 1).
Quelli che si sono avvicinati di più a Nostro Signore hanno anche sofferto di più. Considerate le sofferenze degli Apostoli e della sua Santissima Madre (7 Castello interiore 4, 5).
Dio Padre lo ha donato a noi e inviato in que­sto mondo per sua volontà. Il Figlio, a sua volta per sua propria volontà, non ha voluto abbandonarci, ma si è stabilito vicino a noi (Cammino di Perfezione 36).
Non vi chiedo di fissare il vostro pensiero su di Lui, né di fare molti ragionamenti o alte e sapienti considerazioni. Ciò che vi domando, è por­tare lo sguardo della vostra anima su di Lui. Chi può impedirvi di elevarvi, anche solo per un istante verso il Signore? (Cammino di Perfezione 28).
La somma perfezione non consiste nelle dolcez­ze interiori, nei grandi rapimenti, nelle visioni o nello spirito di profezia, bensì nella perfetta confor­mità del nostro volere a quello di Dio, in modo da volere anche noi - e fermamente - quanto conoscia­mo che Egli vuole, accettando con la medesima alle­grezza tanto il dolce che l'amaro, quando in questo è il suo volere (Fondazioni 5, 10).
Non dobbiamo allontanarci volontariamente dalla Santissima Umanità di Nostro Signore Gesù Cristo, che è per noi la pienezza dei beni e rimedio a tutti i mali (6 castello Interiore 7).
Sapete cosa vuol dire essere spirituali? Vuol dire essere gli schiavi di Dio, tali che marcati col suo ferro, quello della croce, egli li possa vendere per schiavi di tutto il mondo, come lo è stato nostro Signore. Chi non ha questo ideale, non farà mai nulla (castello Interiore VII, 4, 8).
Egli risveglia il nostro amore e mette il Suo nei nostri cuori non per un giorno solo, ma ogni giorno. Ecco perché ha deciso di vivere con noi (Cammino di Perfezione 3).
Padre nostro, 10 Ave Maria, Gloria, Gesù mio


QUINTO MISTERO

Il ritrovamento di Gesù nel tempio [dal Vangelo secondo Luca 2 41-52]

I genitori di Gesù ogni anno andavano in pel­legrinaggio a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando Gesù ebbe dodici anni lo portarono per la prima volta con loro secondo l'usanza. Finita la festa ripresero il viaggio di ritorno con gli altri. Ma Gesù rimase in Gerusalemme senza che i genitori se ne accorgessero. Credevano che anche lui fosse in viaggio con la comitiva. Dopo un gior­no di cammino, si misero a cercarlo tra i parenti e conoscenti. Non riuscendo a trovarlo, ritornarono a cercarlo a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trova­rono nel tempio: era là, seduto in mezzo ai maestri della legge: li ascoltava e discuteva con loro. Tutti quelli che lo udivano erano meravigliati per l'intel­ligenza che dimostrava con le sue risposte. Anche i suoi genitori, appena lo videro, rimasero stupiti, e sua madre gli disse: “Figlio mio, perché ti sei comportato così con noi? Vedi, tuo padre ed io ti abbiamo tanto cercato e siamo stati molto preoccupati per causa tua”. Egli rispose loro: "Perché cercarmi tanto? Non sapevate che io devo essere nella casa del Padre mio?". Ma essi non capirono il significato di quelle parole.
Gesù poi ritornò a Nazareth con i genitori e ubbidiva loro volentieri. Sua madre custodiva gelo­samente dentro di sé il ricordo di tutti questi fatti.
Gesù intanto cresceva, progrediva in sapienza e godeva il favore di Dio e degli uomini.

Vi scongiuro, portate lo sguardo su Cristo nostro bene; imparerete la vera umiltà; portatelo ugualmente sui santi; questa vista nobiliterà il vostro apprendimento (1 Detti 2).
San Giuseppe con il suo aiuto mi ha procu­rato beni maggiori di quelli che ho saputo doman­dare. Non ricordo di avergli mai rivolto una sup­plica che non abbia esaudito... Nostro Signore vuole farci capire che, se ha accettato di sottomettersi sulla terra a colui che chiamava suo padre, è perché essen­do suo precettore poteva comandarlo, egli rivolge ugualmente al Cielo tutte le sue suppliche (Vita 6).
Anche se avete molti santi per avvocati, rivol­getevi sempre a san Giuseppe, perché è molto ascol­tato dal Signore (Avvisi 65).
Oh, l'insigne grazia che il Signore fa a quei, figli col dar dei genitori che li amano di un amore così vero da non voler ad essi assicurare altre ric­chezze e possessioni che nell'eterna beatitudine del cielo! Ma che pena vedere oggi il mondo in tanta miseria... certi genitori vogliono coltivare la pro­pria vanità a spese dei loro poveri figli, strappando a Dio con incredibile audacia le anime che Egli sceglie per sé, e privandole di tanti beni. Aprite loro gli occhi mio Dio! Fate loro intendere come devono amare i propri figli affinché non rechino ad essi un sì gran male, ed essi poi non abbiano a lamentarsi di loro innanzi a Voi nel giorno del giudizio, dove quei genitori comprenderanno, sia pure contro voglia, il vero valore delle cose (Fondazione 10, 9).
Pensate che sia una piccola cosa avere un tale amico vicino a voi? (cammino di Perfezione 28).
Quando pensiamo a Cristo dobbiamo sempre ricordarci dell'amore che ci ha manifestato nel con­cederci tante grazie e dell'accesa carità di suo Padre che nel Figlio ha voluto darci un pegno di tanta tenerezza. Amore chiama amore. nonostante la nostra miseria e l'essere ancora agli inizi, non trascuriamo di considerare questa verità e di ecci­tarci all'amore (vita 22, 14).
Avvicinatevi a Gesù Maestro con la ferma deci­sione d'istruirvi, Egli vi darà la grazia di diventare suoi discepoli. Se non siete voi i primi ad abbando­narlo, Egli di certo non vi abbandonerà. Meditate le parole che escono dalla sua bocca divina e com­prenderete fin dalla prima (parola) di quale amore Egli vi circondi. E, per un discepolo, non è certo pic­colo vantaggio né soddisfazione da poco, sapere di essere amato dal suo Maestro (Cammina di Perfezione 28).
Padre nostro, 10 Ave Maria, Gloria, Gesù mio


