Onde il mio dolce Gesù non faceva altro che dispormi a quel mistico sposalizio promesso a me. Si faceva vedere, stando (io) in quello stato (di sofferenza), quando tre, quattro volte al giorno, secondo che a Lui piaceva, e delle volte era un continuo andare e ritornare; mi pareva un innamorato che non sa stare senza della sua sposa, così faceva Gesù con me, e delle volte giungeva a dirmelo: "Vedi, t'amo tanto che non so stare se non ci vengo! Mi sento quasi irrequieto pensando che tu stai a soffrire per Me e stai sola; perciò sono venuto per vedere se hai bisogno di qualche cosa". E mentre così diceva; Lui stesso mi sollevava la testa, metteva il braccio da dietro il collo e m'abbracciava, e mentre così mi teneva, mi baciava e, se era tempo d'estate che faceva caldo, dalla sua bocca mandava un alito rinfrescante o pure prendeva qualche cosa in mano e mi menava vento, e poi mi domandava: "Come ti senti? Non ti senti meglio?" Io Gli dicevo: "In qualunque modo si sta con Voi, si sta sempre bene".
Altre volte poi, veniva e, se mi vedeva molto debole per il continuo stare in quelle sofferenze - specialmente se il confessore veniva la sera - il mio amante Gesù veniva e, vedendomi in quello stato di estrema debolezza, tanto che delle volte mi sentivo morire, si avvicinava a me e dalla sua bocca versava nella mia il latte, oppure mi faceva mettere (la mia bocca) al (suo) costato e là succhiavo torrenti di dolcezze, di delizie e di fortezza; e lui mi diceva: "Voglio essere io proprio il tuo tutto, ed anche il tuo nutrimento dell'anima e del corpo". Chi può dire ciò che io esperimentavo, tanto nell'anima quanto nel corpo, da queste grazie che Gesù mi faceva? Se io le volessi dire andrei troppo per le lunghe.