martedì 15 ottobre 2013

La Passione di Gesù secondo Santa Veronica Giuliani

Mi parve che Iddio mi facesse vedere una bellissima stanza, e che così mi dicesse: "questa è stanza, dove si imparano gli ammaestramenti divini, per potere le anime dilette perfezionarsi, e per imparare le vere e più perfette virtù...". Mi fece capire che detta scuola era la sua SS. Passione (S. Veronica Giuliani).

 "Il Signore nel cenacolo si rattristò (molto) per la perdita di Giuda, come anche nell'atto tanto umile di lavare gli immondi piedi del traditore, e che sopra essi spargeva le sue preziosis­sime lagrime e mandava infuocati sospiri per compassione di quella povera anima".

"Il Maestro con tanto amore se lo strinse al suo petto, con tal carità fece ciò per ammollirgli il cuore; ma, in quell'atto, il perfido Giuda si stabilì a fargli il tradimento. E ciò fu un dolore sì grande al cuore di Gesù, che si spezzava di pena; non solo per questo tradimento del suo discepolo, ma per tutti quelli che gli dovevano fare tutte le altre creature".

Impegno di vita: Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti (Mc 9,35). Pater, Ave, Gloria.

 "Questo Sommo Bene divenne pallido e mesto nell'annun­cio che fece ai cari apostoli che uno di loro lo avrebbe tradi­to... ciò fece rattristare gli apostoli".

"Nel fine della sua vita, approssimandosi il tempo della Sua morte, non gli dava cuore di lasciarci, e trovò un'inven­zione amorosa, per poter sempre restare con noi, con lasciarci Se stesso per cibo delle anime nostre". "A nostro pro". “Vera medicina per i nostri mali: se siamo deboli ci dà forza, se siamo freddi ci riscalda, se siamo afflitti ci consola”. "Noi accostandoci al fonte e, per dir meglio, al mare immenso del divinissimo Sacramento, ogni qual volta ci accostiamo con fede, con amore e con purità, l'anima nostra si intrinseca in Dio e fa come, per esempio, il pesce in mezzo al mare. O Dio! Ella sta in mezzo a questo divinissimo mare. Ove si volta, ove sta, ove si posa, tutto è Dio; e questo Dio arricchisce siffattamente le anime nostre delle Sue grazie e doni, che ogni comunione fa che l'anima nostra faccia sempre passi da gigante nella perfezione". "Il nostro cuore divien tempio della SS. Trini­tà".

"Giunto che fu il Signore al monte Oliveto, entrando nel­l'orto con tre apostoli diede licenza all'orrore dei tormenti e della morte, che entrassero nella Sua innocentissima Umanità; quale subito divenne mestissima, afflitta e in tristezza di mor­te... nessun conforto veniva somministrato al Signore, anzi... Egli, Sommo Bene, compatendo ai suoi cari figli, si allontanò da loro, acciò non Lo vedessero in tanto dolore". In quel­l'ora che Egli "faceva orazione nell'orto", "Gli stavano avanti tutti i patimenti... il calice amaro di tutta la Sua SS. Passione", nel medesimo tempo, con fare "sacrificio della sua volontà a quella del Suo Eterno Padre, con tutto che sem­pre fossero stati uno stesso volere", "si sacrificò per tutti noi". "In quel punto fu al Suo cuore un dolore sì grande, vedendo la perfida ostinazione di tutti gli ostinati e quando poco conto avrebbero fatto del suo preziosissimo sangue. Questo fu il dolore principale che Egli patì nel Suo interno". Allora "l'Eterno Suo Padre Gli fece vedere e sentire in quel punto tutti i patimenti che avevano da patire i suoi Eletti, le anime Sue più care, cioé quelle che si sarebbero approfitta­te del Suo Sangue e di tutti i patimenti. Egli sentì tanto le pene che questi dovevano patire, che in quel punto", "cadendo con la faccia a terra, entrò in agonia tale che sudò sangue". "Vedendo il gran frutto che doveva essere alle anime elette il Suo sangue, lo volle mandar fuori avanti che i flagelli lo percuotessero". "Questa Sua agonia... l'ebbe sino allo spirare che fece in croce... gli si rinnovò in particolare... quan­do.ebbe il bacio del tradimento da un suo caro discepolo... quando fu consegnato a quei giovani, che facessero di Lui ciò che volevano... quando fu così empiamente (mal)trattato, che le pene e i tormenti che patì non sono noti a creatura nessuna".

"Quando... (Gesù) ricevette il bacio del tradimento, fu al­l'Umanità SS. una pena così grande! Non solo per vederSi tradire ora da un Suo discepolo, ma in quel punto, in quell'at­to ricevette i tradimenti, senza numero, avuti da anime più beneficate".