MISTERI DOLOROSI

PRIMO MISTERO

L'agonia di Gesù nell'orto [dal Vangelo secondo Matteo 26,36-46]

Gesù arrivò con i discepoli in un podere chia­mato Getzemani e disse: “Restate qui mentre io vado là a pregare”. Si fece accompagnare da Pietro e dai due figli di Zebedeo. Poi incominciò ad essere triste e angosciato. Allora disse ai tre discepoli: "Una tristezza mortale mi opprime, Fermatevi qui e restate svegli con me". Andò un po' avanti, si gettò con la faccia a terra e si mise a pregare. Diceva: "Padre mio, se è possibile, allontana da me questo calice di dolore! Però non si faccia come voglio io, ma come vuoi tu".
Poi tornò indietro verso i discepoli, ma li trovò che dormivano. Allora disse a Pietro: "Così non avete potuto vegliare con me nem­meno un'ora? State svegli e pregate per resistere nel momento della prova; perché la volontà è pron­ta ma la debolezza è grande!".
Per la seconda volta andò a pregare e disse: “Padre mio, se proprio devo bere da questo calice di dolore, sia fatta la tua volontà”. Poi tornò dai disce­poli e li trovò ancora che dormivano: non riuscivano a tenere gli occhi aperti. Per la terza volta Gesù si allontanò e andò a pregare ripetendo le stesse paro­le. Poi tornò verso i discepoli e disse: "Ma come, voi ancora dormite e riposate? Ecco, il momento è ormai vicino. Il Figlio dell'uo­mo sta per essere consegnato nelle mani dei suoi nemici. Alzatevi, andiamo! Sta arrivando quello che mi tradisce".

Mi viene da pensare a Gesù che prova la debo­lezza della sua umanità prima della passione, ma che mostra gran forza quando vi è immerso. Infatti non solo non si lamenta, ma non mostra in apparenza neppure un segno di fragilità umana. Andando al giardino degli ulivi dice: La mia anima è triste sino alla morte, ma sulla croce dove sta soffrendo la morte non esce in nessun lamento... Se pregando nel giardino andò a svegliare gli apostoli, non era forse più ovvio che si lamentasse con sua Madre,... quando ella, ai piedi della croce, non stava addormentata, ma soffrendo nella sua anima e morendo di dura morte? Eppure maggiore è il sollievo che si prova quando ci lamentiamo con chi ci ama e sappiamo essere sensibili ai nostri dolori! (Pensieri 3, 11).
Mi trovavo molto in sintonia con l'orazione di Gesù nell'orto degli ulivi dove gli tenevo compa­gnia. Pensavo al sudore e all'afflizione che aveva sofferto e desideravo di asciugargli quel sudore così penoso... e me ne stavo con Lui fino a quando i miei pensieri lo permettevano... (Vita 9, 9).
Teniamogli compagnia nella sua desolata solitu­dine! Come sono pochi i discepoli che gli sono rimasti fedeli!... Il peggio è che ne ha di quelli che, mentre in pubblico si mostrano suoi amici in segreto lo vendo­no. Non sa quasi più di chi fidarsi. O Amico sincero, come vi paga male chi vi tradisce! O veri cristiani venite a piangere col vostro Dio! (Esclamazioni 10, 2).
Fermarmi alquanto sull'orazione dell'orto era l'esercizio che praticavo da vari anni, quasi tutte le sere prima d'addormentarmi, quando mi raccoman­davo a Dio e ciò anche prima che divenissi mona­ca... Sono convinta che con questo esercizio la mia anima si sia molto avvantaggiata (Vita 9, 4).
Se siete afflitti o in pena, potete contemplarlo mentre si reca al giardino degli ulivi. Come doveva essere triste la sua anima se Egli, che è la stessa po­tenza, giunse perfino a lamentarsi (Cammino di Perfezione 26, 5).
La sola vista del Signore prostrato nell'orto con quel sudore spaventoso, basta ad occuparci, non solo per un'ora, ma per molti giorni di seguito. Con un semplice sguardo si vede chi Egli sia e quanto enorme la nostra ingratitudine verso un dolore così grande (4 castello Interiore 7, 1).
Ricordatevi di quel che disse Gesù nell'orazione dell'orto: La carne è debole e ricordatevi di quel sorprendente e doloroso sudore. Se era pure debole la sua carne divina, e non aveva peccati, come vorremmo che la nostra sia così forte da non sentir paura per le persecuzioni e i travagli che la minacciano? (Pensieri ).
Padre nostro, 10 Ave Maria, Gloria, Gesù mio  


SECONDO MISTERO

Gesù viene flagellato [dal Vangelo secondo Matteo 27,15-15. 20.26]

Ogni anno, per la Festa di Pasqua, il Governa­tore aveva l'abitudine di lasciare libero uno dei carce­rati, quello che il popolo voleva. A quel tempo era in prigione un certo Barabba, un carcerato famoso. Così, quando si fu riunita una certa folla, Pilato domandò: "Chi volete che sia lasciato libero: Barabba, oppure Gesù detto Cristo?". Perché sapeva bene che l'avevano portato da lui solo per odio.
Intanto i capi dei sacerdoti e le altre autorità riuscirono a convincere la folla che era meglio chie­dere la liberazione di Barabba e la morte di Gesù. Il governatore domandò ancora: "Chi dei due volete lasci libero"? La folla rispose: "Barabba!".
Pilato continuò: "Che farò dunque di Gesù detto Cristo?".
Tutti risposero: " In croce!".
Pilato replicò: "Che cosa ha fatto di male?". Ma quelli gridarono ancora più forte:
" In croce! In croce!".
Quando vide che non poteva far niente e che anzi la gente si agitava sempre di più Pilato fece por­tare un po' d'acqua, si lavò le mani davanti alla folla e disse: "Io non sono responsabile della morte di que­st'uomo! Sono affari vostri!".
Tutto la gente rispose: " Il suo sangue ricada su di noi e sui i nostri figli".
Allora Pilato lasciò libero Barabba. Fece fla­gellare Gesù, poi lo consegnò ai soldati per farlo crocifiggere.

