Dunque, bisogna sapere che anche da noi c'è un "Cristo degli abissi". A San Fruttuoso i "sub" hanno posto in fondo al mare una stupenda statua del Redentore, e qui i nostri giovani hanno voluto, nel tratto di mare tra la punta e l'isola, un magnifico Crocifisso in bronzo che domina il silenzio del fondale.
Così si decide. E' una domenica un po' grigia ma non importa. I "sub" della nostra cittadina vogliono offrire in omaggio al Cristo del mare una corona di alloro. Partiamo nel primo pomeriggio con un corteo di gommoni e fuoribordo. I giovani hanno già indossato la "muta". Portano sulle spalle le bombole di ossigeno. C'è eccitazione, allegria. Si punta al largo. Il mare è un po' mosso e qualche folata di vento fa temere per un cambiamento improvviso del tempo. Io me ne sto in piedi su un motoscafo bianco accanto alla corona. La mia tunica sembra una vela. Seduto al posto del timone sta un vecchio lupo di mare che guarda beatamente tutto lo scenario di barche brulicanti di giovani, pronti al segnale del capitano. Ci disponiamo in cerchio proprio sopra la postazione del Crocifisso.
Improvvisamente è tutto silenzio. Anche i motori dei gommoni tacciono. Dalla nave della Capitaneria di Porto si alza all'improvviso il secco urlo della sirena. Vedo i marinai mettersi sull'attenti. E' il momento. I "sub" si tuffano e spariscono nell'acqua. Volteggiano nelle profondità attorno alla Croce. Benedico la corona, e due giovani la prendono, poi si immergono portandola laggiù dove il segno della Redenzione protegge il nostro mare.
Il vecchio marinaio mi guarda soddisfatto. E' contento di quei ragazzi sportivi che se ne stanno ora nell'abisso marino a nuotare tra alghe e pesci. Il suo sguardo scintillante sotto il cappello a visiera sembra dire che c'è ancora qualcosa di buono in queste nuove generazioni. Gli sorrido partecipando la mia soddisfazione. A un certo punto dall'acqua spunta una testa di ragazzo protetta dal casco nero della "muta". Il "sub" si toglie dalle labbra il bocchettone dell'ossigeno e mi grida: "Laggiù tutto bene, Padre, attacchi a pregare!" e sparisce.
Rimango qualche secondo interdetto. Fisso il mio lupo di mare e incomincio il Rosario mormorato tra me e il mare mentre il vento freddo si fa sentire.
Il vecchio mi osserva. E all'improvviso, quasi cantilenando, fa eco alla mia preghiera, rispondendo alle "Ave Maria" che si disseminano tra le onde. Preghiamo per i ragazzi che stanno sul fondo perché la Vergine protegga il loro cammino e guardi per un attimo l'affetto di quell'omaggio marino a Suo Figlio.
La scena attorno a noi è bellissima. Ora i giovani affiorano a turno, fanno segnali di gioia e si rituffano nel profondo a gustare da vicino la cerimonia dell'offerta della corona alla Croce.
Il mio Rosario termina e il lupo di mare si aggiusta il cappello sulla fronte.
"Accidenti!", mi fa a bruciapelo, "ma lo sa che forse saranno sessant'anni che non prego?".
Mi siedo accanto a lui. Non posso che sorridere. Sessanta anni! Ma la Vergine non ha avuto fretta. Con pazienza lo ha atteso qui tra la punta e l'isola a recitare una manciata di "Ave" in un pomeriggio di festa mentre i ragazzi regalavano al Signore un gesto di simpatia laggiù nel grande fondale marino dove non giungeva ancora la cattiveria del mondo che stava sopra.
{P. Renato Vasconi - da "Il Rosario di Padre Vasconi"}