mercoledì 27 novembre 2013

Padre Pio e Gesù

Questa notte scorsa poi l'ho passata tutta intiera con Gesù appassionato: Ho sofferto anche assai; ma in un modo ben diverso da quello della notte precedente. Questo è stato un dolore che non mi ha fatto male alcuno; aumentava sempre più in me la fiducia in Dio; mi sentivo sempre più attratto verso Gesù; senza nessun fuoco vicino, mi sentivo interamente tutto bruciare; senza lacci addosso, mi sentivo a Gesù stretto e legato; da mille fiamme mi sentivo bruciare, che mi facevano vivere e mi facevano morire. Quindi soffrivo, vivevo e morivo continuamente. Padre mio, se potessi volare, vorrei parlare forte, a tutti vorrei gridare con quanta voce terrei in gola: amate Gesù che è degno d'amore. Ma, ahimé!, padre mio, il mio spirito è ancora fortemente legato a questo corpo [...].
Pregate, affinché il Signore si degni di accorciare il mio esilio. Spiegatemi donde nasce in me questo cieco desiderio  di andarmene, [...] di spiccare il volo per partire.

Finita la messa mi trattenni con Gesù per rendimento di grazia. Oh, quanto fu soave il colloquio tenuto col Paradiso in questa mattina! Fu tale che pur volendomi provare a voler dire tutto non lo potei; vi furono cose che non possono tradursi in un linguaggio umano, senza perdere il loro senso profondo e celeste. Il cuore di Gesù ed il mio, permettetemi l'espressione, si fusero. Non erano più due i cuori che battevano, ma uno solo. Il mio cuore era scomparso, come una goccia d'acqua che si smarrisce in un mare. Gesù ne era il Paradiso, il re. La gioia in me era sì intensa e sì profonda, che più non mi potei contenere; le lacrime più deliziose mi inondarono il volto. Sì, babbo mio, l'uomo non può comprendere che quando il Paradiso si riversa in un cuore, questo cuore afflitto, esiliato, debole e mortale, non lo può sopportare senza piangere. Sì, lo ripeto, la gioia sola che riempiva il mio cuore fu quella che mi fece piangere sì a lungo. Questa visita, credetemi, mi rinfrancò tutto. Viva il divin prigioniero!

Eccovi descritto debolmente quello che mi accade quando sono con Gesù e Maria. Fuori di questi momenti cerco di fuggire tutti i piaceri; ed intanto un piacere grandissimo riempie tutto il mio cuore, da rendermi beato e contento. Soffro e vorrei sempre più soffrire; mi sento consumare e vorrei essere più consumato. Desidero la morte solo per unirmi con vincoli indissolubili al Celeste Sposo. Desidero la vita per sempre più patire, avendomi Gesù dato ad intendere che la prova sicura dell'amore è solo nei dolori. Parmi di cercare sempre qualcosa che non trovo, e neanche io so qual è questa cosa che continuamente cerco; amo, soffro poco, vorrei amare assai di più per l'ideale che cerco.

Questo Gesù, quasi sempre mi chiede amore. Ed il mio cuore, più che la bocca gli risponde: "O Gesù mio...".
E non posso più continuare. Ma alla fine esclamo: "Sì, Gesù, ti amo; in questo momento sembrami di amarti e sento anche il bisogno di amarti di più; ma, Gesù, amore nel cuore non ce ne ho più, tu sai che l'ho donato a te; se vuoi più amore prendi questo mio cuore e riempilo del tuo amore e poi comandami pure di amarti, che non mi rifiuterò; anzi te ne prego di farlo, io lo desidero.

Vorrei per un solo istante scoprirvi il mio petto per farvi vedere la piaga che il dolcissimo Gesù amorosamente vi ha aperto in questo mio cuore! Esso finalmente ha trovato un amante che si è talmente invaghito di lui, che non sa più inasprirlo. Questo amante voi già lo conoscete. E' un amante che non si adira mai con chi l'offende. Infinito è il numero delle misericordie di lui che il mio cuore porta con sé. Egli riconosce di non avere proprio nulla di che gloriarsi davanti a lui. [...]
Egli si è talmente invaghito del mio cuore che mi fa arder tutto del suo fuoco divino, del suo fuoco d'amore. Che cos'è questo fuoco che mi investe tutto? Padre mio, se Gesù ci rende così felici sulla terra, che sarà nel cielo?! [...]
Vi sono momenti che mi si presenta alla mente la severità di Gesù e sono sul momento di affliggermi; mi metto a considerare la sua piacevolezza e tutto ne rimango consolato. Non posso non abbandonarmi a questa dolcezza, a questa felicità...