"Questo sì che gli (tra)passava il cuore, e sentiva tanta pena, più che degli oltraggi che Gli facevano".

"Il Signore andò incontro ai suoi nemici con amore svisce­rato". "Ognuno faceva a gara per percuoterlo nella boc­ca, di dargli pugni negli occhi, di sputargli in faccia; ed Esso come mansueto agnello, tacendo, soffriva tutto con amore e per amore". I persecutori... tutti sdegno e furore, Esso era tutto obbedienza e zelo della loro salute; essi tutti a gara in percuoterlo, Esso tutto silenzio e carità; essi tutti odio, ed Egli tutto benigno, li mirava con sguardi amorosi, sopportava tutto con sapienza e sempre intento a fare la volontà SS. del Suo Eterno Padre. "Quei soldati e turba di gente, (che) l'eb­bero preso e legato "con corde, ambedue le gambe e braccia e... con catene nel collo e nella cintura", "fecero sì che quelli che lo menavano passassero avanti, ed ognuno di essi Gli diedero la percossa, chi con pugni, chi con urtoni, chi con calci, chi con bastoni, chi tirandogli dei sassi, chi del fango" "facendo a gara chi poteva percuoterlo più". “Fu tale che il tormento che ebbe il pietoso Gesù, che fu un miracolo, che non morisse allora”. Uscito dall'orto "Lo fecero camminare dentro il fiume; ed i soldati stavano sopra il ponte di esso e Lo tiravano con corde e catene, ora in quò, ora in là; ed Esso si feriva tutti i piedi, per quelle pietre ed altre cose moleste che stavano dentro quella fiumana".

"Nel primo (tribunale) Gesù patì molto stantechè l'avevano preso così furiosamente e con tali strapazzi, che mente umana non può capire. Fra le altre mie pene, lo patii - disse Gesù a S. Veronica Giuliani - di molto avanti la porta del palazzo di Anna. Qui mi fecero cadere e, per molte volte, mi batterono il capo in terra ove dalla Mia bocca uscì molto sangue" (32).

"Più tormentato ed afflitto di prima... fu presentato al se­condo tribunale... il Suo divino volto (era) tutto livido, per la percossa che ebbe dello schiaffo che gli fu dato" “da quella mano di ferro”. "Patì più nel Suo interno, vedendo la gran­de ingratitudine di quello che glielo diede, al quale poco fa aveva fatto beneficio, con risanargli l'orecchio; e che ora lo percuoteva così alla traditora".

Quando "tutti gli Scribi, i Farisei e i Capi andarono a ripo­sare", "consegnarono Gesù in mano e potere di gente più barbara, iniqua ed odiosa vi fosse". “Pare... che negli occhi e nella bocca Santissima di Gesù vi ponessero cose im­monde e gli scarpissero ad uno ad uno con violenza tutte le palpebre; mettessero dentro agli occhi cose ben pungenti, così dentro le orecchie. Fu maggiore questa pena che non fu quando gli passavano il capo con le spine”. Questi giovani “Lo trattarono tanto male e Gli fecero tanti strapazzi e cose tutte inumane, che Iddio non ha voluto che si sappiano, perché mente umana non le potrebbe credere. Tutto ciò si saprà nel giorno del Giudizio”.

“La sua faccia non pareva più di creatura (uomo), ma era tutta livida da pugni, da schiaffi, da urtoni che Gli davano, in quel mentre, tutte le genti”.

“Il re Erode lo schernì con tutta la sua corte”. “Oh Dio non posso con le parole scrivere tutto! Solo dico che non davano tempo al tempo; ma che in un subito si scaricava sopra di Gesù ogni sorte di tormenti e pene”. "Dopo che tutti (eb­bero percosso e maltrattato, Gli misero quella veste bianca e lo rimandarono da Pilato".

"Quante percosse ebbe! Sono senza numero. Ognuno lo disprezzava ed, avendolo percosso, faceva(no) gran festa", "mentre Gli tiravano le orecchie, lo facevano con tal rabbia, che ne portarono via dei pezzi".

Gesù, stando legato alla colonna, con quella gran carnefi­cina sopra quel divinissimo Corpo, quei carnefici diedero con i flagelli un colpo nel capo di lui e con essi flagelli gli portaro­no via tutta la palpebra dell'occhio destro, cagionandoGli un dolore di spasimo dentro l'occhio" "Gli portarono via, in più luoghi, pezzi di carne, in specie, tutta la polpa dei bracci tanto che si vedeva l'osso". “Vedi quanto ho fatto per te?". "Lo tormentava più l'ingratitudine, che non... i flagelli". "Non erano le catene né le corde che lo tenevano così legato, ma la volontà del Suo Eterno Padre, così voleva; e stando legato con questo vincolo d'amore, uniforme a quel volere di­vino, lasciava il suo divinissimo Corpo sotto sì barbara carne­ficina. Lo tormentava l'amore... lo batteva, lo piagava, lo cro­cifiggeva!".

