Giocavamo da qualche minuto, quando un forte vento scosse gli alberi e ci fece alzare gli occhi per vedere cosa succedeva, dato che la giornata era serena.
Vedemmo allora, al di sopra dell'oliveto,
incamminarsi verso di noi la tal figura di cui ho già parlato.
Giacinta e Francesco non l’avevano mai vista né io ne avevo mai parlato loro.
Mano a mano che s’avvicinava, ne scoprivamo le fattezze: un giovane di 14-15 anni, più bianco della neve, che il sole rendeva trasparente come se fosse di cristallo, e d’una grande bellezza.
Arrivando presso di noi, disse: – Non abbiate paura! Sono l’Angelo della Pace. Pregate con me.
E, inginocchiandosi per terra, piegò la testa fino a toccare il suolo, e ci fece ripetere tre volte queste parole:
– Mio Dio! lo credo, adoro, spero e Vi amo! Vi domando perdono per quelli che non credono, non adorano, non sperano, e non Vi amano.
Poi, alzandosi, disse:
– Pregate così. I Cuori di Gesù e di Maria stanno attenti alla voce delle vostre suppliche.
Le sue parole restarono talmente impresse nella nostra mente che mai più le dimenticammo. E da quel giorno passavamo lungo tempo, così prostrati, ripetendole, certe volte, fino a cader di stanchezza.
Raccomandai subito di mantenere il segreto, e questa volta, grazie a Dio, fecero quel ch’io volevo.
Passato un lungo tempo, un giorno d’estate, in cui eravamo andati a passare la siesta in casa, giocavamo su di un pozzo che i miei genitori avevano nell’orto, che chiamavamo l’Arneiro.
Improvvisamente, vedemmo vicino a noi la stessa figura, o Angelo, come mi pare che fosse. Ci disse:
– Cosa fate? Pregate, pregate molto. I Cuori Santissimi di Gesù e di Maria hanno su di voi dei disegni di misericordia.
Offrite costantemente all’Altissimo preghiere e sacrifici.
– Come dobbiamo sacrificarci? – domandai.
– Di tutto quello che potete, offrite un sacrificio a Dio, in atto di riparazione per i peccati da cui Egli è offeso, e come supplica per la conversione dei peccatori. Attirate così sulla vostra Patria la pace.
Io sono il suo Angelo Custode, I’Angelo del Portogallo. Soprattutto, accettate e sopportate con sottomissione le sofferenze che il Signore vi manderà.
Passò ancora parecchio tempo e andammo a pascolare le nostre greggi in un podere dei miei genitori situato sul pendio della montagna già ricordata, un po’ più in su dei Valinhos.
È un oliveto che chiamavamo Pregueira. Dopo la merenda, decidemmo di andar a pregare nella grotta, dall’altra parte della montagna.
Perciò facemmo un giro lungo la costa e dovemmo arrampicarci sulle rocce che si trovano sopra la Pregueira. Le pecore riuscirono a passare con molta difficoltà.
Appena arrivammo là, in ginocchio, con la faccia a terra, cominciammo a ripetere la preghiera dell’ Angelo: Mio Dio! lo credo, adoro, spero e Vi amo, ecc. Non so quante volte avevamo ripetuto questa preghiera, quando vedemmo brillare su di noi una luce sconosciuta. Ci alzammo per vedere cosa succede e vedemmo l’Angelo, con un calice nella mano sinistra, sul quale stava sospesa un’Ostia da cui cadevano alcune gocce di sangue dentro il calice.
L’Angelo lasciò sospeso in aria il calice, s’inginocchiò presso di noi, e ci fece ripetere tre volte:
– 'Santissima Trinità, Padre, Figlio, Spirito Santo, (Vi adoro profondamente e) Vi offro il Preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo, presente in tutti i tabernacoli della terra, in riparazione degli oltraggi, sacrilegi e indifferenze con cui Egli stesso è offeso. E, per i meriti infiniti del Suo Santissimo Cuore e del Cuore Immacolato di Maria, Vi chiedo la conversione dei poveri peccatori.'
Dopo si alzò, prese nelle sue mani il calice e l’Ostia. Diede a me la sacra Ostia, e divise il Sangue del calice tra Giacinta e Francesco dicendo nello stesso tempo:
– Prendete e bevete il Corpo e Sangue di Gesù Cristo, orribilmente oltraggiato dagli uomini ingrati. Riparate i loro crimini e consolate il vostro Dio.
E, prostrandosi di nuovo in terra, ripeté con noi, altre tre volte, la stessa orazione. «Santissima Trinità... ecc.», e sparì.
Noi rimanemmo nella stessa posizione, ripetendo sempre le stesse parole; e quando ci alzammo, ci accorgemmo che era notte e quindi ora di tornar a casa.