martedì 18 agosto 2015

Massime e insegnamenti spirituali cavati dalle opere di S. Francesco di Sales


Come può essere, che un'anima che consideri Gesù crocifisso per essa, possa amare cosa alcuna fuori di Lui, e che dopo tanti atti di fedeltà, che ci hanno fatto dire; Viva Gesù, vogliamo come gli Ebrei gridare, sia crocifisso, sia ucciso nei nostri cuori? O Dio, quanto saremo forti se continueremo a tenerci legati l'uno con l'altro con questo legame tinto nel Sangue vermiglio del Salvatore.

Io vorrei che tutti noi fossimo crocifissi ad imitazione di S.Pietro. La guerra, e la povertà, e le altre miserie ci crocifiggono, è vero; ma ci crocifiggono come il cattivo Ladrone, non come S. Pietro; cioè invece di profittarci di questi flagelli diventiamo peggiori. Ah, che S. Pietro fu crocifisso con la Croce di Cristo. Non basta prendere la sua Croce, ma bisogna ancora seguire Nostro Signore, perché allora la Croce ne sarà dolce, e troveremo allora la vita nella morte, e la consolazione nei travagli.

O noi beati, se nell'ora della nostra morte, e durante il corso della nostra vita pronunceremo spesse volte e amorosamente questo santo Nome di Gesù, perché sarà come il nome di guardia, che ci aprirà l'entrata libera nel cielo, mentre il nome di Gesù è il nome della nostra Redenzione. Questo Santissimo Nome è quello che rallegra gli Angeli, salva gli uomini, fa tremare i Demoni. Bisogna dunque imprimerlo profondamente nei nostri cuori, e nei nostri spiriti, perché pronunciandolo frequentemente, benedicendolo ed onorandolo in questa vita, siamo fatti degni di cantare eternamente nel cielo con i beati Spiriti: Viva Gesù.

Il vero amore di Dio non può soggiornare nell'anima, né tampoco possederla, che non faccia nascere incontanente in essa quello del prossimo; perciò se non avete né praticate questo amore, assicuratevi di non aver nemmeno quello d'Iddio, il quale lo mette a parallelo col suo.

Nella vostra pazienza voi possederete l'anime vostre, dice il Salvatore. Questa è la gran ventura dell'uomo, il possedere l'anima sua e quanto la pazienza sarà più perfetta, tanto più perfettamente noi possederemo le anime nostre, bisogna dunque che ci perfezioniamo in questa virtù.

Poco mi importa vivere questi brevissimi momenti che passano, purché eternamente io viva nella gloria con Dio. Noi siamo incamminati verso l'Eternità, vi abbiamo di già quasi posto un piede, purché ella sia per noi felice, che importa, che siano per noi sventurati questi transitori momenti? Come è mai possibile il sapere, che queste nostre tribolazioni di tre o quattro giorni ci fanno conseguire tante consolazioni eterne, e che noi non vogliamo sopportarle? In fine poi ciò che non serve all'Eternità, è una mera vanità.

Per vivere costantemente in una vita divota, non vi è bisogno di altro che di prefiggere al suo spirito alcune massime eccellenti, e generose. La prima che desidero in voi, è quella di S. Paolo: Tutto ritorna in bene a quelli, che amano Dio; e per verità giacché Iddio può , e sa cavare il bene dal male, per chi farà questo, se non per coloro, che senza alcuna riserva si sono donati a Lui? Insino gli stessi peccati, dai quali Iddio per sua bontà ci tiene lontani, dalla sua Divina provvidenza sono ordinati al bene di quelli, che a Lui servono. Se Davide non avesse peccato, non avrebbe avuto umiltà così profonda.

Comunicatevi francamente, in pace, con ogni umiltà, per corrispondere a questo Sposo, il quale per unirsi a noi si annichilato, e soavemente abbassato sino a rendersi nostro cibo, e pascolo di noi, che siamo il pasto e il cibo dei vermi.

Acciocché i Santi preghino e intercedano per noi, bisogna invocarli e chiedere il loro soccorso; e questo è il modo col quale dobbiamo celebrare le loro feste, servendoci del potere che hanno presso Dio, per conseguire dalla sua misericordia le grazie e i favori dei quali abbiamo bisogno. E la divina Maestà gradisce tanto, che ci serviamo dell'invocazione dei Santi, che volendo farci qualche grazia, ne ispira sovente di ricorrere al loro mezzo, ed Ella stessa li provoca a pregar per noi. Dobbiamo dunque con ogni confidenza supplicarli, e rivolgerci ad essi, e massime nei giorni delle loro feste; senz'aver alcun dubbio, che non ci ascoltino, e facciano volentieri quello che li supplichiamo.

Molti non si compiacciono nel divino amore se non in quanto trovasi al zucchero di qualche sensibile dolcezza; e se la dolcezza si potesse separare dall'amore, abbandonerebbero l'amore e succhierebbero la dolcezza quindi seguono essi l'amore per causa della dolcezza, la quale quando non incontrano, non tengono conto dell'amore. Ma queste genti sono esposte a molti danni, o di tornare indietro, quando i gusti e le consolazioni mancano, o di fermarsi intorno a vane dolcezze, cercando le consolazioni di Dio, e non il Dio delle consolazioni.

Prendetevi la massima dell'Apostolo che dice: Guarda, che io mi glori in altro, che nella Croce del mio Gesù. Tenete nel vostro cuore Gesù Crocifisso e tutte le croci del mondo vi sembreranno rose. Quelli che hanno sentite le punture della corona di spine del Salvatore, che è il nostro capo, non sentono in modo alcuno le altre ferite.