Quando ci mettiamo a meditare un punto della Passione per esempio la flagellazione alla colonna, l'intelletto deve indagare i motivi che gli possono far meglio comprendere l'acerbità dei dolori sofferti dal Signore in quell'abbandono e le molte altre cose che a seconda della sua capacità si può trovare... (Vita 19, 12).
Come siamo pronti ad offendervi, o Signore dell'anima mia! Ma come Voi lo siete di più a per­donarci! Signore, donde ci viene questo insensato ardire se non dal sapere che la vostra misericordia è grande e dal dimenticarci che equa è la vostra giustizia? Dolori di morte mi circondano (salmo 114, 3) Ahi, che gran male è il peccato se fu sufficiente a uccidere un Dio fra dolori sì orribili! Come ne siete circondato, Signore! Qual'è il luogo dove non ne abbiate? Da ogni parte gli uomini vi coprono di ferite (Esclamazioni 10, 1).
Entrando un giorno nel romitorio, i miei occhi caddero su una statua che vi era stata messa... Raffigurava Nostro Signore coperto di piaghe, era tanto devota che nel vederla mi sentii tutta commuo­vere perché rappresentava al vivo quanto Gesù aveva sofferto per noi: ebbi tal dolore al pensiero dell'ingra­titudine con cui rispondevo a quelle piaghe, che mi parve che il cuore mi si spezzasse. Mi gettai ai suoi piedi in un profluvio di lacrime, supplicandolo a darmi forza per non offenderlo più (Vita  9, 11).
O Figlio dell Eterno Padre, Gesù Cristo Signor nostro, vero Re dell'universo! Qual 'è l'eredità che Voi lasciaste in questo mondo per noi vostri discendenti? Che cosa aveste, Signor mio, se non travagli, tormenti e disprezzi? E per trangugiare l'amaro calice della morte, aveste voi forse più d'un legno? Ah, mio Dio, se vogliamo esser vostri figli legittimi e non rinuncia­re alla vostra eredità, dobbiamo abbracciare la soffe­renza! Le vostre insegne sono cinque piaghe!... E quelle piaghe... devono essere il nostro stemma, sotto pena di non ereditare il suo regno! Non è col riposo, con le delizie, con gli onori e le ricchezze che si ha da guadagnare quel regno ch’Egli acquistò con tanto sangue (Fondazioni 10, 11).
Consideratelo legato alla colonna, sommerso nello spasimo, con le carni a brandelli e tutto per il grande amore che ci porta. Quanto patire! E ciò nonostante, eccolo perseguitato dagli uni sputacchia­to dagli altri, rinnegato, abbandonato dagli amici, senza che alcuno lo difenda, intirizzito dal freddo e ridotto a tanta solitudine che ben potete avvicinarlo e consolarvi a vicenda (Cammino di Perfezione 20, 5).
Padre nostro, 10 Ave Maria, Gloria, Gesù mio  


TERZO MISTERO

Gesù coronato di spine [dal Vangelo secondo Matteo 27 27-31]

Allora i soldati portarono Gesù nel palazzo del governatore e chiamarono tutto il resto della truppa. Gli tolsero i suoi vestiti e gli gettarono addosso una veste rossa. Prepararono una corona di rami spinosi e gliela misero sul capo, nella mano destra gli misero un bastone.
Poi incominciarono a inginocchiarsi davanti a lui e a dire ridendo: "Salve re dei Giudei!".
Intanto gli sputavano addosso, gli prendevano il bastone e gli davano colpi sulla testa. Quando finirono di insultarlo, gli tolsero la veste rossa e lo rivestirono con i suoi abiti. Poi lo portarono via per crocifiggerlo.

Devotissima come sono di questo mistero (l'in­coronazione di spine),... mi posi a considerare lo spasimo atroce che il Signore dovette soffrire, per queste numerose ferite. Già cominciavo a sentirne pena, quando il Signore mi disse di non compian­gerlo per quelle ferite, ma per le molte altre che gli uomini gli facevano (Relazioni, 9).
O sorgenti vive e zampillanti delle piaghe del mio Dio, con che abbondanza scaturite per essere il nostro sostentamento! E con che sicurezza cammi­nerà fra i pericoli di questa vita chi si abbevererà a questa divina sorgente! (Cammino Perfezione 9, 2).
Mio Dio osservate le piaghe del vostro Figlio; e poiché Egli ha perdonato a quelli che gliele hanno fatte, perdonateci pure Voi! (Cammino di Perfezione 11, 8).
Il Signore può cambiare i deboli in forti e, i malati in sani. Ma se ciò non fa, vuol dire che il meglio per noi è patire, fissi gli occhi al suo onore e alla sua gloria e dimentichi di noi stessi. Perché la vita e la salute se non per consumarle per un Re e Signore così grande (Fondazioni 28, l8).
Tacere quando si è accusati ingiustamente è un grande atto di umiltà e si imita più da vicino Nostro Signore che prese sopra di sé i nostri peccati... Il vero umile deve desiderare di essere disprezzato, persegui­tato e condannato senza motivo, anche in cose gravi. Se si vuole imitare nostro Signore, in che cosa lo si può meglio fare se non in questo? (Castello Interiore 15, 1- 2).
Il vero discepolo che s'incammina a segui­re Cristo deve abbandonarsi nelle mani di Dio, affinché ne faccia quel che vuole; deve dimenticarsi di ogni proprio interesse e fare il possibile per con­segnarsi alla sua divina volontà (4 Castello Interrare 8, 6).
Signore... tutto il danno ci viene dal non te­nere fissi gli occhi su di Voi! Se non guardassimo che al cammino, vi arriveremo presto, ma diamo in mille cadute, cadiamo in mille inciampi e sbagliamo strada per non aver di mira la strada vera (Cammrno di Perfezione 16, 11).
Considerate, o Eterno Padre, che tanti flagelli, strapazzi e penosissime sofferenze (caduti sopra Ge­sù) non sono cose da dimenticarsi! (Cammino di Perfezione 9, 8). Cristo è sempre l’amico ottimo e ci è di grande compagnia. Uomo come noi, come noi ha sofferto. Solo sotto il peso della croce, non ebbe consolazione. Non abbandoniamolo... Avvenga ciò che deve avve­nire, ma stiamo abbracciati alla croce che è sempre una gran cosa... onore domanda amore! (Vita 22, 14).
Padre nostro, 10 Ave Maria, Gloria, Gesù mio  


