giovedì 23 gennaio 2014

L'aridità spirituale

Chiamo desolazione spirituale (aridità)…l’oscurità dell’anima, il turbamento in essa, la mozione verso le cose basse e terrene, l’inquietudine per le diverse agitazioni e tentazioni, che muovano a sfiducia, senza speranza, senza amore, trovandosi tutta pigra, tiepida, triste e come separata dal suo Creatore e Signore”.
[Sant'Ignazio di Loyola]

Affranto dalla fatica, molte volte gli accadrà di non aver neppure la forza di sollevare le braccia per formulare un pensiero devoto, soprattutto se la preghiera è ancora uno sforzo di intelletto.
[Santa Teresa d'Avila]

In questo tempo di desolazione non fare mai cambiamenti, ma restare fermi e costanti nei propositi e nella determinazione in cui si stava nel giorno precedente a quella desolazione, o nella determinazione in cui si era nella precedente consolazione; infatti come nella consolazione ci guida e ci consiglia lo spirito buono, così nella desolazione il cattivo, con i consigli del quale non possiamo trovare la giusta via d’uscita.
Chi sta in desolazione lavori per conservare la pazienza, che è contraria alle vessazioni che gli vengono; e pensi che sarà presto consolato; se usa diligenze contro tale desolazione com’é stato detto nella stessa regola.
[Sant'Ignazio di Loyola]

Che deve fare colui che da molti giorni non prova altro che aridità, disgusto, insipidezza, e un'estrema ripugnanza... né potrà formulare un buon pensiero?
Sua Maestà vuole condurre per questa strada perché comprendiamo meglio il poco che siamo.
[Santa Teresa d'Avila]

Mi ha invaso questa languidezza e ottusità della mente, questa debolezza e sterilità dell'anima, assenza di devozione. Come si è asciugato così il mio cuore? E tale la durezza del cuore che già non riesce a commuoversi né a versare una lacrima. Non trovo più gusto nel salmodiare, la lettura spirituale mi risulta insipida, la preghiera ha perso per me il suo incanto... Mi sento pigro nel lavoro manuale, sonnolento nelle veglie, propenso ad arrabbiarmi, ostinato nella mia avversione.
[San Bernardo]

Mentre Josefa inizia l'ora di preghiera in preda al più profondo sgomento, si sente invadere da una gioia soprannaturale che brucia ogni timore e angoscia. Ella scrive:
"Gesù nel deserto è tentato. Permette che il diavolo si avvicini a lui, per darmi coraggio ed insegnarmi che la tentazione è sorgente di virtù.
Non so se Gesù ha sperimentato la tentazione nella vita nascosta, ma vuol passare attraverso la prova quando sta preparandosi alla vita pubblica.
Così anche quando il Signore vuol servirsi di un'anima agisce allo stesso modo: per renderla solida nella vita interiore comincia a nasconderla. Poi, quando si avvicina il tempo di realizzare i suoi disegni, l'abbandona alla tentazione per fortificarla, preservarla da ogni vanità e renderla più utile al prossimo. Devo aver fiducia nel suo Cuore che veglia su di me. E la misura della sofferenza, sarà, un giorno, quella della consolazione. Che grande insegnamento mi dai, o Signore! Nel tempo della tentazione e della desolazione devo ricorrere alla preghiera per aver sollievo, ma soprattutto per trovare la forza di compiere la tua volontà.
[Josefa Menéndez]