lunedì 27 gennaio 2014

Dio spiega come ama essere lodato a Santa Maria Maddalena de' Pazzi


Vi sono tante diverse maniere di lodarmi, quante vi sono creature che mi lodano, e le lodi che mi si dànno tanto differiscono le une dalle altre quanto i frutti degli alberi. Tra questi frutti, gli uni servono per il nutrimento dell'uomo, gli altri per quello degli animali immondi. Sai tu, figlia mia, qual è la lode di cui ini nutro io? E' quella che esce dai cuori puri e pienamente sottomessi alla mia volontà. Non già, ch'io abbia bisogno di questo nutrimento delle vostre lodi, poiché gli angeli e gli astri non cessano di lodarmi e del resto io ricevo dalle mie infinite perfezioni una lode sommamente sublime e perfetta; ma perché tal è il mio beneplacito ed io amo infini­tamente i cuor puri e sottomessi alla mia vo­lontà. Quanto ai cuori pieni di sé e d'amor proprio, di cui tutti gli affetti sono terreni e carnali, le loro lodi mi spiacciono estrema­mente. Io voglio che le lodi delle spose del mio Verbo partano da un cuore talmente puro e rassegnato che mi sforzino a far misericor­dia alle creature che ne hanno bisogno, e desidero così ardentemente che mi facciano siffatta violenza che s'io potessi, m'abbasserei fino a pregarmele.

Vi sono di quelli che mi lodano per il loro interesse proprio; io non accetto la loro lode se non in quanto vi sono sforzato dalla mia bontà, per dar loro le grazie di cui hanno bisogno; ma non considero quelle lodi come mie, perché esse non hanno per scopo che il loro interesse particolare: Ve ne sono altri che mi lodano per abitudine ed io prefe­rirei che non lo facessero, perché sviliscono la lode che mi piace e di cui solo i miei eletti hanno il segreto.

O figlia mia, quanto mi è grata la lode de' miei eletti! cioè di quelli elle hanno il cuor puro e che sono perfettamente soggetti alla mia volontà. In quella guisa che gli alberi, piegando i loro rami carichi di frutti, sembrano invitare i passanti a coglierli, così quelli che mi lodano con purezza di cuore e con conformità alla mia volontà m'invitano con una dolce violenza ad accettare le loro lodi e a fare la volontà di quelli che fanno la mia: voluntatem timentium se faciet (Sal­mo CXLtv, 19). Le anime di tale tempra io le tengo sul mio seno, come una madre vi tiene il suo bambino; le nutro del mio latte facendo la loro volontà, che non è altro che la mia, perchè hanno rinunziato a tutto ciò che non è la mia volontà; finalmente le col­loco come lumi brillanti sul candelabro della mia Chiesa, affinché illuminino il mondo colle pure e ardenti fiamme della loro carità.

{da "Le divine parole" - P. Augusto Saudreau}