mercoledì 2 ottobre 2013

Una ferita al cuore

Una sera, mentre, solo, ero in coro a pregare, sentii il fruscio di un abito e vidi un giovane frate trafficare all'altare maggiore, come se spolverasse i candelabri e sistemasse i portafiori. Convinto che a riordinare l'al­tare fosse Fra Leone, poiché era l'ora del­la cena, mi accosto alla balaustra e gli di­co: "Fra Leone, vai a cenare, non è tempo di spolverare e aggiustare l'altare". Ma una voce, che non era quella di Fra Leone mi risponde ", "Non sono Fra Leone", "E chi sei?", chiedo io.
"Sono un vostro confratello che qui fe­ce il noviziato. L'ubbidienza mi dette l'in­carico di tenere pulito e ordinato l'altare maggiore durante l'anno di prova. Pur­troppo più volte mancai di rispetto a Gesù sacramentato passando davanti all'altare senza riverire il Santissimo conservato nel Tabernacolo. Per questa grave mancanza, sono ancora in Purgatorio. Ora il Signore, nella sua infinita bontà, mi manda da voi perché siate voi a stabilire fi­no a quando dovrò soffrire in quel­le fiamme di amore. Aiutatemi".
"Io credendo di essere genero­so verso quell'anima sofferente, e­sclamai: Vi starai fino a domattina alla Messa. Quell'anima urlò: Cru­dele! Poi gridò forte e sparì. Quel lamento mi causò una ferita al cuo­re che ho sentito e sentirò tutta la vita. Io che per delega divina avrei potuto mandare quell'anima im­mediatamente in Paradiso, la con­dannai a restare un'altra notte nel­le fiamme del Purgatorio.
{San Pio da Pietrelcina}