mercoledì 20 agosto 2014

I salmi


I Salmi sono il vero giardino del solitario e le Scritture sono il suo Paradiso. Essi gli rivelano i loro segreti perché egli, nella sua estrema povertà ed umiltà, non ha null’altro di cui vivere se non dei loro frutti. Per il vero solitario il leggere la Scrittura non è più un «esercizio» tra gli altri, un mezzo di «coltivare» l’intelletto o «la vita spirituale» o di «apprezzare la liturgia». A chi legge la Scrittura in un modo accademico o da un punto di vista estetico o puramente devozionale la Bibbia offre veramente un gradito sollievo e buoni pensieri. Ma per apprendere gl’intimi segreti della Scrittura dobbiamo fare di essa il nostro pane veramente quotidiano, trovarvi Dio quando siamo in maggiore necessità — e sempre allorché non riusciamo a trovarlo in nessun’altra parte e non abbiamo dove cercarlo!
Nella solitudine ho finalmente scoperto che Tu, o mio Dio, hai desiderato l’amore del mio cuore, l’amore del mio cuore così com’è - l’amore di un cuore di uomo.
Ho scoperto ed ho conosciuto, per tua grande misericordia, che ti piace tanto e attira lo sguardo della tua pietà l’amore di un cuore di uomo fiducioso contrito povero, e che è tuo desiderio e tua consolazione, o mio Signore, essere vicinissimo a chi Ti ama e Ti invoca su di sé come suo Padre. Che Tu non hai forse maggior «consolazione» (se così posso dire) di quella di consolare i tuoi figli doloranti e tutti coloro che vengono a Te poveri e con le mani vuote, senz’altra cosa all’infuori della loro umanità, della loro limitatezza e di una grande fiducia nella tua misericordia.
Soltanto la solitudine mi ha insegnato che per piacerti non devo essere un dio o un angelo, non devo divenire un puro spirito senza sentimento e senza imperfezioni umane perché Tu ascolti la mia voce.
Tu, per essere con me, per ascoltarmi, udirmi e rispondermi, non aspetti che io diventi qualcosa di grande. Sono state la mia bassezza e la mia umanità che Ti hanno spinto a rendermi uguale a Te, facendoti scendere fino al mio livello e vivere in me per la tua sollecitudine misericordiosa.
E ora è tuo desiderio non che io Ti dia il ringraziamento e la lode che ricevi dai tuoi angeli eccelsi, ma l’amore e la gratitudine che vengono da un cuore di fanciullo, un figlio di donna, il tuo figlio.
Padre mio, so che mi hai chiamato a vivere solo con Te e ad apprendere che se non fossi una semplice creatura umana, capace di ogni errore e di ogni male e capace altresì di un affetto umanamente fragile e fluttuante nei tuoi riguardi, non potrei essere tuo figlio. Tu desideri l’amore di un cuore d’uomo perché anche il tuo Figlio divino Ti ama con cuore d’uomo ed Egli si è fatto uomo perché il mio cuore ed il suo potessero amarti di un unico amore, che è un amore umano nato e mosso dal tuo santo Spirito.
Allora, se non Ti amo con amore e semplicità di uomo e con l’umiltà di voler essere me stesso, non gusterò mai tutta la dolcezza della tua paterna misericordia, e il Figlio tuo, per quanto riguarda la mia vita, sarà morto invano.
È necessario che sia uomo e uomo rimanga perché la Croce di Cristo non sia vana. Gesù non è morto per gli angeli, ma per gli uomini.
Ecco ciò che apprendo dai Salmi nella solitudine, perché essi sono pieni della semplicità umana di uomini come David, che conobbero Dio da uomini, e da uomini Lo amarono e conobbero Lui, l’Unico vero Dio, che avrebbe mandato il suo Unigenito agli uomini sotto sembianze umane perché essi, pur rimanendo uomini, potessero amarlo con amore divino.
Ed è questo il mistero della nostra vocazione: non che cessiamo di essere uomini per diventare angeli o dei, ma che l’amore del mio cuore di uomo possa diventare amore di Dio per Dio e per gli uomini, e le mie lacrime umane possano cadere dai miei occhi come lacrime di Dio, perché sgorganti dal moto del suo Spirito nel cuore del suo Figlio incarnato. 
Ecco perché il dono della pietà cresce nella solitudine, alimentato dai Salmi.
Quando si impara questo, l’amore che portiamo agli altri uomini si fa puro e forte. Possiamo avvicinarci a essi senza vanità e senza compiacenza, amandoli con un po’ della purità, delicatezza e segretezza che sono nell’amore di Dio per noi.
Ecco il vero frutto e il vero scopo della solitudine cristiana.

{Da "Pensieri nella solitudine" di Thomas Merton}