QUARTO MISTERO

Gesù sale il Calvario [dal Vangelo secondo Luca 25,26-91]

Presero Gesù e lo portarono via.
Lungo la strada, fermarono un certo Simone, originario di Cirene, che tornava dai campi. Gli caricarono sulle spalle la croce e lo costrinsero a portarla dietro a Gesù.
Erano in molti a seguire Gesù: una gran folla di popolo e un gruppo di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui.
Gesù si voltò verso di loro e disse: "Donne di Gerusalemme, non piangete per me. Piangete piuttosto per voi e per i vostri figli. Ecco verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le donne che non possono avere bambini, quelle che non hanno mai avuto figli e quelle che non ne hanno mai allattato”.
Allora la gente comincerà a dire ai monti: “Franate su di noi e alle colline: 'Nascon­deteci'. Perché se si tratta così il legno verde, che ne sarà di quello secco?”.

Quando si trattava di cadere avevo molti amici pronti ad aiutarmi ma quando m'accingevo a rial­zarmi mi trovavo tanto sola da provare ora un senso di meraviglia per non essere rimasta sempre a terra e da sentirmi obbligata a lodare la misericordia di Dio, il solo che mi stendeva la mano (Vita 7, 22).
Il mezzo fondamentale per liberarci dagli inganni del demonio è di decidersi fin dal principio a seguire la via della croce e a non desiderare con­solazioni, essendo questo il cammino di perfezione tracciato da Nostro Signore con le parole. Prendi la tua croce e seguimi Egli è il nostro modello e non avrà nulla da temere chi segue i suoi consigli con l'unico scopo di fargli piacere (vita 1.5, 50).
Perché mi lamento? D'ora innanzi, Signore, per imitarvi almeno in qualche cosa, non solo voglio sop­portare le sofferenze che incontrerò, ma stimarle pure, come preziosi tesori. Camminiamo insieme, Signore, verrò dovunque Voi andrete e per qualunque luogo passerete, passerò pure io (Cammino di perfezione 26, 6).
Il Signore mi disse: In che modo ti potrei mostrare maggiore amore, se non volendo per te quello che io ho voluto per me? Considera queste piaghe che i tuoi dolori non arriveranno mai ad uguagliare. In questo modo è il cammino della verità (Relazioni 36).
La croce non occorre certo domandarla, perché a coloro che ama, Dio la dà spontaneamente, come la dette al Figlio suo (Lettera 626).
Piangiamo almeno con le donne di Gerusalem­me, se non ce la sentiamo di aiutarlo con il Cireneo a portare la croce! (Vita 27, 15).
Considerate Gesù con la croce sulle spalle, quando i suoi carnefici non gli permettevano neppu­re di respirare. Allora egli vi guarderà con quei suoi occhi tanto belli, compassionevoli, dimenticherà i suoi dolori per consolare i vostri; purché voi lo guardiate e lo preghiate di consolarvi! (Cammino di Perfzione 20, 5). Prendete sulle spalle la croce... Poco importa che i nemici di Cristo vi insultino, Aiutatelo... a sostenere il fardello e non curatevi di ciò che si dice di voi. Se anche vi accadesse di inciampare e cadere come Gesù, vi supplico, restate accanto alla croce, non abbandonatela. Pensate all'indicibile stanchezza con cui Cristo si trascinò al Calvario sotto il peso di quella croce e quanto i suoi tormenti sorpassino i vostri. Per quanto gravi siano le vostre sofferenze vi consolerà sapere che esse non sono neanche parago­nabili alle sofferenze del Cristo (Cammino di Perfezione 26, 7).
Padre nostro, 10 Ave Maria, Gloria, Gesù mio 


QUINTO MISTERO

La Crocifissione [dal Vangelo secondo Luca 25, 35-46]

Quando furono arrivati sul posto detto "luogo del cranio", prima crocifissero Gesù e poi i due mal­fattori: uno a destra e l'altro a sinistra di Gesù.
Gesù diceva: "Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno". I soldati intanto si divisero le vesti di Gesù, tirandole a sorte. La gente stava a guardare. I capi del popolo invece si facevano beffe di Gesù gli dicevano: "Ha salvato tanti altri, ora salvi se stesso, se egli è veramente il messia scelto da Dio". Anche i soldati lo schernivano: si avvicinavano a Gesù, gli davano a bere aceto e gli dicevano: "Se tu sei davvero il re dei Giudei salva te stesso!". Sopra il capo di Gesù avevano messo un cartello con queste parole: "Quest'uomo è il re dei Giudei". I due malfat­tori intanto erano stati crocifissi con Gesù. Uno di loro, insultandolo diceva: "Non sei tu il Messia? Salva te stesso e noi!". L'altro invece si mise a rim­proverare il suo compagno e disse: "Tu che stai subendo la stessa condanna non hai proprio nessun timore di Dio? Per noi due è giusto scontare il casti­go per ciò che abbiamo fatto, lui invece non ba fatto nulla di male. Poi aggiunse: "Gesù ricordati di me quando sarai nel tuo regno". Gesù gli rispose: 'Ti assicuro che oggi sarai con me in paradiso".
Verso mezzogiorno si fece buio per tutta la regione fino alle tre del pomeriggio. Il sole si oscurò e il grande velo del tempio si squarciò a metà. Allora Gesù gridò a gran voce: "Padre, nelle tue mani affido la mia vita".
Dopo queste parole morì.