“In quel punto che fu coronato di spine”, “se noi l'aves­simo veduto, in tal patire, saremmo morti di compassione e di dolore, vedendo quel capo coperto di sangue e tutto passato di spine... Le spine che più lo tormentavano, erano quelle che Gli passavano per il cervello, gli occhi e tutte le parti più sensitive ... al pari del dolore esterno, fu più grande quello interno”; "i persecutori non si saziavano di tormentarlo... Essi con odio, Egli con amore; essi lo oltraggiavano, con bestemmie ed avvilimenti, ed Egli, con carità ed amore, pregava il Suo Eter­no Padre, per tutti noi"; "vedeva non si aveva a far conto di un così grande prezzo del suo sangue. Fra questi ingrati vi ero anch'io; e gli apportavo più tormento io sola, che non tutte quelle spine".

"Quando portò la croce" Gesù sentiva "il dolore... non solo nella spalla, ma in tutta la vita... nel capo, per la puntura delle spine; nei bracci, per le legature delle corde; nella schie­na, per le percosse e gli urtoni che gli davano; nella faccia, per i pugni e guanciate che riceveva; nella bocca, per gli spu­ti", "polvere", "e sporcizie che vi mettevano; nelle gambe e nei piedi, per i calci e bastonate che gli davano"; "chiunque farà qualche cosa - disse Gesù a S. Veronica Giuliani - in memoria di questi patimenti occulti (non conosciu­ti) gli concederò qual grazia mi domanderanno". Gesù "non potendo fare un passo, per la pena che sentiva, riversa­rono sopra di lui (ogni genere di) percosse... ed Esso, come mansueto Agnello... in silenzio... (era) solo ansioso di arrivare al Calvario, per essere ivi crocifisso e morto, per riscatto delle anime nostre". Durante la "prima caduta che Gesù fece con la croce in spalla, ivi, non vi era Maria Santissima in per­sona, era lontana; ma con tutto ciò, in spirito, vedeva tutto, sentiva in sé tutte le pene del Figlio". Maria "quando in­contrò il suo Figlio Gesù colla croce", (patì molto). “Si abbracciarono insieme Figlio e Madre; e quei due cuori trafit­ti, si unirono in un solo cuore conforme alla divina volontà, e si stabilirono di stare, sino all'ultimo respiro, fermi e disposti al decreto divino; uniformi in volere, e tutti attenti alla nostra re­denzione. Maria Santissima é stata coadiutrice al suo Figlio Santissimo; tutto ciò che faceva il Figlio, lo faceva lei; tutto ciò che pativa il Figlio lo pativa lei; ma le pene maggiori... era­no... quelle che pativano intimamente nell'anima e nel cuore. Vedevano le creature tutte e il poco conto che avrebbero fatto di un prezzo così grande e di tanti meriti infiniti, e quanti e quanti non volevano prevalersene”. "Stando Gesù con un peso così grande sulle spalle sue, non poteva fare un passo, e stava in agonia; perché questa da che l'ebbe nell'Orto quan­do sudò sangue, non gli si partì mai e stiede sempre, in tutta la sua Passione, in agonia, patendo pene così atroci, come é descritto da tutti gli Evangelisti. Noi non possiamo arrivare a penetrare il suo patire". "Nella terza caduta che fece (Gesù), mentre andava al Calvario, i perversi nemici gli attiz­zarono addosso i cani, ed uno di essi, gli fece una ferita mor­tale in un braccio... che si vedeva l'osso".

“Quando Santa Veronica (la donna della via crucis), mossa da compassione, diede a Gesù quell'asciugatoio, per asciu­garsi la faccia... Esso era caduto, per la terza volta, in terra sotto la croce, e aveva il Suo santissimo volto tutto coperto di sangue, di polvere, di fango e di sputi. Mentre tutte le creature correvano chi per curiosità, chi per oltraggiare Gesù, Ella, questa matrona e serva che stava sulla porta della sua casa per vedere tutto il successo di tal novità, vedendoLa e dandoLe Egli un'occhiata, si cavò l'asciugatoio (il panno) che aveva in capo, e senza riguardo alcuno, lo porse a Gesù, perché si riasciugasse il volto. Maria Santissima era ivi, ma incognita, e nessuna la vedeva (= conosceva). Fu Ella però che riasciugò il volto al Figlio, e poi rese l'asciugatoio alla donna la cui anima restò, in quell'atto di carità santificata; ed ebbe nelle sue mani la vera effige della faccia di Gesù, ma molto più nell'anima Iddio medesimo”. "Quei carnefici gli levarono la croce di spalla, non per carità, ma perché avevano paura che non ar­rivasse vivo al Calvario". "Non era la gravezza del le­gno, che così spesso lo faceva cascare, ma bensì, la gravezza delle colpe e delle ingratitudini di tutto il mondo... O amore grande di Dio! lo, coll'ingratitudine lo conducevo alla morte e morte di croce, ed Esso con amore infinito sborsava tutto il suo sangue per l'anima mia".

