Questo comportano i grandi slanci d’amore di cui ho parlato, per chi li riceve da Dio avviene come in certe piccole sorgenti, che io ho visto sgorgare da terra, dove lo zampillo della rena verso l’alto è continuo. Mi sembra che questo esempio o paragone ritragga in modo autentico lo stato delle anime arrivate fin qui: vibrando sempre d’amore, pensano di continuo a nuove imprese e non sono capaci di stare in sé, come quell’acqua sembra non riesca a star dentro la terra, ma ne sgorga fuori di getto. Questo è lo stato abituale di tali anime, che non hanno riposo né sanno contenersi, per l’amore che da esse trabocca. Ormai sono tutte impregnate di quest’acqua e vorrebbero che ne bevessero anche gli altri, visto che esse ne hanno d’avanzo, affinché le aiutassero a lodare Dio. Oh, quante volte mi sono ricordata dell’acqua viva di cui parlò il Signore alla samaritana! Quel brano del Vangelo mi è molto caro. E per certo ne ero devota fin da bambina quando, senza ancora capire questo bene come adesso, supplicavo spesso il Signore di darmi quell’acqua, e nella mia stanzetta avevo un quadro che rappresentava il Signore vicino al pozzo con sotto la scritta: Domine, da mihi aquam.
Si può anche paragonare questo amore a un gran fuoco che ha bisogno di aver sempre di che ardere per non spegnersi. Così è per le anime di cui parlo, le quali, anche a costo di grandi loro sacrifici, vorrebbero gettare continuamente legna su questo fuoco perché non si spegnesse. Da parte mia, mi accontenterei di poterci gettare anche qualche fuscello, come talora mi accade di fare, e anche spesso; a volte ne rido, altre me ne affliggo molto. L’impulso interiore mi incita a servire Dio in qualche modo e io, non essendo capace di altro, lo faccio mettendo mazzolini di fiori davanti alle immagini sacre, spazzando, riordinando un oratorio, attendendo a certi lavoracci così meschini che mi fanno vergognare. Se faccio un po’ di penitenza, si tratta di ben poca cosa, e di tal specie che, se non fosse perché il Signore guarda alla mia buona volontà, so che non avrebbe alcun valore, e io stessa mi burlo di me. Non è certo poco il tormento delle anime a cui Dio dà per sua bontà in esuberanza questo fuoco del suo amore, nel sentirsi forze fisiche inadeguate per far qualcosa in suo onore. È una pena assai grande perché, mancando loro le forze di gettare un po’ di legna su questo fuoco e morendo dalla paura che si spenga, mi pare che si consumino in se stesse e brucino fino a ridursi in cenere e si struggono in lacrime: un tormento indicibile, anche se gioioso.
Renda grandi lodi a Dio l’anima che è giunta fin qui, ricevendo da lui le forze fisiche necessarie per far penitenza, o dottrina, talento e libertà per predicare, confessare e avvicinare i peccatori a Dio. Non può capire il bene che possiede se non ha provato che cosa voglia dire non riuscire a far nulla al servizio del Signore e ricevere da lui sempre molto. Sia benedetto di tutto e gli angeli tutti gli rendano gloria! Amen.
{Da "Libro della vita" di Santa Teresa d'Avila}