Appena mi mettevo in orazione e contemplavo il Signore sulla croce, povero, nudo di ogni cosa, il pensiero di essere ricca mi diveniva insopportabile e lo supplicavo con le lacrime agli occhi di fare in modo che anch'io fossi povera come Lui (Vita 35,3).
Un giorno mentre pregavo... Egli mi apparve come già altre volte e, mostrandomi la piaga della mano sinistra, ne cavò fuori con l'altra il grande chiodo che vi era conficcato. Nell'uscire il chiodo parve portare via la carne e ne immaginai lo stra­zio. Mentre me ne affliggevo, il Signore mi disse di non avere paura, perché se per me aveva tanto sof­ferto, a maggior ragione avrebbe ascoltato le mie richieste... perché sapeva che non avrei chiesto se non cose conformi alla sua gloria... (Vita 39, 1).
Il vero rimedio per non cadere è attaccarmi alla croce e confidare in Colui che vi è stato inchiodato. Egli è il mio vero amico con il quale mi sento elevare a tal dominio da sembrarmi di poter resistere ad ogni assalto (del male), purché Egli non mi manchi.
Una certa persona, (cioè Teresa stessa) con­siderava di fronte al Crocifsso di non avere mai avuto nulla da offrire o da lasciare per Dio. Quel Crocifisso la consolò, dicendole che Egli le offriva i dolori e le sofferenze della sua passione, affinché li considerasse come propri e li presentasse a suo Padre. Ed ella rimase così ricca e così piena di gioia da non dimenticarlo più. Ogni volta che cade­va in tristezza sotto il peso della propria miseria, bastava che se ne ricordasse per riprendere coraggio e trarne consolazione (6 Castello Interiore 5, 6).
Come ci fidiamo poco di Voi! E dire che Voi ci avete affidato tante ricchezze e tesori quanti sono i travagli senza numero sofferti da vostro Figlio per trentatré anni, la sua morte orribile e penosa, e infine Lui stesso! E ciò tanti anni prima che nascessimo! Eppure sapevate che non vi saremmo stati riconoscenti di sì intestimabile tesoro! Ciò nonostante non avete lasciato di affidarcelo, onde non fosse per vostra colpa, o Padre di bontà, se noi, trascurando di approfittarne, non avessimo nulla guadagnato (Esclamazioni 13, 3).
Ora, se noi non lo guardiamo mai, né mai con­sideriamo quello che gli dobbiamo, né la morte che ha subìto per noi, non so come possiamo conoscerlo e servirlo. E senza queste opere di suo servizio, che valore avrà la nostra fede? E che valore avranno le nostre opere separate che siano dai meriti inestimabili di Gesù Cristo nostro Bene? E allora chi ci indurrà ad amare il Signore (2 Castello Interiore 1, 11).
Padre nostro, 10 Ave Maria, Gloria, Gesù mio


MISTERI GLORIOSI

PRIMO MISTERO

La Resurrezione di Nostro Signore [dal vangelo secondo Luca 25 1-12]

Il primo giorno della settimana, di buon mattino le donne andarono al sepolcro di Gesù, portando gli aromi che avevano preparato per la sepoltura. Videro che la pietra che chiudeva il sepolcro era stata sposta­ta. Entrarono nel sepolcro, ma non trovarono il corpo del Signore Gesù.
Le donne stavano ancora lì senza sapere che cosa fare, quando apparvero loro due uomini con vesti splendenti. Impaurite, tennero la faccia abbassa­ta verso terra. Ma quegli uomini dissero loro: "Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Egli non si trova qui ma è risuscitato! Ricordatevi che ve lo disse quando era ancora in Galilea. Allora vi diceva: È necessario che il Figlio dell'uomo sia consegnato in mano ai nemici di Dio e questi lo cro­cifiggeranno. Ma il terzo giorno risusciterà".
Allora le donne si ricordarono che Gesù aveva detto quelle parole. Lasciarono il sepolcro e andarono a raccontare agli undici quello che avevano visto e udito. Erano Maria, nativa di Màgdala, Giovanna e Maria, madre di Giacomo. Anche le altre donne che erano con loro riferirono agli apostoli le stesse cose. Ma gli apostoli non vollero credere a queste parole. Pensavano che le donne avevano perso la testa.
Pietro però si alzò e corse al sepolcro. Guardò dentro, e vide solo le bende usate per la sepoltura. Poi tornò a casa pieno di stupore per quello che era accaduto.

Se siete nella gioia, contemplate il Signore risorto! Solo ad immaginarlo come uscì dal sepol­cro, il vostro cuore traboccherà di contentezza! In quale luce! In quale splendore! Con quale grande maestà! Con quanta gioia e gloria ci offre il Regno che ha conquistato dopo lunga battaglia per condi­viderlo con noi dandoci insieme se stesso. Volgete gli occhi a lui sarete raggianti (Cammino di Perfezione 24, 4).
O Signore, abbiate pietà delle vostre creature! Non vedete che non comprendiamo noi stessi, che non sappiamo quel che desideriamo. Dateci, luce, Signore! Vedete, essa è più necessaria a noi che al cieco nato, perché il cieco, Signore, desiderava vede­re e non poteva, mentre noi rifiutiamo di vedere. Vi è forse male più incurabile? E qui, mio Dio, che deve manifestarsi il vostro potere, qui che deve risplendere la vostra misericordia (Esclamazioni 8, 2).
Signore! Com'è lungo questo esilio! Come lo rende pesante il desiderio di vedervi! Signore, che può fare un'anima chiusa in questo carcere? Oh, Gesù, com'è lunga la vita dell'uomo, malgrado si dica che sia breve! Breve, mio Dio, per arrivare con essa a guadagnarsi la vita che non ha fine, ma lunghissima per l'anima che desidera di vedersi con Voi. E voi che rimedio apportate a un tal martirio? - Non vi è altro che sopportarlo per amore vostro (Esclamazioni 15, 1).
Neppure Lazzaro vi chiese di essere risuscita­to. Eppure Voi lo risuscitaste per le preghiere di una peccatrice. Eccone qui un'altra, mio Dio, e assai più colpevole. Fate dunque risplendere la vostra misericordia: ve lo domando per coloro che non ve lo vogliono domandare, nonostante la mia grande miseria (Esclamazioni 10, 5).
Come è misera la sapienza dei mortali e incerta la loro provvidenza! Somministratemi Voi, nella provvidenza vostra, i mezzi necessari per servirvi, non come voglio io, ma come volete Voi. Non castiga­temi col darmi quanto voglio e desidero, a meno che le mie brame non siano informate dal vostro amore. Oh, esso regni sempre in me! Muoia ormai questo io, e viva in me Colui che è più grande di me, migliore per me di me stessa, onde possa servirlo. Egli viva e mi dia vita Egli regni e mi tenga in sua schiava la mia anima non vuole altra libertà (Esclamazioni 17, 3).
Il tuo desiderio sia di vedere Dio, il tuo timore di perderlo; il tuo dolore di non possederlo; la tua gioia, in quello che ti può condurre a Lui e vivrai in pace.
Piace a Sua Maestà che viviamo tutti riuniti in questo soggiorno in cui canteremo eternamente le sue lodi (7 Castello Interiore 4).
Padre nostro, 10 Ave Maria, Gloria, Gesù mio 


