mercoledì 30 aprile 2014

Da "La S. Sindone e la scienza medica" del dott. Giuseppe Toscano

La flagellazione 



La cosa che maggiormente colpisce l'occhio nel­l'immagine della S. Sindone sono i colpi di flagello distribuiti su tutto il corpo, dalle spalle alle estremità inferiori. Essi costituiscono, forse, la testimonianza più vistosa della Sindone e meritano la nostra più devota attenzione.


Nel pensiero di Pilato, la flagellazione doveva essere una punizione da infliggere a Gesù prima di lasciarlo libero: una lezione come dice il S. Van­gelo (Lc 23, 16-20-22). E la Sindone ci dimostra questi due particolari, e cioè, che la flagellazione fu solo una punizione, una lezione esemplare, e che il paziente doveva essere liberato.

Infatti, i colpi furono inferti ovunque, ma non nella zona antistante al cuore: se i carnefici avesse­ro infierito su quella zona, la più delicata, il pove­ro condannato sarebbe morto per tamponamento cardiaco da pericardite sierosa traumatica, e in tal caso essi avrebbero dovuto risponderne personal­mente a Pilato.

Comunque i carnefici non furono miti e si os­servano colpi sul dorso, sui glutei, sulle gambe... sono almeno 98 i colpi che si possono con sicu­rezza individuare.

Il numero dei colpi, superiore a quello permes­so dalla Legge Mosaica, ci dice che Gesù fu flagel­lato per ordine di un tribunale romano.

Presso gli Ebrei, infatti, non si potevano supera­re i 40 colpi (ed anche questi non potevano essere inferti se non dopo visita del medico che doveva dichiarare che il paziente era capace di sopportare la flagellazione senza morirne); presso i Romani, invece, la flagellazione non aveva limiti. Il fatto poi che fu usato, come vedremo, un flagello del tipo taxillatum, ci dice che l'Uomo della Sindone non era Romano, perché il cittadino romano non poteva essere punito con tale strumento.

 La maggior parte dei colpi si trovano nell'imma­gine posteriore della Sindone e ciò fa pensare che Gesù sia stato legato ad una colonna; però se ne trovano alcuni anche nella parte anteriore del corpo: cinque o sei sul ventre e una quindicina sul torace verso le spalle, inferti dal sotto in su.

Non essendovi parte del corpo risparmiata se ne deve dedurre che Gesù fu denudato prima di subire questo supplizio.

Le fotografie rafforzate fatte a Pasadena (U.S.A.) mostrano che dalle ferite prodotte dai colpi di fla­gello in prossimità del tetto delle spalle, partono rivoli che, raggiunte le spalle scendono sul davan­ti: ciò conferma che Gesù fu flagellato curvo su una colonna, ovvero che Gesù dopo la flagellazio­ne cadde supino a terra.



L’horribile flagrum



 Il tipo di flagello usato fu quello chiamato fla­grum taxillatum, che Orazio definisce horribile fagrum e di cui a Roma esiste un esemplare al Museo Nazionale delle Terme.

Il flagrum taxillatum era formato da due picco­le sfere munite di punte metalliche unite da un'as­se metallico lungo tre centimetri e montato su due o tre corregge di cuoio; talora le sfere venivano appese a due o tre funicelle. Nella S. Sindone si contano 98 colpi di flagello. Di questi, 50 portano i segni ternari, cioè di un flagello a tre terminazioni doppie; 9 hanno appena qualche traccia del terzo segno del flagello; 18 mostrano solamente segni di due punti terminali e 21 mostrano un solo segno.

 Da ciò si può concludere che furono usati alme­no tre tipi di flagelli. Secondo alcuni Studiosi vi sarebbero anche i segni di altri due tipi di flagello uno fatto con una striscia di cuoio ed uno fatto di cordicelle con nodi. Forse si tratta di colpi ricevuti durante il viaggio al Calvario.

Sempre secondo alcuni Studiosi i colpi di fla­gello rilevabili dalla Sindone sarebbero 121.

Le ferite provocate dal flagrum erano lacero­contuse, quindi diventano fluorescenti ai raggi ultra-violetti, per la presenza di sangue. Le fotogra­fie a fluorescenza, in modo meraviglioso ci mostra­no il piccolo manubrio che univa le due palline di bronzo, spesso non visibile ad occhio nudo e, ancora più fluorescente, l'alone di siero del sangue tutt'intorno alle ferite.



Le due raggiere

I flagellatori dovettero essere due perché i colpi su ogni lato del corpo mostrano due precise rag­giere convergenti in due punti focali: i due carnefi­ci. E cioè le tracce dei colpi sono disposte oblique verso l'alto sulla parte alta della schiena, orizzonta­li alle reni, ed oblique verso il basso, nelle gambe.



Flagellazione e liberazione

Questa flagellazione così precisamente geometri­ca, conferma l'intenzione di Pilato di voler dare una lezione a Gesù prima di liberarlo. Normalmente, infatti, i condannati a morte di croce venivano flagel­lati mentre si recavano nudi, con le braccia legate alla trave portata dietro le spalle, al luogo del supplizio. Se Gesù fosse stato flagellato, come i suoi due compagni, durante il viaggio al Calvario, i colpi sarebbero distribuiti disordinatamente sulle varie parti del corpo. La S. Sindone invece ci rivela metodicità e quasi regolarità nella distribuzione e direzione dei colpi a raggiera, pienamente intonati al concetto di una punizione che doveva preludere alla liberazione come aveva inteso e voluto Pilato.

Ma che la flagellazione inferta a Gesù dovesse preludere alla sua liberazione, come ci dice il Vangelo (Lc 23, 16-20-22), se ne ha un'altra prova nella S. Sindone. Infatti, nella zona scapolare sini­stra e soprascapolare destra, che furono a contatto con il pesante patibulum (la trave orizzontale della croce, portata dal condannato al luogo del suppli­zio, pesante circa 40-60 chili) si notano due larghe contusioni con i segni ben visibili del flagrum. Ciò sta ad indicare che i colpi di flagello furono inferti prima che Gesù venisse caricato del braccio oriz­zontale della croce.

Cos'era successo? Quando a Pilato fu rinfacciato di non essere amico di Cesare e gli fu ventilata la possibilità di essere coinvolto politicamente con un "presunto Re dei Giudei", capitolò vergognosa­mente, si rimangiò tutte le proteste fatte sull'inno­cenza di Gesù e lasciò che lo si condannasse a morte (Gv 19, 12-16).