Le campane vogliono ricordarci che Dio solo è buono, che noi gli apparteniamo e che non viviamo per questo mondo.
Irrompono nel mezzo delle nostre occupazioni per ricordarci che tutte le cose passano e che le nostre ansietà non hanno importanza.
Ci parlano della nostra libertà, che le responsabilità e le cure transeunti ci fanno dimenticare.
Sono la voce della nostra alleanza con il Dio del Cielo.
Ci dicono che noi siamo il suo vero tempio. Ci invitano alla pace con Lui e con noi stessi.
Al termine della benedizione della campana di una chiesa si legge il Vangelo di Marta e Maria per ricordarci tutto questo.
Le campane dicono: gli affari non hanno importanza. Riposa in Dio ed esulta, perché questo mondo è soltanto figura e promessa di un mondo avvenire, e soltanto chi è distaccato dalle cose transeunti può possedere la sostanza di una eterna promessa.
Le campane dicono: abbiamo parlato per secoli dalle torri delle grandi chiese. Abbiamo parlato ai santi, ai vostri padri, nelle loro terre. Li abbiamo chiamati alla santità così come ora chiamiamo voi. Qual è la parola con cui li abbiamo chiamati?
Non abbiamo detto semplicemente: «Sii buono, vieni alla chiesa.» E neppure soltanto: «Osserva i comandamenti», ma soprattutto: «Cristo è risorto! Cristo è risorto!» E abbiamo detto: «Vieni con noi, Dio è buono; salvarsi non è difficile, il suo amore lo ha reso facile.» E questo nostro messaggio è stato sempre rivolto a tutti, a chi è venuto e a chi non è venuto, perché il nostro canto è perfetto come è perfetto il Padre che è nei cieli e noi riversiamo la nostra carità su tutti.
{Da "Pensieri nella solitudine" di Thomas Merton}