SECONDO MISTERO

L’ascensione di Nostro Signore [dal Vangelo secondo Luca 24 36-53]

Gli undici apostoli e i loro compagni stavano parlando di queste cose. Gesù apparve in mezzo a loro e disse: "La pace sia con voi!" Sconvolti e pieni di paura, essi pensavano di vedere un fantasma. Ma Gesù disse loro: "Perché avete tanti dubbi dentro di voi? Guardate le mie mani e i miei piedi! Sono pro­prio io! Toccatemi e verificate: un fantasma non ha carne e ossa come me".
Poi disse loro: "Era questo il senso dei discorsi che vi facevo quando ero ancora con voi! Vi dissi chiaramente che doveva accadere tutto quel che di me era stato scritto nella legge di Mosè, negli scritti dei profeti e nei salmi!".
Allora Gesù li aiutò a capire le profezie della Bibbia. Poi aggiunse: "Così sta scritto: Il messia doveva morire, ma il terzo giorno doveva resuscita­re dai morti. Per suo incarico ora deve essere por­tato a tutti i popoli l'invito a cambiare vita e a rice­vere il perdono dei peccati. Voi sarete testimoni di tutto ciò cominciando da Gerusalemme. Perciò io manderò su di voi lo Spirito Santo, che Dio, mio Padre, ha promesso. Voi però restate nella città di Gerusalemme fino a quando Dio non vi riempirà con la sua forza".
Poi Gesù condusse i suoi discepoli verso il vil­laggio di Betània. Alzò le mani sopra di loro e li benedisse. Mentre li benediceva si separò da loro e fu portato verso il cielo. I suoi discepoli lo adoraro­no. Poi tornarono verso Gerusalemme, pieni di gioia. E stavano sempre nel tempio lodando e rin­graziando Dio.

Pretendere di entrare in cielo senza prima entrare in noi stessi per conoscerci meglio e conside­rare la nostra miseria, per vedere il molto che dob­biamo a Dio e il bisogno che abbiamo della sua misericordia, è una vera follia (2 Castello Interiore 1, 11).
Perduta la guida che è Gesù, non troveremo la strada... Non dice forse il Signore che Egli è la via? Non afferma ancora che è luce e che nessuno può andare al Padre se non per Lui? E queste altre parole. Chi vede me vede il Padre mio? (7 Castello Interiore 7, 6).
Il Signore stesso ci ha detto: Nessuno salirà da mio Padre se non tramite Me. Egli ha aggiunto: Chi vede Me, vede anche mio Padre. Ora, l'anima che non posa mai lo sguardo su di Lui, che non considera mai i suoi doveri verso di Lui... come può conoscerlo? (2 Castello Interiore).
Dal momento che i fidanzati della terra posso­no conoscersi prima della loro unione, facciamo di tutto per cercare di conoscere il nostro Signore, chi è Suo Padre, il paese in cui Egli ci condurrà e i beni che ci promette (Cammino di Perfezione 24).
Oh! Come sarebbe giusto che l'anima rientrasse dentro se stessa! Essa potrebbe meglio elevarsi al di sopra di se stessa e ascoltare ciò che questo Figlio benedetto conosce di questo luogo nel quale, come lui stesso ha dichiarato, si trova il Padre che è nei Cieli (Cammino di Perfezione 29).
O Immenso Dio, come sono deboli i nostri desideri per elevarsi alle vostre grandezze, o Signore! E in quale bassezza restiamo se i vostri doni si misurano sulle nostre domande! (Pensieri 6).
Immagini di trovarsi innanzi a Cristo, conversi spesso con Lui e cerchi d'innamorarsi della sua sacra Umanità, tenendola sempre presente. Gli chieda aiuto nel bisogno, pianga con Lui nel dolore, si rallegri con Lui nella gioia,... e questo non con preghiere studiate, ma con parole semplici, intonate ai suoi desideri e alle sue necessità (Vita 12, 2).
Il cammino che si deve seguire è il regale cam­mino che conduce al Cielo. Coloro che lo hanno per­corso hanno ricevuto un grande tesoro, che a noi sembra costare. Verrà un tempo in cui comprendere­te il poco valore delle cose della terra, in confronto a un bene così prezioso (Cammino di Perfezione 28).
Tutti noi saremo felici, quando vedremo che meno cose possederemo sulla terra, più riceveremo di che gioire nell'eternità, dove le dimore sono conformi all'amore con cui abbiamo imitato la vita del nostro Gesù (Fondazioni 14).
Padre nostro, 10 Ave Maria, Gloria, Gesù mio  


TERZO MISTERO

La discesa dello Spirito Santo [dal Vangelo secondo Luca 2, 1-12]