"Arrivato al Calvario, (i carnefici) spogliatolo delle sue ve­sti, gli rinnovarono tutte le piaghe, e poi, gli cavarono la coro­na di spine, e gliela rimisero con doppio patire". "Patì (molto) quando (i suoi crocifissori) rivoltarono la croce sossopra per ribattere i chiodi" "che gli avevano messi nelle mani e piedi". I crocifissori "misero la croce in quella buca e la calarono giù" "con tale empietà", "che in quell'istan­te si rinnovarono nel corpo di Gesù tutte le pene. Si strapparono i nervi", e "si riaprirono tutte le piaghe". "Stan­do sulla croce, il suo Cuore Santissimo provò tutti i tormenti che ebbe l'Umanità Sua, ed anche sentì in sé tutte le pene e i dolori della Sua Santissima Madre; e tutti quelli che dovevano patire i suoi Eletti". "Mentre stava sulla croce... il maggior patire che (ebbe fu) quell'abbandono interno. Le pene, la cro­ce, i chiodi, erano come delizie al pari delle pene che pari nel suo interno". "Ebbene che vuoi più di quello che io faccio per te? Eccomi confitto in questa croce, per tuo amore". "L'Umanità Santissima... stava tutta attenta per offrire per noi tutta se stessa; e con che amore lo faceva! Questo fu tanto ardente, che lo dimostrò in tutto, specialmente però, pregando il Suo Eterno Padre, perché volesse perdonare a quelli medesi­mi carnefici, con scusargli, che non sapevano che cosa si fa­cessero". "Sotto la croce... (Maria Santissima pari molto) nel vedere il Suo amato Figlio... pendente in croce. Ella parte­cipava dei medesimi tormenti, non per via dei carnefici, come Gesù, ma ... per via di amore e di dolore ... Il Cuore di Gesù, e il Cuore di Maria stavano ambedue uniti in pena ed in amo­re, e si offrivano a Dio Padre, per tutti noi mortali".

"Nella prima parola (Gesù) ci raccomanda la carità verso i nemici".

"Nella seconda (parola, ci raccomanda) la misericordia verso i peccatori".

"Nella terza (parola, ci raccomanda) la pietà verso i geni­tori".

"Nella quarta (parola, ci raccomanda) il desiderio della salute dei prossimi".

Nella quinta parola Gesù "palesò il suo cuore e narrò il suo affanno avanti alla Maestà divina" e ci raccomanda “l'ora­zione nelle tribolazioni e quando pare che Iddio ci abbia ab­bandonato”.

"Nella sesta (parola, ci raccomanda) l'obbedienza e la per­severanza".

"Nella settima (parola, ci raccomanda) la perfetta rasse­gnazione a Dio". "Dall'altare della croce ci fece intendere lo sviscerato Suo amore. Esso aveva compito tutto; restava a noi cominciare con l'Essere che Esso ci dava".

"O amore, quanto poco vi ho amato!... non più peccati. Voglio amarvi davvero, con l'amor vostro... per i miei peccati meriterei l'inferno; ma spero e confido nella vostra divina mi­sericordia. Abbiate pietà di me".

"La creatura dovrebbe, in un subito, dar principio a vivere per Dio e con Dio, perché noi non siamo creati per noi, ma per Iddio. Tutto il bene che abbiamo, non é nostro; lo abbiamo mediante i meriti di Gesù. Esso ci ha acquistato ogni dono, nel regno celeste del santo Paradiso; e il Suo amore e così grande verso di noi, che non gli basta aver fatto tanto, ma vorrebbe che ciascheduna anima partecipasse in sé le sue pene, i suoi tormenti, la sua croce, i suoi flagelli, non per altro, se non perché essa fosse una medesima cosa con Essolui; non solo per la partecipazione di frutti, ma anche delle medesime virtù che essa Umanità praticò nel tempo di essa (Passione)": "l'umiltà, la carità, la rassegnazione alla volontà del Suo Eter­no Padre, il silenzio, fra tante ingiurie ed opposizione; la beni­gnità, fra tanti oltraggi; la mansuetudine, fra tanti flagelli e tormenti e la orazione fervente, per i propri crocifissori. Fra croci, fra tormenti, fra pene e morte, altro pensiero non aveva l'Umanità Santissima, che la salute delle anime; e che si adem­pisse il volere del Suo Eterno Padre, per venire al compimento della redenzione; con finire sulla croce la propria vita, per dare vita a noi".