Quando venne il giorno della Pentecoste, i credenti erano riuniti tutti insieme nello stesso luogo. All'improvviso si sentì un rumore in cielo, come quando tira un forte vento, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Allora videro qualcosa di simile a lingue di fuoco che si separavano e si posa­vano sopra ciascuno di loro. Tutti furono riempiti di Spirito Santo e si misero a parlare in altre lingue come lo Spirito Santo concedeva loro di esprimersi.
A Gerusalemme c'erano Ebrei, uomini molto religiosi, venuti da tutte le parti del mondo. Appena si sentì quel rumore, si radunò una gran folla, e non sapevano che cosa pensare. Ciascuno infatti li sentiva parlare nella propria lingua, per cui erano pieni di meraviglia e di stupore e dicevano: "Questi uomini che parlano sono tutti Galilei? Come mai allora li sentiamo parlare nella nostra lingua nativa? Noi apparteniamo a popoli diversi". Parti, Medi e Elamiti. Alcuni di noi vengono dalla Mesopotamia, dalla Giudea e dalla Cappadocia, dal Ponto e dall'Asia, dalla Frigia e dalla Panfilia, dall'Egitto e dalla Cirenaica, da Creta e dall'Arabia. C'è gente che viene perfino da Roma: alcuni sono nati ebrei, altri invece si sono convertiti alla reli­gione ebraica. Eppure tutti li sentiamo annunciare, ciascuno nella sua lingua, le grandi cose che Dio ha fatto".

Le Tre Persone comunicano con l'anima, par­landogli e donandogli l'intelligenza delle parole con cui Nostro Signore dice nel santo Vangelo che verrà Lui stesso con il Padre e lo Spirito Santo ad abita­re nell'anima che lo ama e che osserva i suoi comandamenti (7 Castello interiore).
O Signore del Cielo e della terra è proprio vero che, anche in questa vita mortale, si possa gioi­re di una vostra amicizia così intima? Oh, come lo Spirito Santo lo dice chiaramente nelle parole del libro dei Cantici!... Una sola di queste parole deve essere sufficiente per trasformarci in Voi! (Pensieri 5).
Lo Spirito Santo deve fare da mediatore fra Dio e l'anima. Egli lo ha posto con desideri così ardenti che abbraccia questo fuoco sovrano colui che gli è molto vicino (Pensieri 5).
Mi parve che, simile a una spugna tutta pene­trata e imbevuta d'acqua, la mia anima fosse impregnata della Divinità, e che in un certo modo, gioisse veramente della presenza delle Tre persone possedendole in essa. Intesi allora queste parole. Non pensare di rinchiuderti in Me. Mi sembrò che le tre Persone divine fossero dentro la mia anima, le vidi comunicarsi ad ognuna delle sue creature, senza eccezione, tutto dimorando in me.
Poco abituati a questo esercizio dell'amore, i nostri pensieri volano là dove sono ogni giorno, e omettiamo di meditare i profondi misteri che racchiu­dono queste parole dello Spirito Santo. Cosa farà allo­ra ancora per abbracciarci con il Suo amore? (Pensieri 1). Com'è dolce parlare di questo amore! Cosa si proverà dunque nel possederlo! Il Signore si degni di concedermelo per la sua infinita misericordia (Cammino di Perfezione 45).
Il Signore dice ancora: Sono in loro. O immenso Dio! Come queste parole sono vere e come le comprende bene chi lo ama... Quale chiara intel­ligenza tutti avremmo, se non mettessimo ostacoli per nostra colpa! (7 castello Interiore 2).
O anima mia, considera con quale gioia e amore il Padre conosce il Figlio, e il Figlio conosce il Padre; contempla con quale ardore lo Spirito Santo si unisce a Loro... Queste tre Persone sovra­ne si conoscono, si amano e sono le une per le altre una fonte di delizie (Esclamazioni 8).
Tenete un tale Figlio e un tale Padre e troverete sicuramente lo Spirito Santo! Che si degni Egli stesso di abbracciare i vostri cuori e lo sottometta con i lega­mi onnipotenti della sua carità (Cammino di Perfezione 25).
Padre nostro, 10 Ave Maria, Gloria, Gesù mio  


QUARTO MISTERO

L'assunzione di Maria [dal libro dell'Apocalisse 12,1]

Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna che sembrava vestita di sole, con una corona di dodici stelle in capo e la luna sotto i suoi piedi. Stava per dare alla luce un bambino e gridava per le doglie e il travaglio del parto.
Un altro segno apparve nel cielo: un drago enorme, rosso fuoco, con sette teste e dieci corna. Su ogni testa aveva un diadema, e la sua coda tra­scinava un terzo delle stelle del cielo e le scagliava sulla terra. Il drago si pose di fronte alla donna che stava per partorire: voleva divorare il bambino appena fosse nato.
La donna dette alla luce un maschio: egli dovrà governare tutte le nazioni con un bastone di ferro. Quel figlio fu rapito e portato verso Dio e verso il suo trono.
Quando il drago si rese conto di essere stato gettato sulla terra, cominciò a perseguitare la donna che aveva dato alla luce il bambino. Ma la donna ricevette due grandi ali d'aquila, per allonta­narsi dal serpente, e volò al suo rifugio rlel deserto. Là rimase in pace per tre anni e mezzo. Il serpente vomitò dalla sua bocca una fiumana d'acqua, dietro alla donna, per farla portar via dalla corrente. Ma la terra venne in suo aiuto: aprì una voragine e inghiottì il fiume che il drago aveva vomitato.
Infuriato con la donna, il drago andò a far guerra contro gli altri figli di lei: quelli che metto­no in pratica i comandamenti di Dio e rimangono fedeli a ciò che Gesù ha annunziato.

Chi è questa Vergine? È la figlia di Dio Padre. Risplende come una stella (Poesia 15).
Il giorno dell'Assunzione della Regina degli Angeli e nostra Sovrana, il Signore... mi mostrò, in rapimento, l'entrata di Nostra Signora in Cielo, la gioia e la solennità con cui fu accolta e il posto che essa occupa (Vita 39).
Non dobbiamo preoccuparci del modo di mori­re, ma del modo di vivere (Lettera 326).
Nostra Signora mi sembrò di una incantevole bellezza... Era vestita di bianco e mi sembrò di uno splendore così grande che, ben lontano dall'ab­bagliarmi, rallegrava lo sguardo. Mi sembrò anche che Nostra Signora fosse molto giovane... Mi ritrovai tutta riempita di una gloria e un gioia immensa (Vita 33).
Non andiamo quindi in una terra straniera ma nella nostra patria soggiorno di Colui che amiamo tanto e che ci porta tanto amore (Castello di Perfezione 42).
Quale ignoranza sarebbe se si domandasse a qualcuno chi è e questa persona non si conoscesse o non sapesse chi è suo padre, sua madre, né qual è il suo paese! Sarebbe una enorme sciocchezza, ora la nostra è ancora più grande, quando non cerchiamo di sapere chi siamo e ci occupiamo dei nostri corpi (1 Castello Interiore 1).
È un immenso favore contemplare ciò che si trova in Cielo e conoscere il luogo in cui dovremo vivere un giorno. Il viaggiatore che sta per stabilir­si in una regione lontana, si sente sostenuto durante le fatiche del viaggio, quando ha già visto il paese in cui potrà godere un riposo perfetto (vita 88).
Ah! Se non fossimo attaccati a niente, se met­tessimo la nostra gioia in nessuno dei beni di questo mondo, il timore della morte sarebbe diminuito dal pensiero della pena che si proverebbe a vivere sempre senza Dio e con il desiderio della vita eterna (Vita 21).
Invano, o Dio, ti supplico, invano ti cerco e bra­mo: sempre a me invisibili non senti che ti chiamo, così infiammata spasimo, mai stanca di ridire, ché ansiosa in Te d'immergermi, desidero morire (Poesia 7).
Un amore, Signore, che non s'attenui vi doman­da con pianti l'anima mia. Fate in modo che io sia tanto lieta da trovare come un nido il vostro cuore (Poesia 4).
Padre nostro, 10 Ave Maria, Gloria, Gesù mio


QUINTO MISTERO

L’incoronazione di Maria Regina del cielo e della terra [Apocalisse 21, 1-8]

Allora io vidi un nuovo cielo e una nuova terra, il primo cielo e la prima terra erano spariti, e il mare non c'era più e vidi venire dal cielo, da parte di Dio, la santa città, la nuova Gerusalemme, ornata come una sposa pronta per andare incontro allo sposo.
Una voce forte che veniva dal trono esclamò: "Ecco l'abitazione di Dio fra gli uomini; essi saranno il suo popolo ed egli sarà Dio con loro. Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi. La morte non ci sarà più. Non ci sarà più lutto né pianto né dolore. Il mondo di prima è scomparso per sempre". Allora Dio dal suo trono disse: "Ora faccio nuova ogni cosa". Poi mi disse: "Scrivi, perché ciò che dico è vero e degno di essere creduto".
E aggiunse: "È fatto. Io sono l'Inizio e la Fine, il Primo e l'Ultimo. A chi ha sete io darò gratuitamente l'ac­qua della vita. Ai vincitori toccherà questa parte dei beni. Io sarò loro Dio, ed essi saranno miei figli. Ma i vigliacchi, i miscredenti, i depravati, gli assas­sini, gli svergognati, i ciarlatani, gli idolatri e tutti i bugiardi andranno a finire nel lago ardente di fuoco e di zolfo. Questa è la seconda morte".

O mia Regina, non è da voi che abbiamo potuto imparare perfettamente ciò che avviene fra Dio e la sua sposa, secondo ciò che Egli disse nel libro dei Cantici? O anima amata da Dio, non angustiarti! Visto infatti che Dio ti porta a questa altezza e ti parla così teneramente, come puoi arguire da molte frasi che Lui stesso nel Cantico indirizza alla Sposa, tutto fa credere che non ti permetterà di scontentarlo, ma anzi supplirà Lui stesso alle tue insufficienze per trovare in te maggiori delizie... Chi è costei che è divenuta come il sole? O vero Re, come ha avuto ragione la Sposa di darti questo nome! Si,  perché in un attimo puoi regalare un ammasso di ricchezze, stipandole in un anima e rendendogliele fruibili per sempre. E in quale ordinato assetto lasci l'amore in quest'anima (Pensieri 6, 8).
Niente di sorprendente che coloro che hanno già assaporato le dolcezze di Dio, vivano nel desi­derio di abitare il luogo in cui sono stati inondati, aspirino a lasciare questa terra dove trovano tanti ostacoli per gioire di un bene così grande e abitare la patria in cui il Sole di giustizia non tramonterà mai più per loro (Cammino di Perfezione 44).
Ecco, a mio parere, il bene immenso che molti altri hanno gustato nel Regno dei Cieli. L'anima... trova il riposo e la gloria dentro se stessa; gioisce della gioia di tutti; possiede una pace eterna; prova una profonda soddisfazione vedendo che tutti gli eletti santifichino o lodino il Signore e benedicano il Suo Nome (Cammino di Perfezione 32).
Piace al Signore aiutarmi con la Sua miseri­cordia! Confido sempre nella sua bontà, per i meriti del Suo Santissimo Figlio e per la protezione della Vergine, nostra Signora (Fondazioni 28).
Siate benedetto, mio Dio, o mio Signore, per­ché siete immutabile, non cambiate mai. Così sia! Chi vi sarà fedele fino al suo ultimo respiro vivrà senza fine nella vostra eternità (Fondazioni 27).
È per me una consolazione sentire suonare l'o­rologio; mi sembra che vedendo quest'ora della mia vita trascorsa, mi avvicino un po' di più al momen­to di andare a vedere Dio (Vita 40).
Ultime parole di Teresa d'Avila: Cominciò a dire parole piene di tenerezza e di amore: O mio Signore e mio Sposo, ecco l'ora tanto desidera­ta. E tempo di vederci, mio Amato, mio Signore!
Niente ti turbi - Niente t'attristi, tutto dile­gua, Dio non si muta, con la pazienza, tutto t'ac­quisti, manchi di nulla se hai Dio nel cuore: basta il suo amore (Massima 9).
Padre nostro, 10 Ave Maria, Gloria, Gesù mio